La conquista del quinto posto in Champions League è un traguardo straordinario per il calcio italiano, che in molte narrazioni viene dipinto ormai come non più protagonista del proscenio internazionale. Alla vigilia delle semifinali infatti il nostro movimento si presenta con tre squadre ancora in lizza in due delle tre grandi competizioni europee – Atalanta, Fiorentina e Roma – sulle sette che avevano iniziato la campagna continentale, visto che a quelle succitate vanno aggiunte Lazio, Inter, Milan Napoli.
Soltanto la Germania ha fatto meglio avendo due squadre nelle semifinali di Champions League (Bayern Monaco e Borussia Dortmund) e una in Europa League, il Bayer Leverkusen. L’Inghilterra invece ha vissuto una debacle: dal 2014/15 la Premier League non ha alcuna sua squadra tra le semifinaliste di Champions ed Europa League, con la sola Aston Villa in Conference League a tenere alta la bandiera inglese.
IL RANKING UEFA E IL PESO DELLE TRE COPPE
Questo detto, è necessario analizzare nel profondo questo successo italiano per capire meglio da dove parte. In primo luogo per capire bene le cose però bisogna spiegare nel dettaglio il meccanismo con cui queste classifiche vengono stilante dalla UEFA. I coefficienti stagionali dei club per federazioni si basano sui risultati dei club di ogni singolo Paese nelle coppe europee: vengono assegnati punti e bonus in base a risultati, piazzamenti nei gironi e superamento dei vari turni. Il coefficiente per Paese viene poi calcolato con una media, ovverosia dividendo il totale dei punti ottenuti per il numero dei club della singola nazione partecipante alle coppe europee. Per fare un esempio pratico, attraverso i risultati finora i club italiani hanno conquistato 136 punti, che diviso per 7 (il numero di squadre italiane) portano a 19.428 punti, che il punteggio in classifica che ha portato alla conquista del quinto posto in Champions per la prossima stagione.
In questo quadro è evidente come il successo della Serie A di questa stagione derivi soprattutto dai punti ottenuti dai nostri club in Europa League e Conference League. Al momento infatti i dati computati da Calcio e Finanza indicano che le quattro squadre (su sette) che hanno inizialmente iniziato la massima competizione europea hanno portato alla causa della Seria A appeno poco più della metà dei punti ottenuti sinora. Una percentuale nettamente inferiore, tra i grandi quattro campionati europei, a quelle di Spagna (oltre l’80%) e Germania (quasi il 60%) e superiore soltanto a quella dell’Inghilterra (47%) che quest’anno ha vissuto in Champions League una stagione da tregenda con Newcastle e Manchester United eliminate come ultime nei propri gironi e quindi nemmeno scese in Europa League. Non solo,
Soltanto l’Inghilterra, come si accennava, ha una percentuale inferiore all’Italia di punti ottenuti dalla Champions League e questo perché è stata zavorrata pesantemente dalle pessime prestazioni di Newcastle e Manchester United. Questi due club terminando quarti nella fase a gironi hanno portato poco alla causa della Premier League e non avendo ottenuto una posizione valida per scendere in Europa League non hanno nemmeno portato alcun nuovo punto come per esempio è stato il caso del Milan per la Serie A.
La Spagna invece ha oltre l’80% dei punti ottenuto dalla competizione più prestigiosa con il Real Madrid che potrebbe ulteriormente incrementare questa percentuale.
E lo stesso vale per la Germania dove Bayern Monaco e Borussia Dortmund sono ancora in grado di portare punti alla causa della Bundesliga così come il Bayer Leverkusen in Europa League.
L’EXPLOIT DEL 2022/23 E I RISCHI DELLA PROSSIMA STAGIONE
L’Italia d’altronde dopo l’exploit dell’anno scorso, già nei quarti di finale non aveva più nessuna squadra ancora in lizza nella competizione più prestigiosa proseguendo la situazione preoccupante delle annate precedenti, come si era evidenziato in un precedente appuntamento di questo editoriale.
