Con l'addio a Calciopoli il nuovo CdA completa la normalizzazione della Juve

Il nuovo corso sta cercando di fare ripartire il club bianconero, tra rapporti con la UEFA e la FIGC, ma anche mettendo un punto alle battaglie del passato.

Agnelli nuova perizia firme
FOOTBALL AFFAIRS
Gianluca Ferrero (Photo by MARCO BERTORELLO/AFP via Getty Images)

A 11 mesi di distanza dalla caduta del cda presieduto da Andrea Agnelli e a 10 mesi dall’instaurazione di quello guidato da Gianluca Ferrero (sotto l’egida diretta di John Elkann), la Juventus ha praticamente quel percorso di normalizzazione all’interno delle istituzioni che il nuovo corso si era prefisso. Il tutto dopo che la lunga era Agnelli, vittoriosa e ambiziosa, aveva trovato un suo termine per le questioni legali inerenti alle plusvalenze e alla manovra stipendi.

A suggellare il compimento di questo processo è stato in settimana l’annuncio del club di aver abbandonato la sua battaglia pluriennale su Calciopoli, un manifesto dell’era Andrea Agnelli, non adendo le vie legali contro FIGC e Inter per ribaltare la sentenza del Tar del 2016 che aveva negato il risarcimento «del danno ingiusto», scaturito per la decisione del commissario straordinario della Federcalcio, Guido Rossi, di assegnare all’Inter lo scudetto del 2006.

In un editoriale di febbraio, questa testata aveva spiegato come l’obiettivo principale del nuovo corso era quella di tornare pienamente al centro delle istituzioni elencandone le tappe che il nuovo cda aveva in mente. E scorrendo all’indietro i fatti di questi 10 mesi non si può non notare come la strategia sia stata lucida e precisa sin dall’inizio

Come si spiegava, la priorità, anche perché la contingenza lo imponeva, è stata data alle battaglie legali con Uefa e Figc in seguito questioni legali inerenti le indagini di cui sopra. E in questo senso non si può dire che il nuovo board non sia arrivato a una soluzione. L’esito cui il nuovo management è pervenuto potrà piacere o meno ai tifosi e non, ma con la deduzione dei 10 punti in classifica in campionato e la susseguente eliminazione dalla stagione delle coppe europee la Juventus ha ora saldato il suo debito con le istituzioni sportive. Per le battaglie in sede di giustizia ordinaria vi sarà tempo ma queste sono vertenze che incombono a livello personale sui manager della vecchia gestione. Il club non ne sarà inficiato.

Un secondo punto del mandato era più strategico e prevedeva la volontà di avere un maggior dialogo con le istituzioni italiane, calcistiche e non solo. Non a caso in un’intervista di quei giorni ai giornali del gruppo, La Repubblica e La Stampa (entrambi i quotidiani sono controllati da Exor tramite GEDI), John Elkann spiegò  la volontà del club di cooperare insieme alle altre squadre e al governo. «La Juventus è la squadra italiana più amata e seguita: rappresenta il nostro calcio nazionale – dichiarò Elkann –Spero che insieme alle altre squadre e al governo possiamo cambiare il calcio nel nostro Paese, per costruire un futuro sostenibile e ambizioso. La Juventus non è il problema, ma è e sarà sempre parte della soluzione. Qui è in gioco il futuro della Serie A e del calcio italiano, che sta diventando marginale e irrilevante».

Ed è in questo quadro che vanno lette due decisioni strategiche importanti. La prima l’addio alla Superlega deciso nel mese di luglio dal presidente Gianluca Ferrero, l’amministratore delegato Maurizio Scanavino e dal Managing Director Revenue & Football Development Francesco Calvo. In questo quadro va detto che il prossimo 21 dicembre vi sarà la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea e vediamo quale sarà l’esito. Ma la decisione del club su questo punto è stata presa.

