L’autore è Principal Financial Stability Expert presso la Banca Centrale Europea. Tutte le opinioni espresse sono esclusivamente personali e non impegnano in alcun modo la Banca Centrale Europea né altri enti ai quali l’autore è affiliato.
«C’era una volta una coppa europea a cui partecipavano le squadre di Serie B…»: questo potrebbe forse sembrare l’inizio di una favola frutto di fantasia, ma così non è. La Mitropa Cup, la più antica coppa europea per Club, fu disputata tra il 1979 e il 1992 dalle migliori compagini dei campionati di seconda serie di Austria, Cecoslovacchia, Italia, Jugoslavia e Ungheria. Lo sanno bene i tifosi di Ascoli, Bari, Milan, Pisa, Torino e Udinese, che hanno festeggiato la conquista di quella coppa in quegli anni. La Fiorentina vinse la competizione nel 1966, nel periodo in cui la coppa era riservata alle squadre classificatesi sotto le posizioni valide per partecipare alle coppe europee organizzate dalla UEFA. Andando ancora più indietro nel tempo, i tifosi del Bologna possono ricordare, oltre alla vittoria del 1961, le vittorie della Mitropa Cup negli anni ’30 del secolo scorso, quando questa coppa era sostanzialmente l’equivalente dell’odierna Champions League.
“Mitropa” era l’abbreviazione di “Mitteleuropa”: la Mitropa Cup era la coppa dell’Europa centrale. Infine, è da ricordare che le squadre delle seconde divisioni italiana ed inglese presero parte anche alla coppa anglo-italiana, vinta negli anni ’90 da Brescia, Cremonese e Genoa. Oggi le seconde serie offrono spesso un eccellente spettacolo sportivo, reso avvincente da esiti incerti fino all’ultima giornata ed anche dai playoff – come nel caso della serie B italiana: tuttavia questo spettacolo rimane soltanto nel palcoscenico di una competizione nazionale. Se la Mitropa Cup non riusciva più a riscuotere sufficiente interesse quando il torneo fu interrotto, e gli stessi Club non avevano forti incentivi a proseguirlo, una nuova coppa europea per le squadre di serie B potrebbe oggi avere un’attrattività molto superiore, anche grazie al ruolo della televisione e dei diritti TV, ben diverso da quello di alcuni decenni fa.
Reintrodurre una competizione europea per i migliori Club delle seconde divisioni potrebbe avere il fascino di un ritorno al passato, ma anche offrire significativi benefici da un punto di vista economico-finanziario. Come noto, il sistema calcio attraversa, in Italia così come in altri paesi europei, una fase di criticità e sfide sul tema della sostenibilità economico-finanziaria. Queste problematiche non riguardano certamente solo le prime serie e si estendono a tutto il sistema del calcio professionistico, incluse quindi le seconde divisioni. Nella serie B italiana un ruolo centrale è svolto da una serie di contributi versati ai Club principalmente dalle leghe di A e B (inclusa la cosiddetta “mutualità” e il “paracadute retrocesse”, che sono le tipologie di contributi predominanti): come mostrato nella Figura 1, questi contributi rappresentavano in media oltre un terzo del valore della produzione per la stagione 2021-2022 (i cui dati sono influenzati, parzialmente, dalle restrizioni Covid), alleviando in misura significativa ma non risolvendo i problemi di sostenibilità economico-finanziaria.
Non si vuole qui affrontare nel suo complesso l’articolata questione della sostenibilità economico-finanziaria, delle cause dei problemi e delle possibili soluzioni (si noti che l’analisi non copre il lato dei costi); si vuole però presentare una proposta che potrebbe contribuire a mitigare dal lato dei ricavi, anche se solo in parte, queste criticità, al contempo proiettando (nuovamente) le squadre delle seconde divisioni in una dimensione europea.
La nuova coppa europea potrebbe essere aperta alle migliori squadre dei campionati di seconda divisione delle federazioni che fanno parte della UEFA. Il numero di squadre partecipanti per ciascun campionato di seconda divisione dipenderebbe dai coefficienti UEFA dei Club per paese (che sono calcolati in base ai risultati dei Club di ciascun paese alle competizioni UEFA): per le seconde divisioni dei paesi ai primi 10 posti di questo ranking UEFA, le prime cinque classificate dell’ultimo campionato sarebbero qualificate alla fase a gironi della nuova coppa (Tabella 1).
