La Premier League pronta alla rivoluzione: studia un salary cap rigido

Il massimo campionato inglese pensa di limitare il monte ingaggi delle proprie squadre legando l’importo massimale alla cifra incassata dall’ultimo club dai diritti tv e moltiplicandolo per quattro volte.

Europa aiuti calcio
(Foto: IAN KINGTON/IKIMAGES/AFP via Getty Images)

Il salary cap rimane sempre un argomento a cui i proprietari dei club di tutto il mondo guardano sempre con grande interesse, soprattutto da quando l’entrata in scena dell’Arabia Saudita ha dato una nuova accelerazione verso l’alto ai compensi riconosciuti ai calciatori.

In attesa che la UEFA e, soprattutto, la FIFA facciano qualche passo in avanti verso questa direzione, auspicata da moltissimi addetti ai lavori, il più prestigioso campionato nazionale europeo, la Premier League, sta pensando di introdurre nel proprio regolamento un salary cap rigido. Un primo esperimento lo troviamo anche in Liga, anche se quello messo in pratica dalla massima lega calcistica spagnola è più vicino al Fair Play Finanziario UEFA.

Premier League salary cap – Ingaggi in proporzione ai diritti tv

Come riporta il quotidiano inglese The Times, il presidente del Crystal Palace, Steve Parish, ha confermato che in seno alla Premier League stanno discutendo sull’introduzione di un salary cap che potrebbe svilupparsi su un modello di “ancoraggio” che porterebbe a collegare l’importo che ogni squadra può spendere per gli stipendi all’importo minimo dei ricavi da diritti televisivi dell’ultimo club in questa speciale graduatoria.

Inoltre, le società di Premier stanno via via conformandosi – così come gli altri club europei – il nuovo sistema studiato dalla UEFA che limita la spesa della società per trasferimenti e salari al 70% del fatturato del club. Un primo passo per tenere sotto controllo le spese, ma che dà un ampio spazio di manovra ai club ricchi che, ovviamente, fatturano di più alla media degli altri club presenti nello stesso campionato.

«I limiti ai costi delle squadre della UEFA sono un’idea – ha dichiarato Parish – e forse qualcosa di un po’ più rigido di così, con un limite massimo imposto dalle regole, che non tiene conto del fatturato, dove ci sono delle discussioni su come tale parametro viene calcolato. In questo momento, ci sono conversazioni in corso, che possiamo definire positive. Dobbiamo anche stare molto attenti perché ci sono conseguenze indesiderate. Speriamo di arrivare a qualcosa che sarà vantaggioso per tutti. Non solo per i club della Premier League, ma per l’intera piramide e alla loro capacità di competere. Votiamo affinché i nostri concorrenti siano in grado di fare meglio e sfidarci».

«Penso che tutti si stiano muovendo verso il controllo dei costi – ha concluso il presidente del Crystal Palace -. La UEFA sta introducendo un tetto massimo del 70% sui costi delle squadre, che penso avrà qualche effetto. Ma questa regola pone il rischio di una stagnazione. Il motivo è semplice: se hai il 70% di un fatturato maggiore ovviamente puoi spendere di più».

Tornando all’idea di salary cap pensato dalla Premier League. Nel 2021/22 il club che ha incassato meno dai diritti tv ha ricevuto 100,6 milioni di sterline (al cambio attuale, 115,2 milioni di euro). Quindi, se i costi salariali fossero limitati a quattro volte questa cifra, il massimo per la spesa degli ingaggi per tutti i club sarebbe di 402,4 milioni di sterline (460,1 milioni di euro). Il club con il monte ingaggi più alto in quella stagione fu il Manchester United con 384 milioni di sterline, quindi dentro a questo parametro.