CR7, guai con il fisco spagnolo: indagate le cliniche per il trapianto di capelli

Il fenomeno portoghese è co-fondatore, mentre la compagna Georgina Rodriguez, insieme al socio Paulo Joaquim Silva, è indicata come amministratore dell’Insparya Hair Medical Clinic.

Cristiano Ronaldo indagine cliniche Spagna
Cristiano Ronaldo e Georgina Rodriguez (Foto: Justin Setterfield/Getty Images)

Cristiano Ronaldo vanta diversi affari al di fuori del terreno di gioco. Alberghi di lusso, catene di abbigliamento, ma forse quella più conosciuta, anche perché molto particolare per un calciatore, è quella relativa al trapianto di capelli. Sono diverse le cliniche aperte dal fenomeno portoghese, che ha avuto fra i propri clienti anche Carlo Pinsoglio, compagno di squadra ai tempi della Juventus.

Come riporta il quotidiano spagnolo El Confidencial, proprio per queste cliniche ora Ronaldo si trova nel mirino dell’Agenzia delle Entrate. Le indagini del Fisco spagnolo riguardano un ampio numero di fatture emesse senza IVA ai clienti tra il 2019 e il 2021. Le motivazioni dell’Insparya Hair Medical Clinic vertono sul  fatto che l’alopecia viene riconosciuta come malattia e che «i servizi medici per la diagnosi, prevenzione e cura» sono esenti da questa imposta. Al contrario, il Ministero del Tesoro ritiene che una parte dei loro trapianti abbia «scopi puramente estetici» e dovrebbe essere tassata al 21%. Da parte sua, l’azienda ha presentato un rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità e una perizia preparata da un medico specializzato in dermatologia per difendere la sua posizione.

Cristiano Ronaldo figura come cofondatore dell’Insparya, oltre ad esserne ambasciatore. Mentre la sua compagna, Georgina Rodríguez, e il suo socio Paulo Joaquim Silva sono indicati come amministratori. Come riportato da Vanitatis il 10 ottobre, la società ha fatto registrare profitti per quasi 2 milioni nel 2020, ultimi dati disponibili. Dai rapporti presentati all’Agenzia delle Entrate emerge che il prezzo di alcuni dei trapianti di capelli varia da 4.500 a 8.750 euro.

Oltre a Madrid, l’azienda ha cliniche a Marbella, Valencia e Bilbao, nonché in Portogallo e Italia. «Appartiene a un gruppo portoghese specializzato nella gestione di cliniche mediche dedicate al trattamento e alla cura della malattia dell’alopecia, nelle sue diverse classificazioni e presentazioni», spiega la stessa società in un altro dei documenti presentati al Fisco.

Le indagini dell’Agenzia delle Entrate hanno preso in esame una grande mole di documenti delle cliniche fra cui estratti conti di otto conti di loro proprietà, gli incassi in contanti, un elenco anonimo di pazienti con gli interventi eseguiti, e molto altro. Nel verbale di avvio del procedimento si spiega che è stata aperta l’istruttoria per l’IVA che va dal 2019 al 2021 e per l’imposta sulle società degli anni 2019 e 2020. Il reperimento del materiale investigativo si è concluso nel maggio 2022 quando fu avvertita la stessa Insparya, che ora sta valutando il da farsi con i propri legali, ma sostenendo con forza di aver rispettato «tutta la legislazione vigente in materia fiscale, lavorativa, sanitaria, normativa e di qualsiasi altra natura» che sia loro applicabile. Gli inquirenti, per supportare la tesi che molti interventi siano stati effettuati solamente per motivi estetici, si sono recati nella clinica di Madrid per visionare le foto dei clienti, procedura molto comune in questo campo, anche solo per una ragione pubblicitaria che sottolinei il classico “prima e dopo”.

Ma le richieste di chiarimenti non si fermano qui, visto che gli inquirenti hanno chiesto conto delle varie spese deducibili per hotel, cene e viaggi e per le varie fatture per l’IVA di shampoo e impianti per sopracciglia e barba, altre a cui l’imposta non era stata applicata visto che riportavano  servizi di microtrapianto di capelli o altre che combinavano prodotti e trattamenti diversi.

Nel dettaglio, Insparya ha dichiarato di aver avuto tra il 2019 e il 2021 almeno 218 clienti che riportavano «una diagnosi di alopecia androgenetica» e per cui necessitavano di «cure mediche» di trapianto ed è per questo motivo che le fatture emesse non riportavano l’IVA. «Non è in discussione che il trattamento della malattia dell’alopecia porti ad un miglioramento estetico nella maggior parte dei pazienti sottoposti a tale trattamento, ma l’obiettivo di questo trattamento non è solo estetico, ma anche medico, come il posizionamento di una protesi a un paziente che ha perso un arto – si legge nel documento redatto dall’esperto contattato dall’Insparya -. In molte occasioni, i trattamenti medici portano ad un miglioramento estetico oltre che in termini di salute».

L’Agenzia delle Entrate aveva già avvertito in una relazione inviata alla società nel 2019 che avrebbe dovuto essere tassata con l’IVA del 21% sui «servizi di operazioni di chirurgia estetica e trattamenti estetici, come i microtrapianti di capelli». Il Ministero del Tesoro riconosceva in questo documento che l’alopecia poteva essere classificata come una malattia, ma affinché i loro servizi fossero esenti dall’imposta, dovevano «valutare se i requisiti stabiliti dalla legislazione fossero soddisfatti».