Ulteriori quattordici squadre emergerebbero da una fase di play-off, con una serie di turni preliminari in gara secca ad eliminazione diretta a cui parteciperebbero squadre delle seconde divisioni delle altre federazioni. Le 64 squadre qualificate per la fase a gironi sarebbero suddivise in 16 gironi da quattro squadre ciascuno. Per ciascun girone si giocherebbero 3 partite, con gara di sola andata, in casa del Club con il migliore piazzamento nell’ultimo campionato (in caso di parità di piazzamento, potrebbero essere usati ulteriori criteri, per esempio la differenza reti o il numero di vittorie rapportato al totale dele partite disputate).
Le prime due classificate di ciascun girone si qualificherebbero ai sedicesimi di finale, nei quali le prime classificate sfiderebbero le seconde (di gironi diversi), in una gara secca giocata in casa delle prime – con tempi supplementari e rigori in caso di pareggio (come ai mondiali). Lo stesso meccanismo si applicherebbe poi a ottavi, quarti e semifinali, con gara secca in casa del Club che ha riportato risultati migliori nelle partite del girone e nei turni ad eliminazione diretta: per esempio, qualora si sfidassero, dai quarti di finale in poi, due prime classificate nel girone, si potrebbero considerare i punti nel girone ed anche la differenza reti nei turni a eliminazione diretta (con priorità per le vittorie ottenute nei 90 minuti). La finale sarebbe infine giocata in gara secca su un campo neutro, da scegliere ogni anno come viene fatto per le altre competizioni europee. Al vincitore della nuova coppa potrebbe essere assegnato un posto per la partecipazione all’Europa Conference League della stagione successiva.
La competizione potrebbe essere denominata “Way 2 Europe Cup”, o “Way2EU Cup” (con il 2 ad indicare la partecipazione dei Club delle seconde divisioni). Inoltre, come la serie B è stata denominata il “Campionato degli italiani”, la Way2EU Cup potrebbe essere denominata la “Coppa degli europei”.
La Way2EU Cup potrebbe essere organizzata e gestita dalla UEFA, con una possibile eventuale cooperazione con l’Union of European Clubs (UEC), l’unione dei Club europei di medie e piccole dimensioni recentemente avviata e in fase di costruzione. La partecipazione alla Way2EU Cup sarebbe subordinata all’ottenimento della Licenza UEFA (magari in una sua versione specifica, con eventuali possibili aggiustamenti che possano facilitare o rendere non eccessivamente costoso o complesso l’ottenimento della licenza da parte di tutti i Club delle seconde divisioni).
Le implicazioni economico-finanziarie della Way2EU Cup potrebbero essere significative. Stimare i possibili ricavi legati alla nuova competizione è ovviamente un esercizio complesso. Considerando i ricavi UEFA per le attuali coppe europee – dominati naturalmente dai diritti media – si potrebbe ipotizzare una cifra compresa tra i 50 e i 100 milioni di euro. Come termine di paragone, per l’edizione 2022/2023 della Conference League la UEFA ha deciso di distribuire ai Club un ammontare totale di 235 milioni di euro. La partita dei diritti media avrebbe naturalmente un ruolo decisivo, con un esito difficile da prevedere con esattezza, ma potrebbe non essere irragionevole immaginare che sia possibile allocare 80 milioni di euro per i Club partecipanti alla Way2EU Cup – una cifra equivalente a circa un terzo dell’ammontare totale stabilito per la Conference League. Qualora i ricavi da diritti media (e i ricavi commerciali) non consentissero alla UEFA di ottenere interamente questa somma, un contributo parziale potrebbe essere allocato dalla UEFA sotto la voce contributi di solidarietà, in tal caso vincolando magari una parte dei premi distribuiti agli investimenti in infrastrutture, calcio femminile e calcio giovanile. È chiaro che l’effettiva possibilità di mettere a disposizione dei Club partecipanti risorse finanziarie adeguate è condizione imprescindibile per la realizzabilità e per il successo dell’iniziativa.
