La battaglia per l’impero di Exor: valore dell’eredità moltiplicato per 28 volte

Ecco come è cambiato – in positivo – il valore del patrimonio della holding dal 2003, anno della morte dell’Avvocato Giovanni Agnelli.

Exor
John Elkann e il team manageriale di Exor (foto ufficio stampa Exor)

La società centrale dell’impero Agnelli-Elkann, la Dicembre, è il fulcro dell’attuale turbamento giudiziario. Una struttura societaria con un capitale di circa cento milioni, che coordina le attività di un gruppo il cui valore, dalle partecipazioni in Stellantis a quelle nell’Economist e in Ferrari, varia attorno ai 35 miliardi di euro, a seconda delle oscillazioni di Borsa. Fondata nel dicembre 1984 da cinque soci originari – Giovanni e Umberto Agnelli, Marella Caracciolo, Gianluigi Gabetti e Cesare Romiti – la Dicembre è rimasta in funzione nonostante la scomparsa di tutti i membri fondatori.

Nel 1996, Gianni Agnelli trasferì parte delle quote al nipote John Elkann, designandolo come erede. Successivamente, Marella Caracciolo acquisì la quota della figlia Margherita e ristrutturò il controllo azionario: il 60% andò a John, mentre il 20% ciascuno ai fratelli Lapo e Ginevra. L’attuale disputa legale, principalmente tra Margherita e gli Agnelli potrebbe mettere in discussione questa struttura, ma per gli altri membri della famiglia è considerata problematica.

Chi controlla la Dicembre, infatti, detiene il controllo su tutto il resto dell’impero Agnelli-Elkann. La società possiede il 40% di un’altra struttura olandese, la Giovanni Agnelli BV, che a sua volta controlla Exor, la holding di tutte le partecipazioni. L’azionariato di Dicembre è così concentrato che i soci della Giovanni Agnelli BV sono circa un centinaio, tutti discendenti di Giovanni Agnelli, il fondatore della Fiat più di cento anni fa. La Giovanni Agnelli BV funge da sorta di parlamento familiare, ma le decisioni sono prese in base alle regole societarie, dove chi possiede più azioni detiene il comando.

La posizione dei fratelli Elkann, attraverso la Dicembre, è preminente, come dimostrato dal recente rafforzamento della loro posizione con l’acquisizione del 3% precedentemente detenuto da Andrea Agnelli. Gli altri rami familiari devono accontentarsi dei dividendi, e nel 2023 gli utili distribuiti alla Giovanni Agnelli BV da Exor sono stati di 55 milioni di euro. Questo è notevole considerando che, secondo le stime de Il Sole 24 Ore, il patrimonio delle società di Exor si è moltiplicato di 28 volte nei vent’anni dalla morte di Gianni Agnelli nel 2003.

In quell’anno, il gruppo che faceva capo alla famiglia Agnelli si sviluppava su tre livelli. La Giovanni Agnelli & C Sapaz, all’epoca controllata al 31,87% da Giovanni Agnelli, aveva il 100% del capitale ordinario della finanziaria Ifi che a sua volta deteneva la vecchia Exor e il 62% di Ifil, il contenitore a cui faceva capo il 30% di Fiat group e una serie di partecipazioni finanziarie. In Fiat erano concentrati insieme all’auto, i trattori di Cnh, Iveco, Ferrari, società che nel corso degli anni si sono trasformate e hanno avviato un percorso autonomo capace di generare svariati miliardi di euro di creazione di valore.

Utile in proposito è guardare l’andamento del Nav, ovvero la somma del valore netto delle partecipazioni, della vecchia Ifi e di Exor, rispettivamente holding di controllo dell’impero dell’Avvocato e di quello del suo successore. Nel 2003 la finanziaria Ifi registrava un Nav di 1,2 miliardi, oggi la Exor di John Elkann esprime un valore netto delle partecipazioni superiore ai 34 miliardi. In altre parole, Exor è stata capace di moltiplicare in vent’anni per 28 volte l’eredità lasciata da Giovanni Agnelli.