Abodi: «Ogni stadio deve diventare una comunità energetica»

Il tema della sostenibilità sta diventando sempre più centrale anche nel mondo dello sport per via della attenzione presente in varie fasce della popolazione e l’auspicio è quello che anche…

Abodi stadio comunità energetica
(Foto: Paolo Bruno/Getty Images)

Il tema della sostenibilità sta diventando sempre più centrale anche nel mondo dello sport per via della attenzione presente in varie fasce della popolazione e l’auspicio è quello che anche lo sport italiano sia sempre più attento a rispettare l’ambiente. Parola del ministro dello sport, Andrea Abodi.

«Credo, da tempo non sospetto, che lo sport possa essere il principale testimonial della lotta al cambiamento climatico – ha dichiarato Abodi a La Repubblica -; e svolgere ogni giorno una funzione educativa ed evocativa, dicendo a praticanti, dirigenti, tecnici, ai tifosi e alla società civile tutta che questa è la strada da seguire. Il calcio, per il seguito che ha, può fare da locomotiva, guidare una svolta che non deve essere solo testimonianza ma cambiamento reale. Per questo approvo pienamente la scelta della Lega di far indossare ai capitani di Serie A una fascia dedicata al clima per la Giornata della Terra: sono felice di questo impegno, ma partiamo da qui per iniziare una nuova stagione con una strategia precisa. Le politiche per l’ambiente devono essere impegno quotidiano, non una giornata dedicata».

Abodi, che ha visto per primo la fascia proposta da Green&Blue e iniziativa subito appoggiata da capitani come Berardi, Calabria e Pessina, si è sempre definito un ambientalista: «Era il 2005, facevo parte del consiglio di amministrazione di Coni Servizi e lanciai l’idea di una società dedicata all’efficentamento energetico del sistema sportivo, Coni Energia. Avrebbe dovuto accompagnare la riqualificazione energetica degli impianti puntando sulle energie rinnovabili. Arrivai a parlarne con il ministro Pecoraro Scanio che comprese l’opportunità e stanziò un milione e duecentomila euro con tanto di firma in pompa magna di un protocollo per riqualificare i centri di preparazione olimpica».

Cosa aspetta il mondo dello sport nei prossimi mesi: «C’è una complementarietà di ruoli fra Coni e Cip da una parte e Sport e Salute dall’altra. Quest’ultima non è un’entità astratta e indipendente ma espressione operativa delle politiche di governo sullo sport. Fra due mesi ci sarà la nomina dei nuovi vertici. Il nostro compito sarà allargare la base, rafforzare il ruolo dello sport nelle scuole e nella salute, e metterlo al servizio di una socialità diffusa, andando nelle periferie dove ci sono persone svantaggiate dal punto di vista socio-economico. In questa cornice c’è il tema dell’ambiente: dobbiamo diventare il partner principale delle politiche ambientali del paese».

Sugli sprechi del mondo dello sport: «Le inefficienze energetiche cubano il doppio del finanziamento pubblico, attorno al miliardo di euro. Ci sono anche ragioni economiche per questa svolta. Questa è la nostra agenda. Ci vorranno anni? Non mi interessa, lo sport deve diventare la migliore pratica in campo ambientale».

All’atto pratico, Abodi ha già in mente come procedere per trasformare gli impianti sportivi presenti sul territorio: «Intanto i due terzi sono pubblici, di enti locali; poi c’è una banca, il Credito sportivo, che è l’unica al mondo che si occupa di sport e cultura; e poi non è un caso che il ministro della Sicurezza Energetica Pichetto Fratin abbia un sottosegretario con delega alle tematiche ambientali applicate allo Sport, Claudio Barbaro».

Sulle opere da fare nei prossimi 5 anni di Governo: «Possiamo impostare il lavoro e non solo. Tutti i centri di preparazione olimpica e formazione federale che finanziamo devono passare alle rinnovabili. Poi possiamo elaborare un protocollo di buone pratiche su acqua, rifiuti e plastica; e fare in modo che il Credito Sportivo nei suoi finanziamenti dia priorità alle tematiche energetiche».

Per la candidatura dell’Italia all’Europeo 2032 ci sono 10 stadi, più quello del Palermo, che sono da adattare: «Ogni stadio può e deve diventare una comunità energetica. È quello che stiamo immaginando per lo stadio Olimpico, dando una indicazione chiara a Sport&Salute che ne è proprietario: immaginare una riqualificazione che passi dalla sostituzione dell’attuale copertura. Uno studio preliminare dimostra che in questo modo, oltre a restituirci un pezzo di visione di Monte Mario e valorizzare l’architettura dello stadio, è possibile produrre l’energia per alimentare tutto il Foro Italico. Con una spesa di 80 milioni di euro, lo faremo nel giro di due anni e sarà più di una dichiarazione di intenti».