Nuova stangata sui Millennials: redditi più alti per la pensione anticipata

Per agevolare la loro pensione di vecchiaia, il governo Meloni in manovra di fatto rende impossibile ai Millennials la pensione anticipata.

Requisiti pensione Millennials
(Foto: MARCO BERTORELLO/AFP via Getty Images)

I Millennials finiscono in un gioco delle tre carte. Per agevolare la loro pensione di vecchiaia, il governo Meloni in manovra di fatto gli rende impossibile la pensione anticipata, caricandola di aggravi rispetto ai già rigidi requisiti Fornero. Come riporta La Repubblica, se per uscire a 67 anni basterà un reddito un terzo più basso di ora (17mila euro), per uscire a 64 anni servirà invece una retribuzione del 7% più alta di quella già alta di oggi (46mila euro). Alta e continua per vent’anni, senza buchi o salti.

Non c’era fretta di intervenire sulle norme Fornero. Tanto più che si applicano su una coorte che comincerà a pensionarsi in modo rilevante dal 2030. Si tratta poi di lavoratori totalmente contributivi che prenderanno quanto versato, senza scassare i conti. E invece proprio per tenere l’equilibrio contabile questo governo «dà un segnale ai giovani a cui nessuno pensa», ha detto Meloni. Ma nello stesso tempo li danneggia.

Requisiti pensione Millennials – I nuovi multipli

Le regole Fornero prevedono per i Millennials due vincoli. Per andare in pensione di vecchiaia (67 anni con 20 di contributi) devono poter avere un assegno di 1,5 volte quello sociale e cioè di 755 euro, a oggi. Per andare in pensione anticipata (64 anni con 20 di contributi) devono poter contare su un assegno di 2,8 volte superiore: 1.409 euro.

Il Governo Meloni ha abbassato il primo requisito per la vecchiaia da 1,5 volte a una volta (503 euro). Ma ha alzato il secondo requisito per l’anticipata a 3 volte (1.510 euro), introducendo uno sconto mamme: le lavoratrici con un figlio restano a 2,8 volte, quelle con almeno due figli scendono a 2,6 volte equivalenti a 1.308 euro. Le “tre volte” diventano quindi il nuovo paletto ordinario per i Millennials. Nelle prime bozze della manovra c’era anzi scritto 3,3 volte, pari a 1.661 euro. Un traguardo proibitivo.

Così il Governo è sceso a un tetto meno drastico, ma compensato da altri vincoli: un tetto alla pensione pari a cinque volte la minima che ne limita l’importo fino ai 67 anni, una finestra di tre mesi dal raggiungimento dei requisiti, i 20 anni di contributi non più fissi ma adeguati alla speranza di vita e quindi crescenti nel tempo. Paletti necessari «per non pregiudicare la sostenibilità delle finanze pubbliche e del debito», spiega la relazione tecnica.

Requisiti pensione Millennials – Le simulazioni sui vari casi

Tagliare il requisito della vecchiaia ha un costo che viene pareggiato dal requisito inasprito dell’anticipata: i due interventi sono neutri. In questo modo – secondo una simulazione de La Repubblica – il lavoratore dipendente si assicura l’uscita di vecchiaia se riesce a guadagnare 17mila euro lordi all’anno per vent’anni (prima erano 26mila euro). A un autonomo servono 24mila euro (prima: 36mila euro). Entrambi però avranno un assegno da fame: 503 euro. Nel 2024 ci saranno 5 mila pensionati di questo tipo.

Puntare alla pensione a 64 anni, diventa invece affare da ricchi. Ci riesce un lavoratore dipendente che guadagna 46mila euro lordi per 25 anni e un lavoratore autonomo che prende 63mila euro. Prima ad entrambi “bastavano” 43mila euro e 59mila euro: traguardi ora riservati alle mamme lavoratrici con un figlio.

Ai lavoratori della generazione Millennials che non rientrano nei requisiti (vecchi e nuovi) – tutti sopra i redditi medi italiani – non resta che la vecchiaia senza paletti. Bastano 5 anni di contributi, ma l’età si allunga a 71 anni. Nel medio periodo: 75 anni. Fine lavoro mai.