Il conflitto russo-ucraino tutt’ora in corso ha portato notevoli cambiamenti anche nel mondo del calcio, con le varie società ucraine che sono state ferme nei primi mesi della guerra, ma hanno visto partire i migliori calciatori, senza avere in cambio nessun indennizzo economico, per via dello svincolo unilaterale reso possibile dalla FIFA.
Da quando il calcio ucraino è riuscito a ripartire, le varie società, capeggiate dallo Shakhtar Donetsk, hanno chiesto di togliere la possibilità di svincolo ai calciatori tesserati e di vedersi riconoscere dal massimo organo del calcio mondiale un indennizzo per i danni subiti dai diversi svincoli di calciatori importanti che hanno reso ancora più povero il patrimonio delle società calcistiche, già colpite dalla guerra e costrette a giocare spesso in campi neutro (con tutte le difficoltà del caso).
«La FIFA ha distrutto il nostro intero ecosistema. Ha liberato i nostri 13 stranieri gratis nel momento in cui dovevamo ricostruire la squadra per giocare il campionato ucraino e la Champions League 2022-23 – ha dichiarato Serhiy Palkin, direttore generale dello Shakhtar, al quotidiano spagnolo El Pais -. La FIFA ci ha obbligato anche a pagare i debiti contratti da quei calciatori che non avevamo più. Ci ha detto che ciò che stava accadendo non era loro responsabilità. E che se non avessimo pagato i trasferimenti dei giocatori svincolati, ci avrebbero ritirato le licenze, non avremmo potuto giocare in Europa. Nessuno sembrava capire che la guerra metteva i club ucraini in pericolo di scomparsa».
Lo Shakhtar, negli scorsi mesi, ha presentato una denuncia contro la FIFA alla Commissione Europea e aspetta il verdetto. «Quando ci siamo incontrati al Tribunale Arbitrale dello Sport – racconta Palkin – l’unica risposta che ci ha dato la FIFA è stata che comprendevano la nostra situazione ma che questa è la vita e non potevano fare di più. Questa era la retorica. Hanno detto di essere preoccupati per la salvaguardia della vita dei calciatori. Non ho mai chiesto ai giocatori stranieri di rientrare. Non ho mai chiesto loro di impegnarsi in alcun modo. Era il nostro paese, il nostro problema, la nostra guerra. Ho solo comunicato a tutti gli stranieri che eravamo disponibili a facilitare partenze negoziate. Nessuno di loro ci aveva fatto pressioni per annullare i contratti».
«Immaginate l’assurdità della situazione – ha concluso -. Secondo l’allegato 7, uno dei nostri giocatori (Teté, ndr) ha firmato per il Lione gratuitamente quando gli mancava un anno di contratto con noi; e sei mesi dopo il Lione lo cedette in prestito al Leicester. E per questo hanno fatturato un milione di euro. Quelli erano i nostri soldi! Abbiamo interpellato la FIFA e non hanno reagito. Un altro caso è Salomon: il suo valore di mercato, secondo Transfermarkt, è di 20 milioni. È il nostro club che ha generato quel valore, ingaggiandolo quando non aveva esperienza e facendolo giocare in Champions League. E ora il Tottenham lo ingaggia a parametro zero e la FIFA lo sostiene. La FIFA dice che nel calcio siamo una famiglia, ma oggi lo Shakhtar è fuori da quella famiglia».