Nuovo Franchi: c’è la firma per i lavori, ma ballano 100 milioni

La sfida ora è quella di cercare di ottenere la copertura finanziaria totale dell’opera, mentre la Fiorentina vuole capire dove giocherà durante i lavori.

Fiorentina capienza Franchi
(Foto: Comune di Firenze)

Adesso c’è l’ufficialità: l’intervento per la riqualificazione dello stadio Artemio Franchi è stato assegnato al raggruppamento temporaneo di imprese che vede come capofila le società Cobar e Sac. L’importo netto dell’appalto, si legge in una nota di Palazzo Vecchio, è di poco più di 90 milioni di euro, oltre Iva. La prima mossa è stata fatta, poi partirà la sfida per cercare di ottenere la copertura finanziaria totale dell’opera.

I primi lavori sono infatti coperti per circa 151 milioni di euro e – come ricorda La Nazione nella sua edizione odierna – ne mancano circa altri 100 per disegnare il Franchi del futuro. Un gioco di incastri, che vede “ballare” 55 milioni (ai quali secondo la Fiorentina dovrebbe pensare l’amministrazione), e altri 40-45 milioni per le opere di rifinitura interna, non contemplate nel bando per l’assegnazione dei lavori.

Il nodo è su chi metterà questi soldi. Il club era disposto ad occuparsi dei lavori di finitura interna, a patto poi che le spese di concessione annuali fossero contenute, ma ora sembra fare retromarcia. Anche perché adesso le condizioni che può strappare la Fiorentina sono diverse rispetto al passato, o con un project financing o con una concessione a lungo termine.

A Palazzo Vecchio vedrebbero di buon occhio invece che il club si accollasse tutti i 100 milioni in cambio di una lunga concessione e un canone formale. Ma l’urgenza principale per i dirigenti viola resta quella di stabilire dove la squadra andrà a giocare la prossima stagione. Saltata l’ipotesi Castellani, e con l’alternativa Padovani debole, l’idea di traslocare a Modena o a Cesena è osteggiata da tutti.

La Fiorentina vuole assolutamente restare al Franchi: alla società non dispiacerebbe continuare a giocare pur a capienza limitata, ma resta da superare lo scoglio del 2026, anno inderogabilmente previsto come fine dei lavori per ottenere i finanziamenti. Per spostare il termine del 2026 previsto dal Pnc c’è bisogno di un’azione governativa d’accordo con Bruxelles. Ma soprattutto servono più soldi: la soluzione definitiva sembra ancora un miraggio lontano.