Da una parte la riduzione del numero di squadre nel calcio professionistico, dall’altra regole più stringenti per quanto riguarda le norme economico-finanziarie per stabilizzare la situazione dell’intero sistema. Sono questi i due territori su cui si muove Gabriele Gravina, presidente a fine mandato della FIGC.
Come riporta l’edizione odierna de Il Corriere dello Sport, un processo di risanamento dei conti reso indispensabile dalla grande crisi legata al Covid che ha fatto passare le perdite di esercizio totale del calcio italiano da 412 milioni del 2019 a 1,3 miliardi nel 2021/22. Su questi la Serie A pesa da sola per 1 miliardo. Dato evidenziato dalla stessa FIGC nella bozza del piano strategico da presentare al governo e sulla quale si dibatterà martedì a Roma.
Fra le misure economico-finanziarie proposte sin qui dalla Federazione c’è un piano triennale anti debiti per i club e l’irrigidimento di diversi requisiti, portando i controlli Covisoc da due a quattro nel corso dell’anno. Poi ci sarebbe la volontà di innalzare l’indice di liquidità, criterio già in vigore, e che indica il rapporto tra attività correnti e passività correnti e la cui violazione blocca il mercato. A oggi questo limite è posto a 0,6 e salirà a 0,7 nel 24-25 e a 0,8 nel 25-26, ma nelle intenzioni federali dovrebbe crescere progressivamente fino a 1, cioè all’equilibrio ideale di qualsiasi azienda.
Stesso discorso che riguarda l’indicatore di indebitamento, sul rapporto debiti-ricavi. Oggi ha un valore di 1,2 e si trasformerà in un rapporto tra debiti a medio lungo termine e attivo fisso di 0,3. Si vuole modificare anche l’indicatore costo del lavoro allargato (costo del lavoro diviso ricavi) che passerà a 0,7 nel 2025-26, ma entro il 2030 dovrà scendere a una soglia più sostenibile che oscilla tra 0,65 e 0,7.
La FIGC studia, infine, anche una semplificazione del modello di governance: oggi la Lega di A pesa in termini elettorali il 12% (i dilettanti il 34%) e punta a ottenere più potere. Poi ci sono le questioni legate a tax credit per centri sportivi e stadi, prelievo sulla raccolta delle scommesse, revisione del Decreto Dignità e un pacchetto “legalità e sicurezza”. Insomma le proposte non mancano, ma ora va trovata la giusta chiusura del cerchio per rendere davvero effettiva una riforma del calcio italiano.