Juventus, tra rosso dimezzato e scenari prossimi

Cosa aspettarsi alla luce della stagione senza coppe e delle strategie della holding Exor. Intanto il bond del Genoa scalda la piazza rossoblù.

Juventus rinnovo Vlahovic
FOOTBALL AFFAIRS
Dusan Vlahovic Nicolò (Foto Nicolò Campo / Insidefoto)

La semestrale di Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann che controlla la Juventus, è stata pubblicata in settimana e come spesso è successo negli ultimi anni ha svelato in anticipo i conti bianconeri rispetto alla data del cda del club previsto per il tema tra il 18 e il 22 settembre: dai numeri di Exor è emerso che la Vecchia Signora ha registrato una perdita di 110,5 milioni nella stagione 2022/23.

L’ufficialità, come si diceva, arriverà soltanto con il cda bianconero e qualcosa potrebbe essere limato in positivo o in negativo ma la cifra non si discosterà di parecchio. Il consiglio di amministrazione della Juventus invece sarà importante perché sarà in quell’occasione che verranno svelati molti particolari sulla gestione del club.

Si tratta evidentemente dell’ultimo bilancio dell’era Andrea Agnelli (2010-2022) visto che il nuovo cda è stato nominato in gennaio, quando le linee guida per la stagione 2022/23 – in particolare la campagna trasferimenti estiva, che rappresenta il momento clou da un punto di vista economico, era già terminata. E in questo senso il passivo di bilancio della stagione appena terminata si aggiunge a quelli enormi delle precedenti stagioni registrato un rosso monstre di oltre 700 milioni nelle ultime cinque stagioni. Cifra che però, va precisato, include anche l’effetto pesantissimo della pandemia.

La Juve e un rosso dimezzato ma ancora pesante

Nel contempo però è importante notare che malgrado il rosso sia ancora pesantissimo e a tre cifre, la Juventus nella stagione scorsa ha in qualche modo proseguito quella inversione di tendenza sull’attenzione ai costi che dopo la gestione extra large dell’era Cristiano Ronaldo ha visto nelle ultime tre stagioni il rosso toccare il suo apice, per iniziare ora a ridursi: 209,9 milioni nel 2020/21, 239,3 milioni nel 2021/22 e appunto 110,5 milioni in quella 2022/23.

Insomma, quel percorso di risanamento iniziato prima dal Milan della gestione Elliott e abbracciato anche dall’Inter nelle ultime stagioni – nonostante la spesa monstre per interessi – sembra aver attecchito pure a Torino.

Il percorso è evidentemente ancora lungo e d’altronde non è un mistero che il mandato principale che John Elkann ha affidato al nuovo Football Director Cristiano Giuntoli è stato quello di riportare sì la Juventus a competere sugli scenari nazionali e internazionali ma anche quello di tenere sotto controllo i costi. E Giuntoli nel suo primo atto è sinora stato di parola, almeno per quanto concerne il lato economico.

Il mercato bianconero si è infatti chiuso con un impatto sul bilancio 2023/24 che sarà positivo per oltre 83 milioni di euro. E questo al netto della possibile rescissione di Pogba per la questione doping, che cinicamente, va detto, sarebbe un grande affare per la Juventus: si libererebbe di un ingaggio pesantissimo (oltre 10 milioni lordi) che pesa per 11,1 milioni (considerando gli oneri accessori spalmati fino al 2026) per un giocatore che per quanto sia stato eccellente in passato nelle ultime stagioni non è certo valso l’investimento.

Il punto però sarà vedere se questi benefici saranno sufficienti per attenuare le conseguenze di una stagione che si presenta da tregenda per i conti bianconeri: la Vecchia Signora infatti, per la prima volta dal 2012, non parteciperà alla coppe europee e le conseguenze economiche di questa assenza non saranno secondarie. L’anno passato la Juventus, pur uscendo presto dalla notevolmente redditizia Champions League e proseguendo il percorso sino alle semifinali nella meno lucrativa Europa League, ha comunque intascato 63 milioni. E l’Inter, per fare un paragone, che ha compiuto il percorso europeo sino alla finale nella massima e più ricca manifestazione europea, ha incassato solo in Europa qualcosa come 98 milioni tra premi Uefa, incassi e varie.

