Due mesi. E’ questo il tempo in cui si proverà a risollevare il calcio italiano attraverso la presentazione di un piano industriale condiviso. Un piano – scrive La Gazzetta dello Sport – che mira a incrementare i ricavi e ridurre i costi, che sono diventati insostenibili, con conseguente riforma dei campionati. La necessità di “fare sistema” è stata ribadita con forza nel recente incontro a Roma con numerosi presidenti e dirigenti della Serie A.
Per sottolineare la precaria situazione del calcio italiano, sono state mostrate slide con cifre allarmanti, ma anche prospettive per aumentare i ricavi, a condizione che il governo fornisca sostegno al calcio in crisi. La conclusione condivisa è che non c’è più tempo da perdere se si vuole evitare un crollo definitivo.
Il piano industriale propone diverse iniziative per aumentare i ricavi. Queste includono una distribuzione più equa dei proventi derivanti dalle scommesse (nel 2022, un giro d’affari di 13,2 miliardi che porta quasi due miliardi nelle casse dello Stato e nulla ai club, ai quali viene anche negata la possibilità di sponsorizzazioni sulle maglie). Altri punti riguardano un tax credit legato agli investimenti nelle infrastrutture e nei settori giovanili, oltre a semplificazioni nei processi per la realizzazione di nuovi stadi, considerando che la burocrazia attuale rende quasi impossibili i progetti delle imprese.
Oltre all’aumento dei ricavi, si sottolinea la necessità di controllare i costi, compresa una riforma dei campionati che ridefinisca il numero di partecipanti, le promozioni e le retrocessioni, considerando che l’Italia ha il maggior numero di squadre professionistiche al mondo. Nei prossimi due mesi, sono pianificati incontri tecnici, compresa la riunione di tutte le componenti federali il 17 gennaio, seguiti da regolari incontri con i rappresentanti delle varie componenti.
Il presidente federale Gabriele Gravina parteciperà anche alle assemblee di Lega il 25 gennaio per la Serie B e il 26 gennaio per la Serie A. Questi incontri porteranno all’assemblea federale dell’11 marzo, durante la quale si discuteranno modifiche allo statuto.
È evidente la necessità di cambiare la governance, poiché molte riforme sono state bloccate da veti incrociati, derivanti dalla ponderazione anacronistica dei voti nelle assemblee (i Dilettanti pesano il triplo della Lega di A). L’obbligo di intesa consente alle singole Leghe di bloccare tutto se la maggioranza interna è contraria. Si è discusso di una possibile rinuncia all’obbligo di intesa in cambio di accordi.
Nel contesto di una riforma generale, la Lega di A, essendo il motore economico del sistema, potrebbe ottenere una “Golden Share” per determinare il numero di squadre, mantenendo le 20 società desiderate dalla maggioranza dei club. Se non si troverà un accordo condiviso nei prossimi due mesi, si ricorrerà ai voti.