La Procura di Bologna ha chiesto al gip di archiviare il procedimento penale, contro ignoti, che vedeva al centro la vicenda legata all’accordo di “recompra” siglato, ma mai depositato, stabilito da Juventus e Bologna, in favore dei bianconeri, nell’ambito dell’affare che portò Riccardo Orsolini a trasferirsi in Emilia.
Per la Procura bisogna concludere per «l’insussistenza di elementi conducenti a ritenere sussistente una condotta penalmente rilevante, tantomeno inquadrata nel paradigma del falso in bilancio». I magistrati bolognesi si sono mossi dopo la trasmissione degli atti dell’inchiesta torinese sulle plusvalenze alla Juventus.
Il ‘pro-memoria’, con firme illeggibili e non immediatamente identificabili, anche se le supposizioni portano a quelle di Cesare Gabasio per la Juventus e Claudio Fenucci per il Bologna, secondo quanto scrive la Procura. Il pm Francesco Caleca e il procuratore capo, Giuseppe Amato, e un atto «di cui non può sostenersi la giuridica, documentata esistenza e, soprattutto (con valore assorbente), l’azionabilità in caso di dissenso o inadempimento».
Innanzitutto perché manca la firma per accettazione del giocatore, inoltre i pm sottolineano che l’atto non ha avuto esecuzione perché il giocatore è tutt’ora del Bologna, «ma soprattutto perché trattasi di documento che proprio per come intestato e firmato non integra un ‘contratto’ in qualche modo azionabile da una o altre parti, anche a fronte di una modalità di sottoscrizione che non consente di fondare un giudizio di attendibile identificazione e di attendibile ‘mandato a rappresentare’ le società in capo agli apparenti firmatari».
Il mancato deposito il Lega, tema che per i pm potrebbe interessare nel caso le sole autorità sportive, «qui milita in senso contrario alla validità/efficacia dell’atto». Si può allora sostenere che «gli elementi acquisiti possono solo fondare la sussistenza di un ‘gentlemen agreement’, ma non di un atto civilisticamente rilevante e tale da potervi fondare effetti ‘contabili‘».