La designazione di Antonio Rapuano per la finale di Supercoppa italiana – con le conseguenti polemiche sulla direzione dell’incontro – ha creato nuovi grattacapi agli arbitri. Oltre a rimettere i direttori di gara nell’occhio del ciclone (e con loro il designatore Gianluca Rocchi), la scelta ha riacceso il fuoco della battaglia politica interna che, scrive Il Corriere dello Sport, sta dilaniando la categoria.
Secondo il quotidiano, il problema che sta vivendo l’AIA (Associazione Italiana Arbitri) in questa stagione non è solamente tecnico. La faida interna che s’è aperta, come sempre avviene nei mesi pre-elettorali ma mai a questi livelli, si sta ripercuotendo sulla serenità dell’intero mondo arbitrale, non solo in Serie A. Anche nelle categorie inferiori, tutti sono preoccupati di legarsi al carro giusto per assicurarsi il futuro.
Gli schieramenti in campo sono abbastanza delineati: nel ruolo di sfidante, l’ex presidente dell’AIA Trentalange, che dopo essersi dimesso ed essere stato assolto dal mancato “omesso controllo” per il caso D’Onofrio (l’ex Procuratore capo dell’AIA arrestato per traffico di stupefacenti, nelle ipotesi di chi ha indagato), adesso ha tutta la voglia di riprendersi il posto.
Dall’altra, più che l’attuale governance (il presidente Pacifici e il suo vice, il Richelieu Zaroli) ci sarebbe la coppia Rocchi-Orsato, pronta ad imprimere la svolta con la benedizione della FIGC. Il problema, però, è conciliare tutto questo con l’attività tecnica ancora in corso, perché è abbastanza chiaro e lampante che assicurarsi o entrare nelle grazie dell’uno o dell’altro potrebbe valere un pezzo di futuro.
Per questo, per uscire dall’impasse, entrambi gli schieramenti hanno una carta in mano: quella di far scattare il commissariamento dell’AIA. Il governo dell’Associazione è composto da nove membri, il presi-dente, il vicepresidente e sette componenti del Comitato Nazionale. Ecco, gli schieramenti sono dall’inizio divisi e opposti ed in guerra fra loro.
Da una parte, quelli con l’ex gruppo Trentalange (Katia Senesi, Mazzaferro, Camiciottoli e Marconi), dall’altra quelli con Pacifici e Zaroli (Archinà, Affinito e Zappi). I primi, alla fine dello scorso anno, avevano pensato di sfiduciare l’attuale governance, ritirando il loro appoggio: conseguenza, commissariamento. Tuttavia, hanno poi cambiato idea e fermato questo obiettivo.
Ma la stessa possibilità ce l’hanno anche gli altri, identica. Facendo cadere il governo darebbero al presidente Gravina lo scettro per scegliere il commissario. In molti indicano lo stesso Rocchi: a via Allegri sono in attesa, non è detto lascino all’attuale designatore l’area tecnica.