Un percorso di 18 mesi per arrivare alla definizione del progetto per il nuovo stadio a San Donato. Il Milan mette le basi per la casa del futuro e la strada per arrivare alla sua realizzazione è stata raccontata dal sindaco del Comune a sud di Milano, Francesco Squeri, durante una conferenza stampa nella quale sono stati indicati i passaggi che – entro il 2025 – dovrebbero portare alla ratifica da parte del Consiglio comunale.
Un incontro riservato alla stampa, che si è aperto con la contestazione dei consiglieri non ammessi a partecipare nei corridoi del Comune. Nella breve presentazione il sindaco ha illustrato i passi fin qui compiuti, che hanno portato alla delibera del 24 gennaio di «valutare positivamente la percorribilità della proposta iniziale […], ritenendo sussistenti i presupposti per l’avvio […] del procedimento di accordo di programma».
Un primo passo che stabilisce che per il Comune di San Donato, alle giuste condizioni, il progetto di SportLifeCity (società che da luglio del 2023 il Milan controlla al 90%) potrà essere realizzato. Entro la fine di febbraio, il Consiglio comunale di San Donato sarà chiamato a prendere atto che la procedura – che comporta una variante urbanistica – si avvierà con la promozione dell’accordo di programma.
Nell’ambito di questo accordo, che coinvolgerà enti e istituzioni interessati dal progetto (Regione Lombardia, Città Metropolitana di Milano, Comune di Milano, Ferrovie dello Stato, Parco Sud, SportLifeCity), l’amministrazione comunale richiederà alla società impegni precisi per la valorizzazione del territorio comunale e del sud di Milano. Le richieste riguarderanno infrastrutture, trasporti, ambiente e impatto energetico.
Non solo stadio: il piano del Milan per l’area San Francesco
Partendo dalle certezze, il piano del Milan per la sua nuova casa è ormai noto: uno stadio per una capienza di circa 70.000 posti, quattro edifici che ospiteranno la sede del club rossonero, il Museo AC Milan, l’AC Milan Team Store ed un hotel da circa 200 camere. Al piano terra di ciascuno di questi edifici saranno previste attività commerciali e di food and beverage, con la possibilità che le funzioni commerciali previste possano risultare con una conformazione di ampia misura (grande struttura di vendita o parco commerciale).
Prevista anche un’ampia disponibilità di parcheggi in due ambiti: una struttura a piastra di due piani localizzata sotto il podio dello stadio e un parcheggio a ovest del sito accessibile tramite un sottopasso autostradale esistente. Inoltre, è prevista una zona di parcheggio di interscambio bus all’estremità meridionale del sito e un parcheggio auto e moto posizionato a sud est del sito. La proposta prevede un sistema che consenta di utilizzare molti parcheggi esistenti nelle aree circostanti attraverso l’organizzazione di un servizio navetta, durante gli eventi più importanti.
Le incognite del progetto tra viabilità, tempistiche e finanziamento
Come detto, il percorso è solamente all’inizio, motivo per cui i nodi da sciogliere sono ancora tanti. Lo fa capire lo stesso Squeri, che non sempre è in grado di fornire risposte definitive a causa della situazione in evoluzione. Il primo cittadino di San Donato spiega inoltre che «io ho sempre avuto contatti con SportLifeCity, ma del Milan non ho mai visto nessuno (un incontro con Furlani e Scaroni, ma mai con Gerry Cardinale, ndr). Loro pensano di poter inaugurare dalla stagione 2028/29».
Una data legata chiaramente alle tempistiche dell’accordo di programma, che richiede almeno 18 mesi, ma che vedrà coinvolti anche tantissimi enti. Tra i problemi da risolvere c’è sicuramente quello della viabilità, a cominciare dalla situazione della stazione ferroviaria di San Donato e – per fare un esempio – la frequenza del passaggio dei treni, un tema che bisognerà discutere con Trenord (il Milan richiede una frequenza maggiore nel giorno delle partite rispetto a quella attuale). Anche sul fronte metropolitana ci sono discussioni in corso sull’allungamento della linea gialla, con la stazione di San Donato che dista attualmente poco più di un chilometro dall’area dello stadio.
Il sindaco rimane invece ottimista sul tema della sicurezza, spiegando che «San Donato è un’area particolare e i varchi di accesso non sono tanti. Non è che ci vogliano centinaia di vigili urbani per chiudere questi varchi. E l’area dello stadio è privata, quindi al suo interno la sicurezza sarà garantita dal Milan». Da non dimenticare anche la vicinanza dell’area nord di San Donato con Milano, motivo per cui Squeri rimane fiducioso del fatto che alcuni vigili possano essere prestati dal capoluogo lombardo.
E i finanziamenti? Premesso che si tratterà di un’opera privata, il progetto toccherà anche degli aspetti pubblici. Le risorse per intervenire «saranno stabilite con l’accordo di programma. Il Milan non ha ancora parlato di chi finanzierà e chi farà».
L’incrocio tra lo stadio a San Donato e la situazione San Siro
Il progetto di San Donato si interseca inevitabilmente con la situazione di San Siro, ma Squeri non prevede una deadline vera e propria per decidere quale strada intraprendere definitivamente. Il sindaco ha spiegato che «Milan e Inter non giocheranno più nello stesso stadio. San Siro rimarrà in piedi? E’ possibile, ma per rimanere a un certo livello le squadre dovranno avere uno stadio di proprietà e separarsi, quindi uno stadio verrà fatto».
In chiusura, parlando di Sala, Squeri ha detto di «avere avuto solo un incontro con lui. Sala è un po’ preoccupato di perdere San Siro, ma non si è posto in modo così ostativo nei confronti dello stadio a San Donato. Però è chiara una cosa: se io fossi il sindaco di Milano farei come lui, proverei a tenere le squadre a Milano».
Da parte di San Donato, Squeri ha concluso che «noi non abbiamo cercato il Milan, ma è il Milan che ha cercato noi. Come maggioranza riteniamo che questa sia un’opportunità. Se lo fa a San Donato, e lo fa in una certa maniera, è un bene. Se invece lo farà da un’altra parte noi non ci fasceremo la testa. Il Milan ha investito già 40 milioni di euro? Posso dire che Pallotta ha perso 45 milioni nel progetto per lo stadio della Roma, loro non vogliono sicuramente fare la stessa fine».