Un tendenza sin troppo chiara per non essere significativa e che nell’euforia di questi giorni per l’ottenimento del quinto posto in Champions non deve fare dimenticare che portare tante squadre in Champions potrebbe anche avere un effetto negativo, specialmente se, come nel caso dell’Italia, la gran parte dei punti derivano dalle competizioni minori.
Per spiegarsi meglio, consideriamo ora lo scenario attuale (senza contare cioè che un eventuale successo di Atalanta o Roma in Europa League o della Fiorentina in Conference potrebbe aumenterà ulteriormente il numero di squadre della Serie A nelle coppe): quindi nello scenario di ora l’Italia avrebbe cinque squadre in Champions League, due in Europa League e una in Conference per un totale di otto partecipanti.
Va notato inoltre che con l’introduzione della nuova Champions League (con il modello svizzero) dall’anno prossimo non ci sarà più la possibilità di essere ripescati nelle competizioni inferiore per le squadre eliminate nella prima fase, né dalla Champions in Europa League e né tantomeno dalla Europa alla Conference League. Quello che invece continuerà a essere valido è la norma per cui i punti ottenuti da ciascuna nazione devono essere divisi per il numero di squadre che quel campionato ha presentato ai nastri di partenza delle competizioni europee.
In questo quadro è evidente che avere più del 50% di squadre in Champions League per un torneo come la Serie A che negli ultimi anni non ha ottenuto molti punti nella massima competizione europea, potrebbe essere un grosso limite per chi pensa che il quinto posto possa diventare una splendida abitudine per le squadre italiane. Nello scenario attuale infatti i punti dovrebbero essere divisi per otto ma con cinque club impegnati nella competizione più prestigiosa e per questo con avversari più complicati.
Si pensi per esempio che in questa stagione l’Union Berlino classificandosi ultima nel proprio girone di Champions ha ottenuto solo sei punti per la causa tedesca ma nel contempo continua a zavorrare la performance del suo campionato perché è ancora computata nel numero di squadre per cui dividere i punti. Lo steso dicasi per Newcastle e Manchester United per la Premier League.
Attenzione, non si vuole dire che quasi non bisogna essere contenti per l’ottenimento del quito posto. Anzi il contrario. Però è bene convincersi sin da subito che non sarà una abitudine e che non sarà sempre così semplice avere cinque squadre in Champions League.
NON SOLO I CLUB: CHI VINCE CON LE CINQUE SQUADRE IN CHAMPIONS
Nel frattempo, però, senza allungare troppo lo sguardo, il grande traguardo ottenuto ha sicuramente dei vincitori. In primo luogo chi tra Roma, Atalanta e Bologna usufruirà di questa opzione mediante il campionato (sempre che nerazzurri o giallorossi non liberino altri posti alzando l’Europa League nel cielo di Dublino) e poi il campionato italiano nel suo insieme e la Lega Serie A.
In seconda istanza tra i grandi vincitori vi sono le città che grazie alla partecipazione della propria squadra alla Champions League ospiteranno migliaia di tifosi esteri con l’indotto che ne consegue per bar, ristoranti e hotel. Si noti inoltre che l’anno prossimo il numero minimo di partite che una squadra giocherà in casa sarà pari a quattro e non più tre.
Infine, ma non è un particolare da poco, chi ha investito sulle italiane in Champions League. In primo luogo le emittenti televisive come Amazon Prime e in particolar modo Sky. Se infatti la prima proseguirà nel suo impegno trasmettendo una partita il mercoledì, la società di Comcast nella sua nuova intesa con l’UEFA, pagata oltre 200 milioni per le prossime tre stagioni, potrà trasmettere in esclusiva 185 partite su un totale di 203 annue, mentre per quanto riguarda il triennio 2021/2024 Sky non aveva di fatto l’esclusiva di nessuna gara, considerando che condivideva con Mediaset 121 delle 138 partite stagionali.