“Il motivo per cui gli investitori statunitensi sono così interessati al calcio italiano? Perché il vostro movimento è ampiamente sottovalutato, il costo dei club è inferiore se paragonato con quello di società oltre oceano o nel resto d’Europa. E questo potrebbe permettere nel medio termine la possibilità di un guadagno per chi vi investe risorse finanziarie. Il vero handicap in Italia sono le infrastrutture ma se si trova il modo di superare questo ostacolo le opportunità sono ottime”. Parole del 36enne imprenditore nordamericano Ben Rosenzweig, che nel 2023 ha acquistato la Triestina con il fondo LBK Capital a luglio di quest’anno.
Calcio e Finanza lo ha incontrato a Milano in settimana ed è stata l’occasione per fare il punto non solo sui piani della società giuliana, che attualmente milita in Serie C, ma anche sui movimenti della finanza a stelle e strisce nel calcio di casa nostra.
In particolare Rosenzweig ha spiegato che uno dei motivi principali che lo hanno spinto ad acquistare il club alabardato è la stessa Trieste. “Eravamo interessati a realtà che stavano vivendo momenti complicati per poi sviluppare i migliori business plan per qualcosa che secondo noi può avere potenzialmente molto valore. Qui c’è ogni elemento per un successo durevole e sostenibile, al netto dell’aspetto sportivo”.
La città infatti ha una storia e una grande cultura alle spalle (sul sito del club non a caso campeggia la poesia che il poeta Umberto Saba dedicò alla squadra nel 1934). Inoltre il capoluogo caro a James Joyce ha il vantaggio di essere un crocevia storico tra almeno tre culture- quella latina, quella slava e quella germanica- e almeno cinque stati: Italia, Slovenia, Croazia e anche Austria e Ungheria non sono molto lontane. Un atout che offre un enorme bacino di utenza nel recruiting dei talenti più giovani.
Si pensi per esempio alla grandissima capacità che i Paesi balcanici hanno sempre dimostrato quando si tratta di lanciare nuovi talenti. Ebbene è più semplice che una famiglia slovena o croata accetti di trasferire il proprio giovane a Trieste che non in qualsiasi altra città italiana. “La gente in Italia dice che il calcio italiano ha molti problemi, ma paragonato per esempio con la Croazia, spesso i giovani che crescono in Dalmazia non aspirano a giocare nei club locali, ma vogliono venire in Italia, perché c’è la convinzione che qui i campionati siano più competitivi, gli allenatori siano migliori, così come lo sviluppo dei giocatori più veloce”.
Centrale però, come spesso succede nel nostro Paese, è il nodo delle infrastrutture. “Uno dei motivi principali per cui le società calcistiche italiane sono sottovalutate sta nel fatto che tutti sappiamo quanto sia difficile costruire un nuovo stadio nel vostro Paese. Sembrerei il classico americano superficiale se vi dicessi: ora che ho comprato il club in pochi anni costruiremo uno stadio nuovo di zecca e con quei soldi porto la società in Serie A in poco tempo”.
In questo quadro Trieste, ha proseguito il businessman di Atlanta, oltre alla storia e alla città crocevia offriva un impianto già esistente, il Nereo Rocco, tra i migliori disponibili per chi vuole fare calcio in modo moderno: all’inglese, abbastanza nuovo e con ottimi standard per le categorie inferiori. Anzi in verità non ha nulla da invidiare a impianti in cui giocano squadre di Serie A.
E quindi in pratica la logica dell’investimento è stata: le società di calcio in Italia sono ad un costo accessibile ma ad alto potenziale, uno dei motivi sono le difficoltà nel creare infrastrutture. E la soluzione è stata trovare sì una città di nome con una buona base di tifosi ma soprattutto con un impianto che consentisse di bypassare quello che all’estero viene considerato il principale problema del calcio italiano: la difficoltà di costruire infrastrutture.
ROSENZWEIG E L’OBIETTIVO SERIE B ENTRO 5 ANNI
E ora? Quali sono gli obiettivi? La Triestina al momento è al terzo posto nel girone A della Serie C e la promozione in Serie B nel medio termine è l’obiettivo principale. “La categoria cadetta è un obiettivo che contiamo di raggiungere entro i prossimi 3-5 anni, penso sia fattibile”, ha spiegato Rosenzweig aggiungendo: “è da lì in su che il giro d’affari diventa interessante. Anche se sui diritti tv della Serie C va detto che Sky è un ottimo partner, anche a livello di qualità di produzione. E soprattutto essere parte di un’offerta collettiva ci può aiutare ad ampliare il pubblico.”
L’idea è quella di procedere per step. Si sale e ci si stabilizza. “Io sono molto focalizzato sul ritorno incrementale per ogni euro che viene investito. Come fondo possiamo controllare il club anche per un decennio, sono un investitore a lungo termine. Il mio fondo negli Stati Uniti, per esempio, investe in molte società quotate a Wall Street anche per diversi anni, non siamo spaventati dalle tempistiche”, ha proseguito Rosenzweig.
Per questo, ha spiegato, c’è molto lavoro da fare per quanto concerne i contenuti live, fan engagement, in un’era digitale in cui è fondamentale costruire la propria audience. “Come tutte le società che si approcciano a un nuovo investimento dobbiamo partire dalle basi, e quindi dalle risorse umane – mettendo le persone giuste al posto giusto – e poi lavorare sulla brand identity del club”.
Nel progetto una parte importante è inoltre legata ai link con gli imprenditori locali: “stiamo iniziando anche questo processo, voglio fare capire qual è il nostro progetto, chi siamo e poi eventualmente lavorare insieme. Le risorse principali arrivano da chi crede nel progetto e vuole associarsi. Dobbiamo avere successo sul campo e nella nostra community per mostrare il valore che possiamo creare e allora troveremo più agevolmente chi è disposto ad unirsi”.
Infine, ma non certo da ultimo, l’identità è un altro aspetto molto importante secondo Rosenzweig. “Penso all’Atalanta che ha fatto un ottimo lavoro, ma anche all’Udinese e si sono assicurati del fatto che la gran parte dei tifosi della zona supportino il club. Io credo che con questo potenziale, se la Triestina dovesse essere promossa in Serie B sarebbe uno dei sei club dal valore più alto, anche grazie a questa forte identità che caratterizza il club”.
In questo, inoltre, la vicinanza a Paesi stranieri viene vista dalla proprietà come un vantaggio non solo nel recruiting di talenti, ma anche perché “si possono avere sponsor dalla Slovenia, vendere biglietti e abbonamenti in Austria, avere centri sportivi per giovanili in Croazia”. Insomma, fare valere il peso di Trieste e il suo carattere multietnico.