In questi giorni il dibattito a livello calcistico si è spostato sul tema delle riforme dei campionati. Nella giornata di ieri si è tenuto un incontro informale tra il presidente della FIGC Gabriele Gravina e gli attori principali della Lega Serie A: il presidente Lorenzo Casini, l’amministratore delegato Luigi De Siervo e i rappresentanti di molti dei 20 club che prendono parte al massimo campionato italiano.
L’obiettivo era quello di individuare la strada migliore da seguire per raggiungere una stabilità economico-finanziaria, che passa dalla riduzione del numero di club a livello professionistico (una mossa che avrebbe anche un impatto positivo sul calendario, in vista di anni densi di appuntamenti tra nuova Champions e Mondiale per Club a 32 squadre).
Tra le ipotesi c’è dunque il ritorno della Serie A a 18 squadre, ma la riforma sarebbe allargata anche alle altre due categorie professionistiche. La Serie B passerebbe così sempre a 18 squadre (dalle 20 attuali), e idem la Serie C (che attualmente conta 60 società), magari con la reintroduzione della Serie C2 come campionato “semi-professionistico”.
Idee che si scontrano con la volontà dei club medio-piccoli di mantenere invariato lo status quo. Il prossimo appuntamento è ora fissato per l’assemblea del 26 gennaio, dove il tema sarà trattato in maniera più approfondita, con lo sguardo rivolto all’Assemblea Straordinaria per la modifica dello Statuto della FIGC (in programma l’11 marzo), nell’ottica di eliminare il diritto di veto, grande ostacolo alle riforme.
Tra gli aspetti da considerare in caso di una riduzione del numero di squadre in Serie A c’è anche quello dei diritti televisivi, che sono già stati assegnati a DAZN e a Sky fino al termine della stagione 2028/29. Come impatterebbe questa novità sui contratti? La risposta breve è che non avrebbe un vero e proprio impatto, perché i contratti con le due emittenti sono blindati da questo punto di vista.
Serie A 18 squadre diritti tv – Cosa dice il bando 2024-2029
All’interno del bando di gara per l’assegnazione dei diritti 2024-2029 si legge infatti che «gli offerenti prendono atto e accettano che il periodo e le regole di svolgimento del Campionato di Serie A possono subire modificazioni anche in ragione di provvedimenti legislativi o regolamentari, tanto di natura ordinaria quanto straordinaria, emanati dalle competenti Autorità governative o sportive e che […] tali modificazioni (inclusa, senza limitazione di quanto precede e in via esemplificativa, la sospensione della Competizione per ragioni sanitarie, o il suo svolgimento a porte chiuse, o in orari e distribuzione di Giornate e Gare diverse dall’ordinario) non costituiscono titolo per qualsivoglia riduzione o modifica del corrispettivo».
Inoltre, gli «offerenti riconoscono espressamente e accettano che la determinazione di giorni, orari, Finestre e Giornate di tutti gli Eventi, così come del format della Competizione è rimessa alla sola e incontestabile discrezionalità della Lega Serie A, e quindi riconoscono espressamente ed accettano che la Lega Serie A si riserva […] il diritto […] di modificare le regole di partecipazione (quali a mero titolo esemplificativo il numero delle squadre partecipanti nonché il numero delle squadre retrocesse/promosse dal/al Campionato di Serie A al/dal Campionato di Serie B) e/o le regole di svolgimento (quali a mero titolo esemplificativo il format della Competizione) e, conseguentemente, il numero totale di Gare da disputarsi».
Infine, la Lega Serie A è obbligata a «non proporre alla FIGC di modificare le regole di svolgimento e/o partecipazione alla Competizione in modo notevolmente peggiorativo rispetto a quanto previsto nel presente Invito», ma resta «inteso che non viene considerato “notevolmente peggiorativo” il mutamento delle regole di partecipazione del Campionato di Serie A con la partecipazione di 18 Società Sportive».
Serie A 18 squadre diritti tv – I possibili effetti sui broadcaster
Insomma, come si evince dalle regole del bando, il passaggio eventuale della Serie A a 18 squadre è già previsto e in nessun caso può portare a «richieste da parte del Licenziatario o di terzi di riduzione del corrispettivo a carico dello stesso Licenziatario o di terzi». Un modo per blindare i 900 milioni di euro investiti da DAZN (700 milioni) e Sky (200 milioni) per ognuna delle prossime cinque stagioni.
Tuttavia, nonostante non vi sia impatto a livello economico, nell’ottica di quella che è una partnership industriale tra la Lega e i suoi broadcaster, vanno comunque considerati alcuni aspetti importanti. Un minor numero di partite trasmesse (38 complessivamente, una a giornata per tutto l’arco della stagione) produrrebbe l’effetto di ridurre per le emittenti – seppur con tutti i condizionali del caso – i ricavi a livello pubblicitario.
Ciò considerando che ormai gli slot orari e i giorni delle partite consentono ai tifosi di seguire spesso tutti gli incontri in calendario. Il rischio è inoltre che venga minata, seppur in minima parte, anche la base di abbonati alle pay-tv, considerando che la riforma non riguarderebbe solamente la Serie A, ma anche Serie B e Serie C (Sky trasmette la seconda e la terza divisione, mentre su DAZN vanno in onda solo le sfide del campionato cadetto).
Resta inteso in ogni caso che si tratta di ipotesi, considerando anche la polarizzazione del tifo in Italia verso le principali realtà (su tutte Inter, Juventus e Milan), e che un impatto reale sarebbe verificabile solamente con l’effettiva riduzione del numero delle squadre. La speranza dei broadcaster – in questo caso – potrebbe essere che un aumento della competitività e della qualità dei match possa magari compensare una riduzione a livello quantitativo.
Serie A 18 squadre diritti tv – L’impatto a livello estero
Diverso invece il discorso a livello di diritti internazionali, dove ci sono mercati con contratti in scadenza al termine della stagione in corso (2023/24). In questo caso, in sede di rinnovo la Serie A potrebbe trovarsi a offrire un minor numero di partite rispetto a quello attuale, aspetto rilevante in questo contesto sull’occupazione dei palinsesti televisivi. Il rischio è che dunque le proposte a livello economico possano essere riviste al ribasso, soprattutto considerando che tra i contratti in scadenza c’è anche quello con un mercato chiave per la Serie A: gli Stati Uniti d’America.
L’ultimo accordo con gli USA risale al 2021, quando i diritti tv della Serie A furono assegnati alla CBS che mise sul piatto complessivamente 170 milioni di euro per tre stagioni (un totale di oltre 180 milioni considerando anche i diritti tv della Coppa Italia).