"Sex gate" Roma: il caso del video rubato arriva alla Procura FIGC

Nella giornata di oggi il procuratore federale Giuseppe Chinè ascolterà la ex dipendente del club giallorosso e forse anche la Ceo Lina Souloukou.

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Lo stemma della Roma (Foto: Andrea Staccioli / Insidefoto)

Mentre la Roma di Daniele De Rossi vola sia in campionato che in Europa League, la Procura Federale procede con la massima cautela nei confronti del caso scoppiato a Trigoria che ha visto al centro dello scandalo un video privato fra due dipendenti del club (licenziati entrambi) divulgato senza consenso da un calciatore della Primavera.

Come riporta l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, il procuratore federale Giuseppe Chinè ha intenzione di ascoltare il maggior numero possibile di testimoni, per verificare che cosa sia realmente accaduto tra ottobre, quando il video privato dei due dipendenti ha iniziato a girare a Trigoria dopo essere stato sottratto dal telefono di lei da un ragazzo della Primavera, e novembre dello scorso anno, quando i due sono stati licenziati con una lettera che faceva esplicito riferimento al video in questione.

Intanto, nella giornata di oggi sarà sentita la protagonista di questa vicenda, vittima prima di revenge porn, poi di un licenziamento che – se non altro dal punto di vista legale – porta con sé una chiara violazione della privacy, che potrebbe costare alla Roma una multa che oscillerebbe tra il 2-4% del fatturato. Ma la questione appartiene alla sfera di competenza del Garante della privacy e non alla Procura Federale, che da parte sua potrebbe contestare al calciatore che ha diffuso il video il famoso articolo 4 del Codice di Giustizia Sportiva, che impone il rispetto dei principi di «lealtà, correttezza e probità», mentre alla Roma l’articolo 6 per la responsabilità oggettiva.

Le audizioni non si fermeranno ovviamente alla dipendente licenziata. Oltre al fidanzato, verranno ascoltati – forse già oggi – la CEO giallorossa Lina Souloukou e l’avvocato del club Lorenzo Vitali, autore della lettera con cui i due sono stati messi alla porta. Lì scriveva: «È stato portato all’attenzione della direzione Risorse umane e dei vertici aziendali un video che inconfondibilmente la ritrae nel compimento di atti sessuali. Purtroppo ci risulta che tale video sia stato visionato da gran parte del personale e dei giocatori». Da qui il licenziamento per «incompatibilità con il sereno e regolare andamento dell’attività della società».

Appena resa pubblica la vicenda, il club giallorosso è stato travolto da accuse di sessismo per la gestione della situazione venutasi a creare, e soprattutto per non aver punito quel calciatore della Primavera che ha rubato il video dal telefonino personale della donna. La Roma, in seguito, ha poi precisato in un comunicato che il licenziamento è la conseguenza di una violazione del «codice etico del club» (anche perché lui era il capo di lei) e che i due avevano «mansioni che richiedevano un coordinamento diretto con dei ragazzi minorenni» (lavoravano nel convitto giallorosso).

Si sottolinea poi che «i fatti sono stati strumentalizzati ad arte per presumere un’inesistente discriminazione sessuale» visto che sono stati licenziati insieme. E per finire un altro riferimento alle immagini rubate: «È peraltro purtroppo vero che nel video emergeva la sussistenza di una trattativa privata riguardante corsie preferenziali lavorative». Sembra infatti che i due discutessero di assunzioni e aumenti di lei, poi avvenuti.

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