Fininvest e il doppio nodo per gli equilibri degli eredi-soci

Al centro delle discussioni in casa Berlusconi la nuova mappa dell’impero e i criteri che saranno utilizzati per la redistribuzione delle quote agli eredi.

Patrimonio fratelli Berlusconi
I cinque figli di Silvio Berlusconi: da sinistra Eleonora, Barbara, Luigi, Marina e Pier Silvio (Foto: PIERO CRUCIATTI/AFP via Getty Images)

Silvio Berlusconi ha affidato la guida del suo impero ai figli Marina e Pier Silvio. A loro andrà il controllo assoluto di Fininvest e con esso la maggioranza del patrimonio. I tre eredi più giovani, Luigi, Barbara ed Eleonora manterranno la posizione finora detenuta, e cioè quella di semplici soci di minoranza. La nuova mappa delle quote e la struttura della governance di Fininvest ribadiscono dunque il modello che ha governato la holding durante la vita del fondatore: a comandare è solo chi detiene il controllo.

Un equilibrio che oggi è oggetto di confronto e discussione. Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, ci sarebbero stati diversi incontri tra Luigi e Marina e Pier Silvio. Sul tavolo, la nuova mappa dell’impero, ma soprattutto i criteri che saranno utilizzati per la redistribuzione delle quote agli eredi. Qui ci si chiede se Barbara, Luigi ed Eleonora accetteranno il loro ruolo di soci di minoranza silenti o se chiederanno più potere.

Secondo quanto disposto da Silvio Berlusconi nel testamento del 2006, a Marina e Pier Silvio sarà assegnata una quota del 29,9% a testa del patrimonio, per un totale del 59,9%, mentre Barbara, Luigi ed Eleonora, saranno destinatari tutti insieme del 39,9%. Alcune stime parlano di un valore oggetto di distribuzione di circa 5 miliardi di euro. Solo la parte di Fininvest ne vale 3,9 a cui aggiungere il resto dell’eredità.

Partendo da questa cifra si può calcolare che a Marina e a Pier Silvio spettano circa 1,5 miliardi di euro a testa. Per i fratelli più piccoli, si può stimare un’eredità di circa 660 milioni di euro a testa. La struttura di Fininvest agevola la divisione attraverso l’assegnazione di quote societarie secondo queste stesse proporzioni. Il punto è che entrambe le società a cui fanno capo le aziende e i cespiti immobiliari sono fuori dal listino azionario e proprio per questo motivo sono rette da statuti che non impongono maggioranze qualificate.

Il controllo assoluto permette ai figli di gestire liberamente non solo la parte del patrimonio assegnato, ma anche quei 2 miliardi del ramo di proprietà di Luigi Barbara ed Eleonora. Da qui l’impressione che la prima richiesta che potrebbero avanzare i fratelli più giovani sia la revisione della governance di Fininvest e di Dolcedrago, prevedendo maggioranze qualificate su tematiche sensibili.

C’è chi osserva, però, che Marina e Pier Silvio non avrebbero alcun interesse a concedere poteri di veto. In assenza di aperture verso una governance capace di tutelare anche i soci di minoranza, secondo diversi osservatori per Barbara Luigi ed Eleonora ci sarebbero pochi margini di manovra. La prima, immediata, sarebbe procedere all’impugnazione del testamento, avviando una battaglia legale.

 

L’alternativa sarebbe quella di chiedere ai nuovi soci di controllo di Fininvest di essere liquidati. Ma anche in questo caso, Marina e Pier Silvio non avrebbero alcun interesse a staccare un assegno miliardario per qualcosa che è, di fatto, già di loro proprietà. Infine, c’è chi osserva che un possibile schema di accordo potrebbe passare da uno scambio tra azioni e immobili. In altre parole, un accordo tra gli eredi che trasferisca l’intera Dolcedrago e altri cespiti immobiliari o tesori al ramo di Barbara Luigi ed Eleonora, in cambio di un ridimensionamento della stessa Holding italiana Quattordicesima nel capitale di Fininvest.