Per questo nonostante il percorso di riduzione spese appena avviato e il mercato oculato portato a termine da Giuntoli bisognerà stare molto attenti all’evoluzione economica dell’annata bianconera. Soprattutto sarà interessante capire se l’ipotesi di un aumento di capitale (da vararsi nella prossima stagione) che è stata ventilata per prima in questa rubrica e che ha poi trovato eco nei circuiti economico/finanziari, prenderà ulteriore vigore malgrado i segni di risanamento dei numeri e malgrado per ora Exor la escluda.

Le indiscrezioni sulla cessione e le reazioni di Exor

Questo detto, parlando di Juventus per onore di cronaca non si può ignorare il fatto che in settimana un importante quotidiano nazionale – Il Giornale – ha titolato la prima pagina con “Juventus in vendita” spiegando che la famiglia Agnelli starebbe valutando l’ipotesi di vendere il club dopo 100 anni di proprietà. Un’operazione che, secondo quanto ha scritto il quotidiano milanese appena passato dalla proprietà Berlusconi a quella degli Angelucci, è ancora allo stato di ipotesi ma sulla quale si starebbe riflettendo nei paini alti della dinastia Agnelli-Elkann sulla base di una valutazione di non meno di 1,5 miliardi.

Exor, holding della famiglia piemontese nonché il socio di maggioranza della Juventus, con una nota ufficiale ha immediatamente smentito la notizia bollandola come “notizia destituita di fondamento”. Una dichiarazione netta che per i nostri lettori più avvezzi alle cose di calcio (che non di finanza) merita probabilmente una spiegazione ulteriore: infatti non bisogna commettere l’errore di pensare che si tratti di una smentita sul modello calciomercato, ovvero quelle dichiarazioni tattiche per tenere in segreto la trattativa su un giocatore. Nel mondo economico le dichiarazioni ufficiali hanno un peso specifico, in particolare alla luce del fatto che sia la Juventus così come Exor sono quotate in borsa. Possono quindi adire al pubblico risparmio e le notizie su queste società possono indurre le persone a investire o disinvestire su esse. Pertanto non si può non tenere conto di quanto dichiarato da Exor in maniera ufficiale.

Sempre per onor di cronaca però va nello stesso modo sottolineato che il giorno successivo la smentita Il Giornale ha rilanciato sulla possibile vendita sicuro delle proprie fonti sulla notizia.

Ora al di la di quale sarà la evoluzione sulla questione e di chi ne avrà avuto ragione, in questa sede importa soprattutto sottolineare come, nonostante il percorso di risanamento appena avviato, al momento la Juventus sia difficilmente vendibile secondo i canoni di mercato. A meno che non arrivi una offerta fuori mercato da qualche sceicco o fondo statale di un Paese del Golfo. Per dirla in soldoni è quasi impossibile che un uomo d’affari tipo Cardinale, che punta ad ottenere anche un ritorno economico dell’operazione, possa pensare, visti i conti bianconeri, di acquistare la Juventus in questo momento ai prezzi ventilati. A meno che appunto non si sia in presenza di una offerta fuori mercato di investitori sulla falsariga di quelli degli Stati del Golfo o arabi in generale.

In ogni modo qualsiasi sarà la evoluzione – la Juventus resterà in Exor, verrà venduta a un imprenditore USA oppure a un fondo arabo – la cosa su cui non c’è dubbio che il è il percorso di risanamento sia salutare e per svariati motivi:

  • in primo luogo, in sé per sé perché non è mai sano avere una società che perde soldi a bocca di barile, per quanto sia inserita in una holding -Exor- che invece sembra scoppiare di salute e con molti soldi da investire
  • in seconda istanza perché, ammesso e non concesso che gli Elkann ed Exor un giorno possano prendere pensare di vendere la Juventus, lo potranno fare non solo con maggiore agio e quindi con un maggior guadagno, ma anche mettendo in competizione gli investitori, tipo fondi statali che non stanno tanto a badare al prezzo, quelli, con quelli tipo businessmen statunitensi, che invece sono molto attenti al ritorno economico di una eventuale operazione.

