Il segnale di Goldman Sachs fa sperare. UEFA, la Champions alle 18.45 è utile?

La banca d’affari apre un dipartimento dedicato allo sport: perché è un bel segnale per il settore. Intanto la UEFA vuole aumentare le gare di Champions alle 18.45. Sicuri che sia un bene? I dati italiani dicono di no.

Perché investire nello sport
Football Affairs

Nel mondo della finanza internazionale Goldman Sachs certo non ha bisogno di presentazioni: la banca di investimento newyorchese è infatti una delle istituzioni finanziarie più prestigiose al mondo e probabilmente quella che ha saputo interpretare meglio il dilemma che dagli anni novanta ha attanagliato le grandi banche d’affari: restare boutique e offrire servizi finanziari su misura puntando su una qualità “artigianale” oppure diventare supermercati finanziari nei quali trovare tutto quanto si possa offrire, dal trading alla consulenza su misura, con l’obiettivo di ampliare il proprio raggio d’azione – e quindi i ricavi – ma anche quello di incrementare le sinergie da offrire a un cliente e quindi soddisfarlo maggiormente.

In questo quadro secondo numerosi osservatori tra New York e Londra Goldman Sachs è la banca che probabilmente ha saputo percorrere meglio questo stretto crinale, non facendo calare la qualità dei propri servizi ma nel contempo non disdegnando l’allargamento del perimetro operativo. E in questo senso una testata come Calcio e Finanza non può che salutare con grande soddisfazione la notizia secondo la quale proprio la banca newyorchese ha deciso di istituire un dipartimento ad hoc per le transazioni che riguardano le società sportive: siano queste operazioni acquisizioni o finanziamenti/obbligazioni sulle quali ovviamente guadagnerà laute commissioni per la consulenza.

Il motivo è molto semplice: nel quartier generale globale di Goldman Sachs a New York, al 200 di West Street (Lower Manhattan), così come in quello europeo a Londra, non lontano dalla cattedrale di Saint Paul, nessuno fa nulla per nulla. Si sta parlando di finanza e non di enti caritatevoli e in questa ottica in Goldman Sachs tutto è misurato nella logica del profitto, e quindi nessuno in quelle stanze investe denaro e risorse se non ha la ragionevole speranza di ripagare lautamente queste spese.

In soldoni questo significa se la banca ha deciso di istituire un dipartimento ad hoc sullo sport è il segnale che intravede in questo settore un grande potenziale inespresso nel settore. E questo non può che far piacere a tutti coloro che, dagli uomini d’affari ai manager, dagli agenti economici ai giocatori, sullo sport investono, puntano e lavorano.

A guidare il nuovo dipartimento insieme a Dave Dase sarà una vecchia conoscenza di Calcio e Finanza, quel Greg Carey che nel 2021 rilasciò una intervista a questa testata sulle nuove tendenze sulla questioni stadi. Ed è lo stesso banker che negli ultimi anni si è praticamente occupato di tutte le transazioni finanziarie straordinarie riguardanti l’Inter.

Il dipartimento nel particolare si occuperà di sport in generale (non solo calcio) puntando a guadagnare sia tramite commissioni sulla consulenza di operazioni di compravendita di club o franchigie USA oppure per l’attività di strutturazioni di emissioni azionarie o obbligazionarie di imprese sportive. Ma secondo quanto trapela il calcio avrà un ruolo tra i più importanti. Una banca come Goldman Sachs d’altronde non si occupa di transazioni minori (le commissioni sono generalmente piccole percentuali del valore al quale una società viene venduta) e quindi soltanto il calcio europeo e i grandi sport USA – football americano, basket NBA, hockey e baseball – possono garantire valori tali da ingolosire e quindi metter al lavoro un colosso come Goldman Sachs.

Probabilmente, come spesso sottolineato in questa rubrica, anche nel quartier generale di Goldman Sachs pensano che nei prossimi anni il calcio sia destinato ad avere grandi luci della ribalta sul mercato nordamericano. Visto che negli USA si disputeranno prima il nuovo Mondiale per club voluto dalla FIFA nel 2025 e poi nel 2026 la classica Coppa del Mondo (organizzata insieme a Messico e Canada).

Non è un caso d’altronde se la famiglia statunitense dei Glazer, proprietaria del Manchester United, sembra aver congelato la cessione del club inglese perché ritiene insufficienti le offerte provenienti dallo sceicco qatariota Jassim Bin Hamad Al Thani e dal miliardario britannico Sir James Ratcliffe proprio perché pensa che la grande esposizione del calcio negli States in quel biennio possa fare crescere ulteriormente il prezzo.

Per altro a corroborare questa tendenza è uscito in settimana un dato interessante: il controvalore in denaro delle sponsorizzazioni della Major League Soccer ha quasi raggiunto quello della National Hockey League (NHL) ed è ormai a ridosso di uno dei quattro grandi sport USA in questa speciale graduatoria.

LA CHAMPIONS E IL “PESO” DELLE PARTITE ALLE 18.45

Rientrando invece in Europa ma restando nell’ottica di valorizzare meglio il prodotto calcio resta più di discutibile l’idea introdotta dalla UEFA qualche stagione orsono di programmare due partite di ogni giornata di Champions League alle 18.45, pertanto per ogni turno essendo i matchday spalmato tra martedì e mercoledì. (La spalmatura su diversi orari è invece obbligata per l’Europa e la Conference League visto il grande numero di partite da disputarsi nello stesso giorno).

