Italia Independent, l’azienda personale di Lapo Elkann, è stata sull’orlo del fallimento. Verbo al passato perché i creditori della società che ha come prodotti occhiali, jeans, vodka e carte di credito, hanno deciso di non riscuotere i propri crediti, consentendo a Italia Independent di non fallire. A riportarlo è il settimanale Panorama.
I sei istituti di credito con cui la società di Lapo aveva un debito hanno deciso così di cancellare ogni contenzioso. Il motivo, al momento, non è noto e forse non lo sarà mai, fatto sta che i creditori hanno rinunciato, dopo un accordo tra le parti, in media al 90% delle loro spettanze. Di certo, c’è solo che una dichiarazione di fallimento di Italia Independent avrebbe tolto a Lapo la possibilità di amministrare un’altra azienda, magari nella galassia di famiglia, accedere a qualunque board societario e garantirsi un credito bancario qualora ne avesse avuto bisogno per aprire un altro business.
Lapo Elkann debiti Italia Independent – Fra i soci anche il fratello John e come testimonial Cristiano Ronaldo
Fondata nel 2008, Italia Independet ha avuto un inizio quasi folgorante, grazie alla quotazione in Borsa che passò da 26 a 40 euro. Ma la sua buona stella si è spenta abbastanza in fretta fino alla cessione nel settembre scorso, per 1 milione di euro, a M Group, società che controlla il Gruppo Modo dell’ex giocatore di curling professionista, Alessandro Lanaro. Ora un’azione di Italia Independent vale poco più di 10 centesimi ed è vicina alla liquidazione. Fra gli ex azionisti c’era anche il fratello John Elkann, che possedeva il 7% della società.
Insieme a John figuravano come socio anche Maria Giovanna Dossena, entrata nella società di Lapo con una quota del 25% col fondo Avm, e con il 25% Enrico Crasso. Nome che porta direttamente al Vaticano. Crasso è titolare a Lugano di Sogenel Holding, ed ex banchiere del Credit Suisse che per 27 anni gestore del patrimonio riservato della Segreteria di Stato, che gli ha fatto amministrare 300 milioni di euro, cioè metà della cassa del Papa, in gran parte composta dall’Obolo di San Pietro cioè le offerte dei fedeli.
Per questo ruolo, Crasso ha ricevuto numerose lettere di ringraziamento, l’onorificenza della medaglia d’oro del Pontificato e soprattutto ricchissime commissioni. Crasso ha usato il fondo Centurion Capital per diventare il secondo socio dell’azienda di Lapo e ha pagato le azioni 2,35 euro. Di recente risulta tra i condannati dal Tribunale Vaticano nel processo intentato contro monsignor Giovanni Angelo Becciu, Raffaele Mincione e Tirabassi: per lui sette anni di reclusione e 10.000 euro di multa con interdizione perpetua dai pubblici uffici per riciclaggio e un episodio di peculato.
A sorvegliare sui conti c’era Gianluca Ferrero, il fidato contabile di famiglia, e ora presidente della Juventus dopo le vicende che hanno portato alle dimissioni dell’ex CdA bianconero guidato da Andrea Agnelli. Lapo Elkann, che ha licenziato 29 dipendenti, ha supportato le società del gruppo con oltre 25 milioni fra il 2016 e il 2022 (a titolo di aumenti di capitale o prestiti a cui ha dovuto rinunciare) oltre ai 12,8 milioni versati nel giugno 2023 a titolo di prestito per non fare fallire nessuna delle sue società.
Una vicenda che ha toccato direttamente anche Cristiano Ronaldo, che in passato ha lavorato come testimonial per Italia Independent, garantendosi un minimo di royalties pari a 3,5 milioni l’anno per quattro anni. Il portoghese, attraverso i suoi legali, ha accettato di rinunciare all’ultima tranche dei pagamenti, a patto che gli vengano riconosciuti tutti gli altri. Nel 2024 il campione portoghese percepirà solamente 700.000 euro. Agli altri creditori, però, è andata peggio.
E, infatti, non sono mancate le proteste, arrivate a turno da amministratori delle due società di Lapo, consulenti, commercialisti, legali, licenziatari dei marchi, Borsa italiana SpA, Monte titoli SpA, il revisore dei conti Deloitte & Touche (che ha perso 198.000 euro), rivenditori e fornitori di occhiali in Italia, in Cina e in Giappone, società di vigilanza delle sedi, agenzie di raccolta pubblicitaria. Un lungo elenco di soggetti che in tutto ha dovuto rinunciare a 7,2 milioni.