Quello su cui ci sono pochissimi dubbi invece è che la Juventus sia considerato un “trophy asset” nei circoli economici interessati a investire nel calcio. Sempre che Exor dovesse decidere di trovare un acquirente oppure un socio di minoranza che nel tempo però possa pensare a salire nell’azionariato bianconero sino ad arrivare a esserne il primo socio. E’ ovvio in questa seconda ipotesi che un eventuale aumento di capitale sarebbe l’operazione ideale per iniziare a far entrare nell’azionariato un eventuale socio che possa puntare a salire.

Il Genoa e la mossa del bond di 777 Partners

Un altro argomento in settimana ha catturato l’attenzione per chi si occupa specificamente di calcio e finanza, ovvero la decisione del Genoa di lanciare un bond da 5 milioni per finanziare il nuovo centro sportivo delle giovanili sulla collina degli Erzelli nel capoluogo ligure. La cosa interessante è che l’operazione è volta a finanziare una infrastruttura stabile per il club. Un impianto che creerà valore per la società non solo dal punto immobiliare ma anche come “cantera” per il proprio settore giovanile. “Cantera” che a sua volta, con la struttura e le competenze adeguate, può rappresentare una fucina di valore sia tecnico che economico.

La mossa di 777 Partners ha quindi grande senso strategico per il club. Per quanto concerne invece gli eventuali sottoscrittori, trattandosi di un investimento finanziario, si invitano gli eventuali interessati, prima di prendere qualsiasi decisione, a leggere con molta attenzione il prospetto che la società rossoblù metterà a disposizione di coloro che volessero investire.

Quel che è certo è che la proprietà legata al fondo 777 Partners sembra avere scelto il momento migliore. Nel mondo finanziario una delle prime norme da osservare quando si decide di emettere un bond e bussare al mercato –“tap the market” in gergo- è guardare al momento giusto in termini di tassi di interessi: più sono bassi sul mercato obbligazionario globale e più conviene emettere l’obbligazione al di là di quello che sia il merito di credito della società emittente. Il livello generale dei tassi sarà comunque una base su cui poi si aggiungerà un ulteriore tasso in base al profilo di rischio della società emittente.

Il calcio però non è un settore normale e il Genoa non è una azienda manufatturiera o finanziaria. Quindi l’operazione non è rivolta alla massa degli investitori che ragionano in base al profilo rischio/rendimento dell’operazione ma alla base più ristretta dei tifosi del Grifone che ragiona sì sulla base sì del profilo rischio/rendimento ma anche sulla passione dei tifosi. E se per le aziende “normali” il momento buono è dettato in gran parte dall’entità dei tassi di interesse, qui è legato all’entusiasmo dei sostenitori che mai in tempi recenti in casa rossoblù è stato così elevato. Se è vero come è vero che il Genoa con i suoi oltre 27mila abbonati ha fatto segnare quest’anno il record cittadino in termini di tessere allo stadio nel capoluogo ligure.

Nota a margine: il bond Genoa è lanciato tramite la Tifosy Capital & Advisory, una società specializzata nel settore guidata dal manager Fausto Zanetton, ma che ha una curiosità: tra i suoi soci fondatori e direttore non esecutivo figura il compianto Gianluca Vialli, che proprio a Genova, sulla sponda opposta, ha scritto pagine storiche per il calcio italiano. E vista la statura del personaggio si può pensare che la cosa non dispiacerà nemmeno al più sfegatato tifoso rossoblù in Gradinata Nord o a chiunque segua il Grifone in giro per il globo.