L’idea in particolare venne introdotta nella stagione 2018/19 e l’intento è quello di spalmare meglio gli eventi per permettere alla platea televisiva di tutto il continente di godersi più di una partita lo stesso giorno. E quindi permettere alle emittenti che dispongono di più partite di ammortizzare meglio l’investimento compiuto per comprare i diritti televisivi. Inoltre, vi è anche la volontà da parte dell’UEFA di andare incontro anche ai desiderata di alcune delle nazioni del Nord Europa dove notoriamente gli orari dello stile di vita sono anticipati rispetto a quelli della parte meridionale del continente. Anche se, eccezione importante, quest’ultima considerazione non vale per il mercato economicamente più rilevante, quello britannico, visto che il Regno Unito è su un fuso orario diverso da quello predominante dell’Europa continentale e le partite che a Milano, Madrid o Parigi vengono disputate alle 18.45 vengono viste Oltremanica quando sono le 17.45 in Gran Bretagna. Un orario molto scomodo anche per i sudditi di Sua Maestà.

Questo detto però la cosa non deve dispiacere ai vertici di Nyon se è vero come è vero che dalla stagione 2024/25 con l’introduzione del modello svizzero le partite in pre-serata andranno in scena anche nella fase a eliminazione diretta, esclusivamente agli ottavi di finale.

Ora passi per gli ottavi dove la formula a eliminazione diretta rende la partita decisiva e il fattore scomodità potrebbe essere superato dalla volontà dei tifosi di essere presenti allo stadio o davanti ai teleschermi, ma siamo sicuri che il match in quell’orario nella fase a gironi sia un bene? I numeri italiani dicono che non lo è certamente, sia per quanto concerne gli incassi da stadio sia per quelli delle emittenti, almeno quelle in chiaro.

NIENTE SOLD-OUT ALLO STADIO NEL PRE-SERALE

Calcio e Finanza in settimana ha svelato come nelle ultime cinque stagioni mai la partita pre-serale in Italia abbia ottenuto un tutto esaurito. Il record in termini di spattatori infatti appartiene a Inter-Viktoria Plzen della passata stagione con 71.849 presenze allo stadio e anche in settimana l’esordio del Milan in Champions League contro il Newcastle non ha fatto segnare il sold-out. E si sta parlando di due squadre, che al di là di qualche turno infrasettimanale di campionato, ultimamente non hanno grandi difficoltà a riempire il proprio impianto da oltre 75mila posti, macinando pienoni su pienoni siano esse impegnate in Italia che in Europa.

Nel caso specifico è evidente che, senza contare il disagio per le persone che non abitano nella zona di Milano, la partita che inizia alle 18.45 in un giorno lavorativo rappresenta un sacrificio anche per chi si trova nel capoluogo lombardo o nelle sue vicinanze. Si tratta infatti di lasciare la propria occupazione almeno per le 17.30 (a voler essere ottimisti) e non sempre si può fare evidentemente. Con nocumento significativo per gli incassi del club ospitante.

L’EFFETTO SUGLI ASCOLTI TELEVISIVI

Non solo, ma se come si diceva la spalmatura su diversi orari è ben vista dalle emittenti che hanno più partire da mostrare, questo non lo si può dire per quelle che invece si garantiscono un match il martedì o il mercoledì e che anche esse, al pari delle altre, investono nel prodotto calcio.

Questa testata in settimana ha rivelato per esempio che Mediaset, che in Italia ha il diritto di scelta per la migliore gara del martedì in chiaro, ha fissato prezzi diversi dei propri spot a seconda che le partite trasmesse siano quelle di Inter e Milan oppure quelle di Lazio e Napoli. Il singolo spazio pubblicitario durante le gare delle due milanesi infatti costa oltre il 20%  in più rispetto a quelle di azzurri e biancocelesti.

Evidentemente nel prendere questa decisione i dirigenti del Biscione si sono basati sullo storico dell’audience di queste squadre (Lazio-Atletico Madrid per esempio è stato il match in chiaro meno visto negli ultimi cinque anni tra le partite delle squadre italiane pur risultando il programma più visto in tv nella serata di martedì 19 settembre) e sulla entità numerica dei tifosi di queste stesse società. E come è noto in Italia Juventus, Inter e Milan sono di gran lunga le squadre più tifate nonostante la grande passione di tifoserie come quella biancoceleste  Non solo, ma le partite delle tre grandi solitamente “attirano” anche le tifoserie storicamente rivali – nei fatti quelle delle altre due strisciate – che anche esse sono numericamente corpose. Spingendo in alto quindi i dati di ascolto totali.

In questo quadro è presumibile pensare che qualora i rossoneri invece di giocare nella fascia pre-serale avessero giocato in prima serata  (di gran lunga la più vista all’interno del palinsesto televisivo), Mediaset avrebbe optato per Milan-Newcastle e non per Lazio-Atletico Madrid. Il tutto con evidente guadagno sia in termini di ascolto che in termini di incasso per il singolo spot.

Poi siccome, al di là del business, dei soldi e di tutto quanto lo circonda, il calcio resta pur sempre un gioco e un mistero meraviglioso, la dea Eupalla – per dirla con Gianni Brera – sembra quasi aver voluto ripagare Mediaset, la quale infatti ha potuto trasmettere in diretta e a tutti gli spettatori italiani il gol di “bomber” Ivan Provedel che è già passato alla storia.