Eredità Agnelli, è guerra anche sui quadri: le opere finiscono in Tribunale

La collezione di opere d’arte di Gianni Agnelli e Marella Caracciolo è al centro della più ampia disputa sull’eredità della famiglia Agnelli.

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John Elkann (Foto: Samantha Zucchi Insidefoto)

È attesa per i prossimi giorni la decisione del Tar del Lazio sul ricorso presentato da John, Lapo e Ginevra Elkann contro il provvedimento del Ministero dei beni culturali di rendere “ostensibile” a terzi l’elenco delle opere d’arte ereditate dai nonni materni, l’avvocato Gianni Agnelli e Marella Caracciolo. Lo riporta l’edizione odierna di Libero spiegando che tra i quadri, in particolare, vi sarebbero stati dipinti di Giacomo Balla, Giorgio De Chirico, Francis Bacon, Claude Monet, Jean-Léon Gérome, mai però ritrovati.

Gianni Agnelli e la moglie avevano una spiccata passione per la pittura al punto da creare nel tempo una collezione di altissimo livello poi consegnata alla pinacoteca del Lingotto dove sono oggi visibili opere di Giovan Battista Tiepolo, Antonio Canova, Pierre-Auguste Renoir, Édouard Manet, Pablo Picasso, Amedeo Modigliani ed Henri Matisse. Per i tre fratelli Elkann, la decisione del Ministero di divulgare le opere da essi possedute violerebbe la privacy.

In realtà, dietro la decisione di ricorrere al giudice amministrativo vi sarebbe il contenzioso legale con la madre Margherita, iniziato a gennaio del 2003. Nei primi mesi del 2004, Margherita, che dopo essersi separata da Alain Elkann avrà cinque figli con Serge de Pahlen, aveva concluso due accordi, ideati dai suoi stessi consulenti, per regolare non solo l’eredità del padre, ma anche quella della madre, così da prevenire ogni contestazione ereditaria.

Temendo il tracollo della Fiat, Margherita scelse di vendere le azioni legate al Gruppo uscendo dalla Dicembre, la cassaforte della famiglia Agnelli. Marella Caracciolo accettò tutte le condizioni poste dalla figlia e Margherita ottenne così la gran parte dell’asse ereditario paterno composto da denaro, immobili, arredi ed opere d’arte e, soprattutto, monetizzò immediatamente le quote della Dicembre.

Ma quando, dopo pochi anni dalla stipula di questi accordi, la Fiat si risollevò e le sue azioni ripresero valore, Margherita diede inizio ad una serie di cause legali per invalidare quegli accordi, con l’obiettivo di ottenere un supplemento di eredità, ritenendo la procedura ereditaria affetta da vizi. I giudici italiani hanno già affermato la correttezza degli accordi in essere. Ed anche le cause avviate in Svizzera contro i suoi tre figli Elkann non hanno riscosso successo.

In attesa di ulteriori mosse, la decisione del Tar del Lazio sui quadri della famiglia Agnelli, lasciati in eredità a John, Lapo e Ginevra Elkann, potrebbe allora fornire un “assist” a Margherita che riuscirebbe così a dimostrare che parte dell’eredità della madre non confluì nell’iniziale inventario. La vicenda è destinata così a trascinarsi ancora a lungo, senza esclusioni di colpi.