Il potere, il prestigio, ma anche stipendi importanti. Queste sono le tre caratteristiche principali che accomunano tutti i dirigenti messi a capo dello società pubbliche italiane. Ovviamente, la politica ha già provveduto a inserire un tetto per i vari dirigenti pubblici. Un tetto di tutto rispetto: 240 mila euro. Ovviamente i nomi che seguiranno contano anche su molti incarichi privati da cui deriva la maggior parte del loro “tesoretto”. I compensi da attività private non vengono menzionati direttamente nel documento che riporta l’intero importo presentato nella dichiarazione dei redditi 2022, riferiti a emolumenti del 2021.
Come riporta il settimanale L’Espresso, confortato nella sua analisi dai dati presenti nel documento redatto dal dipartimento per il Coordinamento Amministrativo di Palazzo Chigi, il più ricco rimane sempre l’avvocato Michele Briamonte, presidente del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude (gestisce giardini e Castello della Mandria e soprattutto la “Venaria Reggia Reale”) con uno reddito annuo di 5,6 milioni di euro. Ma dall’incarico appena citato, Briamonte non percepisce compenso, ma certamente può sfruttare rapporti importanti nelle alte sfere piemontesi. Che tra l’altro conosce benissimo essendo stato l’avvocato di Gianni Agnelli per molti anni.
Al secondo posto troviamo una Angelo Sticchi Damiani, lo zio del presidente del Lecce, Saverio. Sticchi Damiani ricopre la carica di presidente dell’Automobile Club d’Italia da ormai una dozzina di anni con un incarico che prevede la fine nel 2024. Per lui lo reddito annuale è di 2,2 milioni di euro, anche se ad agosto ha ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini che lo vedono accusato di presunte irregolarità nelle autocertificazioni dei redditi fra il 2017 e il 2020.
Il podio dei paperoni delle società pubbliche si chiude con una donna. Michaela Castelli, infatti, è presidente di Sea, e di molti altri consigli di amministrazioni, l’azienda partecipata da Comune e Provincia che, tra le altre cose, ha in dote il sistema aeroportuale milanese. Castelli ha dichiarato 1,24 milioni di euro, di cui 120.000 euro provengono dal suo incarico in Sea.
Ma nelle 148 pagine del documento si trovano oltre 390 nomi con una serie di norme tramandate nel tempo e ancora oggi valide, viste le pochissime modifiche effettuate nel corso degli anni. Basti pensare che è ancora citato un regio decreto del 1925 e i compensi sono espressi, in alcuni casi, ancora in lire. Quindi non sorprende di trovare nel lungo elenco anche nomi di imprenditori legati all’aristocrazia italiana. Come per esempio, Lupo Rattazzi, figlio di Susanna Agnelli e nipote degli zii Gianni e Umberto.
Rattazzi figura nell’elenco perché è il vice presidente di Seam, società di riferimento dell’aeroporto civili di Grosseto, di cui però è anche azionista con il 20%. Il suo reddito personale annuo è di 1,14 milioni di euro e la quota percepita dal suo incarico pubblico è insignificante. Questa cifra lo rende il quarto dirigente più ricco in carica nel settore pubblico La sua fortuna deriva dalle quote della Giovanni Agnelli BV e di altre società in altri settori.
Alle spalle di uno degli eredi della famiglia Agnelli, ecco il rappresentate del mondo dello sport da oltre 10 anni, Giovanni Malagò. Il presidente del CONI non percepisce alcun compenso per la sua carica nel Comitato Olimpico, ma ha un reddito di circa 1 milione di euro. Lo stipendio da numero uno del CONI, da 179.000 euro, infatti è sempre stato devoluto in beneficienza, come ammesso dallo stesso Abodi.
Scendendo in questa speciale classifica si trova Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia fino a ottobre, con un reddito di 745.ooo euro. Il tetto dei compensi pubblici non si applica ai vertici di Bankitalia. Infatti, come si legge nel bilancio, al governatore spetta un riconoscimento di 400.000 euro, che costituisce il maggior introito per Visco.
Fra i nomi non sorprende leggere qualche figlio d’arte illustre. Entra in questa categoria, anche se è nipote, Bernardo Mattarella, nipote del presidente della Repubblica, e che si prende la settima piazza della classifica con 571.000 euro, appena sopra a Nicola Maccanico, fermo a 569.000 euro. Mattarella è figlio di Antonio, fratello della carica numero uno dello Stato, ed è amministratore delegato di Invitalia, l’Agenzia nazionale per gli investimenti e lo sviluppo d’impresa. Maccanico, invece, è amministratore delegato di Cinecittà, su richiesta diretta di Mario Draghi, quando il banchiere ricopriva la carica di Presidente del Consiglio. Per l’ex dirigente di Sky questo ruolo frutta 240.000 euro.
Alle loro spalle troviamo l’archistar Stefano Boeri, presidente della Triennale. Voluto dall’allora ministro Franceschini, l’architetto non percepisce nulla dal suo incarico pubblico, ma nonostante ciò dichiara un reddito di 557.000 euro. Al decimo posto ecco Primo Ceppellini con 542.000 euro, ma pronto a uscire dal report, visto il termine superato per il suo ruolo di amministratore unico di Vicenza Fiera. Con lui si conclude la top 10.
Nel resoconto non vengono considerati, anche se presenti nel documento, i dirigenti di Leonardo, azienda che “dipende” dal ministero del Tesoro, anche se questi dovrebbero essere paragonati a quelli dei colleghi delle altre multinazionali, mentre nella classifica appena stilata si parla di società pubbliche nazionali. A titolo di conoscenza, comunque, l’ex presidente di Leonardo Luciano Carta ha dichiarato un reddito di 753.ooo euro, mentre l’ex amministratore delegato Alessandro Profumo ha entrate per 2 milioni.
Reddito dirigenti società pubbliche – La top 10
Ecco le prime 10 posizioni dei manager delle società pubbliche in base ai redditi complessivi dichiarati nel 2022 che si riferiscono al 2021:
- Michele Briamonte (presidente Consorzio delle residenze “La Venaria Reale”) – 5,6 milioni di euro;
- Angelo Sticchi Damiani (presidente Automobile Club d’Italia) – 2,2 milioni;
- Michaela Castelli (presidente Sea) – 1,2 milioni;
- Lupo Rattazzi (vice presidente di Seam) – 1,1 milioni;
- Giovanni Malagò (presidente CONI) – 1 milione;
- Ignazio Visco (ex Governatore Banca d’Italia) – 750.000 euro;
- Bernardo Mattarella (amministratore delegato Invitalia) – 571.000 euro;
- Nicola Maccanico (amministratore delegato Cinecittà) – 569.ooo euro;
- Stefano Boeri (presidente Triennale Milano) – 557.000 euro;
- Primo Ceppellini (amministratore unico Vicenda Holding) – 542.000 euro.