Non solo calcio, spunta l’idea Superlega anche per il ciclismo

I team sarebbero stanchi di vedere i ricavi maggiori finire nelle tasche dei grandi organizzatori e, dopo un tentativo fallito nel 2012, sarebbe pronta una nuova era per il professionismo su strada.

ciclismo superlega
Jonas Vingegaard, Sepp Kuss e Primoz Roglic (Foto: OSCAR DEL POZO/AFP via Getty Images)

Il tema Superlega ha monopolizzato per diversi mesi le cronache legate al calcio, con il pronunciamento della Corte di Giustizia Europea che arriverà il prossimo 21 dicembre sullo spinoso caso di presunto monopolio della UEFA. Ma il tema di un campionato parallelo più ricco e con meno squadre coinvolte sta prendendo piede anche nel ciclismo.

Come riporta l’agenzia di stampa Reuters, le principali squadre ciclistiche europee stanno considerando di sviluppare nuove competizioni che mettano in campo ricavi più sostanziosi per i partecipanti rispetto a quelli garantiti dalle corse classiche. Alcuni investitori esterni potrebbero contribuire a finanziare il progetto.

Al momento, le indiscrezioni parlando di cinque team coinvolti nei primi colloqui, fra cui l’Ineos Grenadiers, con la possibilità che nelle prossime settimane altre potrebbero unirsi. Anche la squadra Jumbo-Visma del campione del Tour de France Jonas Vingegaard è coinvolta nei negoziati. In questo frangente nessuno dei portavoce dei due team ha voluto commentare questa possibilità.

La società di revisione, consulenza e fiscalità Ernst & Young sta cercando potenziali investitori per il progetto e ha fissato una scadenza per questa settimana prima di trarrne un primo bilancio. Anche da questo lato, però, il livello di riservatezza è piuttosto alto visto che si cerca di chiudere il cerchio nel miglior modo possibile prima di lanciarsi in qualche annuncio, per evitare ripercussioni sfavorevoli come si è visto nel mondo del calcio.

Tra i soggetti finanziari che hanno mostrano interesse per questa possibilità, che però non dovrebbe sorgere a breve giro di posta, c’è CVC Capital Partners, ex proprietario delle corse automobilistiche di Formula 1, che nel marzo di quest’anno ha rilevato il 20% del circuito di tennis femminile WTA per 149 milioni di euro in cambio di uno sviluppo di visibilità del circuito che di conseguenza porterebbe più ricavi allo stesso.

Tornando al ciclismo, il progetto ideato da questi team principali ha come obiettivo quello di distribuire parte dei guadagni derivanti dagli eventi ciclistici tra i club stessi, che attualmente fanno affidamento in gran parte su sponsorizzazioni esterne per i finanziarsi con i montepremi, che arrivano ovviamente in caso di vittoria, che rappresentano una minima parte delle entrate e, come è facile intuire, costituiscono una risorsa volatile a fronte di costi fissi che devono essere coperti con altre entrate.

Ciclismo Superlega – La ragione dei team

Questa possibilità si sta facendo strada dopo che vari team hanno sottolineato come gli introiti delle principali corse ciclistiche (Tour de France, Vuelta e Giro d’Italia) vadano agli organizzatori degli eventi e una piccola parte, anche se in costante crescita, alle squadre che partecipano, con particolare concentrazione per quelle che si aggiudicano una specialità. La distribuzione dei premi individuali, è bene ricordare, non spetta solamente al ciclista vincitore di quella speciale classifica, visto che il totale dei soldi viene diviso dal ciclista con il suo team.

«È ovvio che il ciclismo sia un gigante addormentato e meriti un modello di business migliorato – ha dichiarato a Reuters il team manager della Jumbo-Visma Richard Plugge, che secondo le fonti è coinvolto nelle discussioni in corso Plugge, anche se ha preferito non confermare -. Per tutte le parti interessate, ma soprattutto per i top team del World Tour. L’unico modo per arrivarci è la cooperazione».

Dopo il golf e il tennis, ecco che anche il ciclismo, in attesa delle controversie legali legate al mondo del calcio, hanno provato a intraprendere nuove strade per aumentare i propri ricavi, ecco che è il turno del ciclismo. Questa non è la prima volta che i vari team esplorano dei nuovi progetti di competizioni. Infatti, nel 2012, otto squadre hanno fondato un progetto di campionato chiamato World Series Cycling (WSC), ma il tutto non è mai passato dalla teoria alla pratica.

«Al di fuori dei tre Grandi Giri e di una piccola manciata di gare di un giorno, non ci sono profitti dall’organizzazione di gare ciclistiche. In effetti la maggior parte delle gare fatica a coprire i propri costi – ha scritto l’ex presidente dell’UCI dal 2013 al 2017, Brian Cookson sulla piattaforma X nella giornata di giovedì -. Quelle aziende che realizzano profitti, in particolare ASO (Tour de France e La Vuelta, ndr), non lo condividono con le squadre, come hanno dimostrato i precedenti tentativi di riformare il ciclismo professionistico su strada. Se si vogliono coinvolgere gli investitori per far sì che ciò accada, da dove verrà il loro ROI (Return On Investment), dato che gli eventi redditizi non verranno condivisi e gli altri eventi non avranno nulla da condividere?».