Audience simili ma ricavi diversi: perché il Super Bowl vale quattro volte la Champions

Negli Stati Uniti è ormai tutto pronto per quello che rappresenta l’evento sportivo dell’anno: la finale nazionale del campionato di football americano, il celebre Super Bowl.

Il trofeo del Superbowl NFL (Photo by Ronald Martinez/Getty Images)
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Il trofeo del Superbowl NFL (Photo by Ronald Martinez/Getty Images)

Negli Stati Uniti è ormai tutto pronto per quello che rappresenta l’evento sportivo dell’anno: la finale nazionale del campionato di football americano, il celebre Super Bowl, che si disputerà a Las Vegas domani tra i San Francisco 49ers e i Kansas City Chiefs (in Italia si potrà vedere su DAZN e su Italia 1 a partire dalle 00.15).

Per giro d’affari e audience televisiva a livello mondiale il Super Bowl è con la finale della Champions League europea l’evento più importante nel mondo dello sport mondiale tra quelli con cadenza annuale (quindi sono escluse le partite dei Mondiali o degli Europei o le Olimpiadi per esempio).

Ed è proprio in questo contesto che è sempre interessante confrontare i due eventi tenendo presenti due elementi di grande differenziazione:

  • il primo è che il calcio è lo sport più popolare al mondo, mentre il football americano, è una pratica ancora prettamente statunitense, per quanto si stia espandendo oltre i confini statunitensi con un numero di match crescenti in Europa (nel 2025 la prima storica partita non calcistica al Santiago Bernabeu di Madrid in Spagna) e dal 2024 anche in Brasile.
  • Il secondo, che potrebbe bilanciare il primo elemento suddetto, è che gli Stati Uniti sono una nazione sola e quindi la finale di uno degli sport più praticati interessa l’intero Paese. La finale di Champions League invece mette di fronte squadre di al massimo due nazioni diverse con un inevitabile calo di interesse nei Paesi non coinvolti.

AUDIENCE SIMILE, INDOTTO DIVERSO

Questo detto si può però entrare nei numeri dove si può notare che in termini di audience globale media (legata ai numeri dell’ultima edizione nel 2023) gli eventi sono più o meno simile, entrambi attorno ai 150 milioni di spettatori a livello mondiale. Però quello che potrebbe sembrare un pareggio nei numeri, non lo è nei fatti.

In primo luogo perché, come si diceva, il calcio è uno sport abitualmente molto più seguito del football americano nel pianeta (già in Canada, nel Québec francofono specialmente, si trovano persone che non ne conoscono le norme). Basti pensare per esempio che le due finaliste della scorsa Champions League, Inter e Manchester City, assommano circa 60 milioni di followers su Instagram (Inter a quota 10 milioni, City a quota 50 milioni) mentre 49ers e Chiefs insieme ne totalizzano 7 milioni sullo stesso social network.
In seconda istanza perché la finale di Champions League si gioca nel sabato sera europeo, una giornata e un orario che è molto comodo per vari fusi orari, in particolare quelli nordamericani.

Il Super Bowl al contrario si gioca nella domenica sera statunitense e se come quest’anno si disputa nella parte occidentale del Paese, il fuso orario è molto complicato per quelle parti del pianeta che sono quelle americane, da nord a sud. Visto che in Europa è nella tarda notte tra domenica e lunedì e in quelle asiatiche è nel pieno mattino di un giorno lavorativo.

Un discorso diverso invece si deve invece imbastire per quanto concerne l’indotto economico per la città ospitante, Las Vegas per il Super Bowl di domani e Istanbul per la finale della Champions League 2023. Se infatti si prevede che per la città del Nevada l’indotto possa essere stimato in 1,1 miliardi di dollari, per quella sul Bosforo l’impatto economico fu di circa 80 milioni di euro secondo uno studio di Mastercard e BBVA. Per altri quest’anno il costo del biglietto è il più alto della storia di questa partita.
Va detto però che il costo della vita nelle città statunitensi (che inevitabilmente sono la base dei prezzi ipergonfiati di hotel o rostoranti durante il Super Bowl) è tendenzialmente molto alto. In Europa invece il costo della vita può variare di molto a seconda del Paese e probabilmente il divario nell’indotto sarebbe stato minore se la finale 2023 fosse stata giocata a Londra o a Parigi, dove il costo della vita è molto superiore.

LA NFL VALE QUATTRO VOLTE LA CHAMPIONS

Entrando più nello specifico il divario diventa enorme per quanto concerne le entrate dell’intero torneo visto che la National Football League (NFL) fattura circa 12 miliardi di dollari (circa 11 miliardi di euro) e invece la Champions League europea è a poco meno di 2,8 miliardi di euro, con un giro d’affari circa quattro volte inferiore. E anche per quel che concerne le entrate minime per i club non c’è partita: una squadra della NFL incassa almeno 372 milioni di dollari in una stagione partecipando al campionato statunitense. Invece un club europeo partecipante alla Champions League almeno 25 milioni di euro.

Meno evidente, ma pur sempre significativo, è il divario negli incassi da diritti televisivi a livello mondiale. Una voce per la quale la NFL totalizza 3,4 miliardi di dollari e la Champions League 2,4 miliardi di euro, che è anche uno dei motivi per i quali le squadre partecipanti alla massima competizione europea di calcio incassano un minimo molto inferiore a quello delle franchigie NFL.

Qui sotto la tabella riassuntiva delle voci legate al confronto:

quanto vale superbowl

LA UEFA TRA SUPERLEGA E NUOVA CHAMPIONS

È evidente che, senza voler prendere le parti di nessuno, questo divario di performance economica alimenta i dubbi se la gestione della Champions League da parte dell’UEFA sia ottimale. E in questo quadro non sorprende che, soprattutto dopo il verdetto della Corte di Giustizia della Corte UE, A22 continui la sua battaglia per il varo della Superlega. Tanto che come ha svelato Calcio e Finanza con uno scoop di portata internazionale che ha fatto il giro delle maggiori testate italiane ed europee, la stessa Superlega sta valutando di fare causa alla UEFA per almeno quasi 4 miliardi.

Non è un caso d’altronde che nei circuiti manageriali/sportivi si fa in particolare riferimento a un modello, non nel senso del format della competizione ma proprio della struttura con cui è organizzato il calcio europeo, che non permetterebbe di sfruttare al meglio l’intero business.

In pratica, si vocifera, la natura “politica” dell’UEFA deve tenere conto di molti fattori quali la rappresentanza delle varie federazioni, anche le più piccole, e in questo contesto i meccanismi di valutazione del management molte volte non sono dettati dai meri risultati economici come in una azienda, ma devono tenere conto di svariate altre variabili più istituzionali che non quelle legate ai risultato. L’esito finale, tipico dei corpi intermedi quali le organizzazioni di varie federazioni, è che molte volte la performance economica è inferiore.

In questo senso sarà interessante vedere se la nuova Champions League basata sul modello svizzero e che entrerà in vigore dal 2024/25, soddisferà la crescente sete di denaro di molte società europee. Oppure se l’offensiva della Superlega potrà portare i suoi effetti e modificare per sempre l’intero scenario del calcio internazionale.