Pirateria, scontro tra telco, pay-tv e Serie A: frena la lotta al “pezzotto”

Ci sono crepe e incomprensioni nella lotta al cosiddetto “pezzotto”, con le pay-tv e la Lega Serie A che non si intendono con le società di internet.

Piracy Shield come funziona
(Foto: Andrea Staccioli / Insidefoto)

Ci sono crepe e incomprensioni nella lotta al cosiddetto “pezzotto”. Lo scrive La Repubblica – Affari&Finanza, spiegando che le pay-tv e la Lega Serie A non si intendono con le società di internet (Telecom, Vodafone e le altre) che dovrebbero oscurare i siti pirata. In mezzo a tanta tensione, il governo è interventista: vuole che i siti criminali siano affondati subito, sempre e comunque.

Invece il Garante delle Comunicazioni (l’AgCom) guarda alla sostenibilità legale delle procedure. A luglio sono state approvate le nuove norme anti-pezzotto: i siti illeciti devono essere oscurati entro 30 minuti dall’inizio della partita. E il 27 luglio il Garante si è dotato di un Regolamento che sposa la stessa filosofia della legge. Perché l’oscuramento in 30 minuti sia possibile, serve però una “linea rossa”.

Una volta scovato il sito pirata, la Lega e le pay-tv informeranno in tempo reale il Garante (l’AgCom) che ordinerà alle società di Internet di silurare il nemico. A creare la piattaforma di dialogo sarà il Garante. A questo punto la Lega ha deciso di donare al Garante la piattaforma di monitoraggio dei siti pirata che da tempo ha creato al suo interno. Questo atto di generosità nascondeva però una preoccupazione.

Quando si attiva la legge anti pirateria – La “prova digitale forense”

La Lega temeva che il Garante mettesse in piedi la “linea rossa” – la sua piattaforma di comunicazione – troppo lentamente. Nel frattempo, ha preso forma un’altra novità che ha alimentato la tensione: la “prova digitale forense”. Nei mesi scorsi, il Garante ha oscurato oltre 110 siti pirata, grazie alle vecchie norme di salvaguardia. E alcuni di questi siti hanno fatto incredibilmente causa lamentando dei vizi procedurali.

Per questo il Garante – con il tacito appoggio di alcune società di Internet – pensa che la Lega e le pay-tv (DAZN, Sky e le altre) debbano produrre la “prova digitale forense”, così da certificare che una violazione del diritto d’autore è davvero in atto. La Lega e le pay-tv dovrebbero allegare dunque alle richieste di spegnimento una relazione tecnica. La relazione includerà il fermo immagine del sito pirata (intanto che propone la partita) e informazioni tecniche sul flusso di traffico che genera.

Una soluzione che le parti in causa hanno accolto male, dal momento in cui la “prova digitale forense” è una operazione così complessa da demolire il pilastro della nuova legge anti-pezzotto. Oscurare un sito criminale entro 30 minuti dall’inizio della gara diventerebbe impossibile. A tutto ciò si aggiunge il tema dei costi di oscuramento, dei quali la legge non chiarisce la distribuzione.

Quando si attiva la legge anti pirateria – L’intervento del Governo

Il 22 ottobre, il governo entra in gioco con un emendamento che inasprisce la legge Maccanti-Mollicone, la quale prevede che le pay-tv inviino in tempo reale al Garante l’elenco dei siti pirata che stanno rubando le partite. Spetta poi al Garante inoltrare l’elenco alle società di Internet (Telecom e le altre) perché blocchino i siti sotto accusa, ma l’emendamento crea una scorciatoia. Le pay-tv e la Lega potranno indicare direttamente alle società di Internet i siti da affondare.

Soluzione che le stesse società di Internet non digeriscono. Sarà difficile escludere il Garante, visto che la piattaforma resta nelle sue mani. Il segnale politico c’è tutto. Il governo è interventista, decisionista: chiunque trasmetta (e non si chiama Sky, DAZN, Amazon Prime, Infinity, le reti titolari dei diritti legittimi) va affondato. Resta da capire se e dove si potrà arrivare a trovare un punto di incontro.