Ipotizzando dunque una cifra complessiva disponibile per i Club di 80 milioni di euro, queste risorse potrebbero essere suddivise in due parti, con 60 milioni destinati alle squadre qualificate per la fase a gironi e 20 milioni destinati alle squadre che si qualificano per i successivi turni. Dei 60 milioni per la fase a gironi, 40 milioni sarebbero distribuiti in parti uguali di 625.000 euro tra tutti i 64 Club. I rimanenti 20 milioni di euro sarebbero distribuiti in base ai risultati delle partite del girone, assegnando 100.000 euro per ogni vittoria e 30.000 euro per ogni pareggio, 300.000 euro per il raggiungimento della prima posizione e 100.000 euro per la seconda posizione. Le risorse non distribuite (comprese tra 4 e 8 milioni di euro circa, e determinate dal numero di vittorie e pareggi) potrebbero essere versate in parte alle terze e quarte classificate dei gironi (in base ai punti ottenuti); in parte come contributo di solidarietà alle squadre che non hanno superato la fase dei play-off e non hanno quindi partecipato alla fase a gironi; e infine in parte come contributi per investimenti in infrastrutture, calcio giovanile e calcio femminile dei Club delle seconde divisioni (e potenzialmente anche delle terze divisioni). Infine, i rimanenti 20 milioni di euro sarebbero assegnati per il raggiungimento di ogni turno ad eliminazione diretta, con un premio aggiuntivo per la vincitrice della coppa (si veda la Tabella 2). Complessivamente, la squadra vincitrice incasserebbe circa 7 milioni di euro, per i Club classificatisi primi nel girone, e circa 6,7 milioni di euro per i Club classificatisi secondi nel girone (Tabella 3).
Rispetto al meccanismo seguito per le altre coppe europee della UEFA, per l’allocazione delle risorse non sarebbero impiegati il criterio del coefficiente/ranking dei Club né quello del market pool, per tre motivi. Il primo è quello di garantire, almeno nella fase iniziale di questa nuova competizione, un meccanismo non eccessivamente complesso, che potrebbe comunque essere affinato in un secondo momento; il secondo motivo è la difficoltà di avere i coefficienti per le squadre delle seconde divisioni; il terzo è quello di dare prevalenza al merito sportivo nella competizione rispetto alla “forza”, per esempio in termini di mercato televisivo, dei vari campionati e paesi.
Il Club vincitore della Way2EU Cup otterrebbe anche il diritto a partecipare all’Europa Conference League della stagione successiva, direttamente alla fase a gironi. In totale, il Club vincitore potrebbe quindi incassare complessivamente circa 10 milioni di euro, con circa 7 milioni dai premi della Way2EU Cup e circa 3 milioni per la partecipazione all’Europa Conference League (considerando i 2,94 milioni assegnati a ciascun Club partecipante nell’ultima edizione). Da questa cifra andrebbero ovviamente sottratti i costi relativi alla partecipazione alle partite, ma andrebbero aggiunti gli incassi delle partite. Ulteriori proventi potrebbero derivare dalle attività commerciali e da proventi pubblicitari e sponsorizzazioni, nonché da eventuali ulteriori premi legati alla partecipazione alla Conference League nella stagione successiva. Senza considerare questi ulteriori proventi, la cifra potenzialmente incassabile in caso di vittoria della coppa rappresenterebbe per i Club della serie B italiana un valore molto rilevante del conto economico: considerando i valori medi dei ricavi per i Club di serie B illustrati nella Figura 1, i 10 milioni di euro farebbero aumentare i ricavi del 58% e diventerebbero la voce di ricavo più rilevante, pari al 37% del nuovo valore della produzione (Figura 2; a fini illustrativi i 3 milioni di euro per la partecipazione alla Conference League sono considerati come un ricavo di competenza della stessa stagione in cui un Club gioca la Way2EU Cup).
Naturalmente le cifre sarebbero inferiori per le squadre non vincitrici, ma pur sempre appetibili. Per esempio, una squadra che venisse eliminata agli ottavi di finale potrebbe incassare circa 1,2/1,5 milioni di euro (in base al piazzamento nel girone), e un Club eliminato ai quarti di finale potrebbe incassare circa 1,7/2 milioni di euro – somme rilevanti per un Club di serie B. In quest’ultimo caso, sempre usando i dati sui ricavi medi dei Club di serie B per la stagione 2021-2022, per un Club classificatosi secondo nel girone ed eliminato ai quarti di finale i ricavi totali aumenterebbero di circa il 10% e quelli legati alla nuova coppa rappresenterebbero il 9% del nuovo valore della produzione (Figura 3). Infine, una squadra che partecipasse alla fase a gironi perdendo tutte le tre partite incasserebbe 625.000 euro – una cifra molto superiore alla media dei ricavi commerciali dei Club di serie B nella stagione 2021-2022 e che farebbe aumentare il valore della produzione di circa il 3,6%, risultando pari a circa il 3,5% dei nuovi ricavi totali medi. Ai 625.000 euro andrebbe peraltro aggiunta, come proposto sopra, una parte dei premi allocati alla fase a girone che non sono stati distribuiti, e quindi il beneficio economico complessivo per questi Club sarebbe anche superiore.
