La UEFA chiude la porta ai sauditi in Champions: «Ammessi solo club europei»

Il presidente della UEFA ha chiarito anche la questione relativa alla nuova Champions: «Non ha nulla a che vedere con la Superlega».

Nuove regole licenze UEFA
Aleksander Ceferin (Foto: PATRICIA DE MELO MOREIRA/AFP via Getty Images)

Quello di oggi sarà l’ultimo sorteggio per la fase a gironi di Champions League Infatti dalla prossima stagione, la massima competizione europea per club cambierà formula con le squadre, 36 e non più 32, e non saranno più divise a gruppi di quattro.

La nuova Champions è stata voluta e anticipata dal presidente della UEFA Aleksander Ceferin che, al quotidiano francese L’Equipe, ha voluto allontanare qualsiasi dubbio che ci sia qualche assonanza fra la nuova formula e la Superlega pensata da alcuni club europei: «Chi dice così non capisce il calcio. Non ha nulla a che vedere con la Superlega. Ci saranno più squadre, la competizione non sarà chiusa, sarà più interessante e tutti potranno farlo qualificare. Anche i piccoli club sono molto contenti di questa nuova formula e non solo quelli più grandi e ricchi».

«Anche se l’attuale Champions attira molti appassionati e dà grande soddisfazione a chi partecipa – ha continuanto Ceferin – perché non renderlo ancora migliore? Non ripariamo ciò che non è rotto, ma possiamo migliorarlo. Con la nuova formula ci sarà più imprevedibilità, visto che per come è struttura a oggi la competizione spesso sappiamo, da novembre, chi si qualificherà agli ottavi. Questa nuova Champions League è tutt’altro che un passo verso la Superlega».

Se davvero sarà una Champions più imprevedibile lo dirà il campo a partire dalla stagione 2024/25, ma certamente sarà più ricca. Tanti soldi che hanno attirato anche l’Arabia Saudita, desiderosa di inserire uno dei suoi club nella competizione. Ma Ceferin ferma tutto sul nascere: «I media hanno parlato di questa possibilità, ma sinceramente nessuno è venuto prima da noi per riscontrare se fosse una cosa fattibile. Posso dire che solo i club europei sono ammessi a partecipare alla Champions League, all’Europa League o all’Europa League Conference».

Un altro cambiamento prossimo per la massima competizione europea potrebbe essere quello di disputare la finale fuori dai confini europei, ma anche qui Ceferin predica calma: «Stavo partecipando a un podcast negli Stati Uniti e un giornalista mi ha chiesto se nei prossimi 20 anni si sarebbe potuta giocare una finale di Champions League a New York. Ho semplicemente risposto che è possibile, cosa che avrei detto anche se mi avesse chiesto di un altro paese Il giorno apro i giornali e leggo: “La finale di Champions 2026 sarà negli Stati Uniti”. È una proposta che non abbiamo mai affrontato alla UEFA. Al momento il regolamento è chiaro: solo le federazioni europee possono candidarsi per una finale, nemmeno i club. Nel 2024 avremo Londra per la finale di Champions League, nel 2025 sarà a Monaco. E per il 2026 e il 2027 abbiamo due candidate: Budapest e Milano».

Ceferin, infine, torna sul tema dell’Arabia Saudita e commenta così i grandi investimenti fatti per strappare ai club europei i loro calciatori: «Non credo sia un pericolo. Abbiamo visto un approccio simile da parte della Cina, che ha acquistato giocatori a fine carriera offrendo loro molti soldi. Risultato: da allora il calcio cinese non si è sviluppato e non si è più qualificato per la Coppa del Mondo. Non è la strada giusta, dovrebbero lavorare sulla formazione dei giocatori e degli allenatori, ma non è questo il mio problema».

In Arabia però sono andati anche calciatori non a fine carriera: «Nel calcio ci sono i giocatori di fascia alta e quelli che non hanno l’ambizione di puntare alle competizioni “top”. Per quanto ne so, Mbappé e Haaland non sognano l’Arabia Saudita. Non credo che i migliori giocatori al massimo del loro livello vogliano andare in Arabia Saudita. Quando mi dicono dei giocatori che sono andati lì, nessuno sa dove giocano. Ciò interessa principalmente i media, ma non realmente la comunità calcistica europea. Vedremo, ma non credo nemmeno per un secondo che questo possa mettere a repentaglio le nostre competizioni. Non è necessario proteggersi da investimenti dei fondi sovrani, sia che siano interni o esterni all’Europa. Qualunque azionista è bravo se rispetta le regole del gioco, noi abbiamo regole ferree. Abbiamo fondi privati, aziende e fondi statali che investono nel calcio ed è tutto molto bello così».