In settimana poi è giunto l’abbandono alla battaglia su Calciopoli. Una vertenza che ormai sapeva di causa persa visto i numerosi no arrivati da vari tribunali in questi anni. E anche su questo punto, benché anche se Moggi e Giraudo hanno in essere battaglie tra Tar e Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la decisione strategica del club è stata presa.

Una “coda” del corso passato, che non aveva rinunciato a lottare su questo fronte. E sempre dalla gestione precedente provengono gli ultimi rilievi della Consob, che ha sottolineato delle criticità per quanto riguarda il bilancio chiuso al 30 giugno 2022 e per la semestrale al 31 dicembre 2022. Contestazioni che la Juventus, in una nota, ha spiegato di non condividere, ribadendo la correttezza del suo operato.

In sede di mercato poi l’arrivo di Cristiano Giuntoli sulla tolda bianconera ha coinciso con una sessione molto oculata come non se ne vedevano da anni e che ha portato un saldo positivo di 83 milioni come impatto a bilancio.

I piani di Elkann per la dirigenza e i perché di Scanavino al vertice

In termini più prettamente industriali, infine l’idea è sempre quella che Scanavino rimanga per lungo tempo sia amministratore delegato della Juventus che di GEDI. Questo non solo perché il nuovo numero uno bianconero è uno dei dirigenti più stimati e vicini ad Elkann: i due si sono conosciuti giovanissimi nel Convitto universitario Villa San Giuseppe di Torino dove entrambi erano nel team editoriale nel giornale dell’istituto scolastico.

Ma soprattutto perché avere al vertice di queste due controllate il manager cuneese ha una importante ragione industriale: la Juventus infatti è convinta di avere un vero patrimonio nel grande bacino dei propri tifosi italiani e internazionali. E da qui si vuole iniziare per mettere a disposizione del club bianconero l’esperienza maturata nel gruppo GEDI da Scanavino, creando prodotti multimediali ad hoc. Non si tratta soltanto di trattenere per sé una maggior fetta della catena di valore ma soprattutto di alimentare l’interesse e la passione dei tifosi ben oltre il tempo di gioco di una partita. Il tutto ben sapendo che al contrario ei tradizionali clienti degli altri settori industriali i tifosi di calcio presentano per un club un grande vantaggio : una volta che sono tuoi nessuno li potrà portare via.

In questo quadro, un manager che da un lato ha la visione e la gestione di uno dei principali gruppi multimediali italiani ed europei; e dall’altro la visione e la gestione del club col maggior numero di tifosi in Italia e tra i più grandi in Europa viene vista come una grande soluzione. Non a caso Scanavino e il suo team stanno osservando e studiando le best practice di questi settori, soprattutto per quanto concerne la capacità di ingaggio media-tifosi. Non solo monitorando le mosse di top club europei di calcio come le società inglesi, il Bayern Monaco o il PSG, ma soprattutto le franchigie statunitensi di NFL e NBA, se non le due stesse leghe professionistiche americane, da sempre un passo avanti a tutti su questo tipo di questioni.

 

Il sostegno di Exor tramite l’aumento di capitale

In capo a tutto questo, e non è certo un elemento secondario, è poi stato varato l’aumento di capitale da 200 milioni di euro volto a sostenere finanziariamente il club in una stagione che senza i proventi delle coppe europee sarà molto complicate per le casse bianconere. Exor ha fatto come sempre il suo versando già 80 milioni della sua quota complessiva di 128 milioni di euro (il 63,8%), garantendo nei fatto che il piano strategico sin qui delineato possa proseguire sui binari scelti e qui sopra elencati.

Insomma, a 10 mesi di distanza dall’instaurazione del nuovo cda la Juventus, perno centrale del movimento italiano visto il suo sterminato numero di tifosi lungo tutta la penisola e non solo, è tornata pienamente nel centro del calcio nazionale e delle sue istituzioni. Sembra avere superato la crisi legata alle indagini giudiziarie della scorsa stagione e sembra avere già imboccato la strada per tornare laddove storicamente è stata.