Le caratteristiche economico-finanziarie dei diversi campionati di seconda divisione in Europa dovrebbero naturalmente essere considerate attentamente. Le cifre illustrate sopra sarebbero probabilmente appetibili per tutti i Club delle seconde divisioni, ma con intensità diversa a seconda del livello del valore della produzione, che dipende sia da fattori specifici dei singoli Club che da fattori nazionali e legati ai singoli campionati (come i diritti TV). Questa eterogeneità dovrebbe essere valutata, in particolare per garantire che gli incentivi economici alla partecipazione alla coppa risultino sufficientemente forti per tutti i possibili partecipanti. Questo tema diventerebbe probabilmente meno pressante al crescere delle risorse finanziarie messe a disposizione per la nuova coppa.
Oltre al tema delle risorse e degli incentivi economico-finanziari, ci sarebbero poi numerosi fattori organizzativi da considerare, che presentano un buon grado di complessità. Una prima questione sarebbe quella di individuare le date per le partite del torneo: in linea generale dovrebbe essere evitata la contemporaneità con partite delle prime serie e anche con partite delle altre coppe europee. Questa condizione è necessaria, tra gli altri motivi, anche per poter avere buone possibilità di ottenere ricavi soddisfacenti attraverso i diritti televisivi. Un secondo tema è quello del carico di impegni per i Club partecipanti: a tal riguardo, tuttavia, il numero di partite della Way2EU Cup in una stagione sarebbe piuttosto contenuto, da un minimo di 3 ad un massimo di 8 partite per i Club qualificati direttamente alla fase a gironi. In terzo luogo, dato che la coppa si giocherebbe nella stagione successiva rispetto a quella che determina le partecipanti, il torneo includerebbe sia squadre della seconda serie che squadre che sono state appena promosse nella prima serie. Da un lato, questo elemento potrebbe creare alcuni squilibri, in primis in termini di valori e competitività delle rose, ma anche in termini di diversi incentivi economici – soprattutto in paesi caratterizzati da una forte differenza in termini di diritti televisivi tra la prima e la seconda serie.
Tuttavia, il montepremi a disposizione potrebbe comunque rimanere appetibile per le neopromosse in prima serie, accompagnato dalla possibilità di qualificarsi, da neopromosse, alla Conference League in caso di vittoria della Way2EU Cup. In aggiunta, la partecipazione alla nuova coppa europea potrebbe consentire, anche ai Club neopromossi in prima serie, di aumentare una serie di ricavi, per esempio legati a sponsor, pubblicità e attività commerciali. Infine, da un punto di vista sportivo, la compresenza in uno stesso torneo di Club di prima e seconda divisione (come del resto nelle coppe nazionali) potrebbe rendere la competizione ancora più interessante, con la possibilità per le squadre di seconda serie di cimentarsi in gare con Club di categoria superiore.
I fattori menzionati sopra rappresentano solo alcune delle sfide che dovrebbero essere affrontate per istituire la Way2EU Cup: l’analisi e la proposta in questo articolo non hanno ovviamente la presunzione di poter risolvere tutte queste complesse problematiche, bensì di presentare alcuni dei possibili benefici economico-finanziari di questa nuova competizione europea. A tal proposito, la Way2EU Cup potrebbe avere di per sé una forte attrattività da un punto di vista economico-finanziario, come mostrato sopra, ma creerebbe anche una serie di possibili ulteriori benefici economico-finanziari.
L’interesse del pubblico e dei media per le partite di seconda divisione potrebbe aumentare significativamente, non soltanto per le partite e per le “battaglie” per le posizioni che garantiscono la promozione o la partecipazione ai playoff, ma anche per le posizioni che garantirebbero la qualificazione alla Way2EU Cup. I ricavi da diritti media, ma anche i ricavi commerciali, pubblicitari e delle sponsorizzazioni potrebbero risultarne positivamente influenzati. Infine, la nuova “Coppa degli europei” proietterebbe le seconde divisioni in una dimensione europea, con un’attenzione particolare e un sostegno concreto per le medie e piccole realtà, che rappresentano un patrimonio importantissimo del calcio europeo.