L’Antitrust ha approvato nella serata di ieri le “Linee Guida della Lega Nazionale Professionisti Serie A”, aventi ad oggetto la commercializzazione dei diritti tv relativi al campionato di Serie A, alla Coppa Italia, alla Supercoppa, al Campionato Primavera, alla Coppa Italia Primavera e alla Supercoppa Primavera per le stagioni dalla 2024/25 alla 2028/29.
Un via libera arrivato a seguito di una nuova consultazione, resasi necessaria dopo che alla Lega era stata concessa la possibilità di prevedere un bando non solo di durata triennale, ma anche di durata quinquennale, e dunque superiore rispetto a quello a cui siamo stati abituati negli ultimi anni. Ma cosa chiede l’Antitrust alla Serie A per l’assegnazione dei diritti per un arco temporale maggiore? E quali sono i principali dubbi dell’autorità?
Antitrust diritti tv cinque anni – Cosa dicono gli operatori
Nel testo del documento si sottolinea che in data 10 marzo 2023 sono pervenuti contributi alla consultazione pubblica «da parte di tre operatori attivi nella commercializzazione di diritti audiovisivi, un operatore di telecomunicazione e una associazione di consumatori», con particolare riferimento alla possibile durata quinquennale dei contratti.
«Un operatore attivo nella commercializzazione di diritti audiovisivi si è incentrato sulle conseguenze operative e di business derivanti dalla durata quinquennale della licenza, sottolineando i miglioramenti dal punto di vista economico e finanziario di poter pianificare meglio i propri investimenti e accedere in maniera più agevole a finanziamenti. Il medesimo operatore ha rilevato, inoltre, un possibile incremento del potere negoziale con i fornitori e un orizzonte più ampio per raggiungere efficientamenti», spiega l’Antitrust.
«Dal punto di vista commerciale, inoltre, l’operatore in questione ritiene che la durata più ampia consenta di adottare politiche commerciali di maggior successo, volte anche alla fidelizzazione dei clienti e alla stabilizzazione della propria base di utenti, anche in ragione della possibilità di introdurre innovazioni tecnologiche. Per queste ragioni, l’operatore, accoglie con favore la possibilità di portare la durata dei contratti di licenza a cinque anni», si legge ancora.
Ulteriori due operatori attivi nella commercializzazione di diritti audiovisivi non hanno rilevato problematiche legate all’estensione temporale delle licenze, mentre un operatore attivo nei servizi di telecomunicazioni ha sottolineato che «l’ampliamento della durata dei diritti sportivi, pone, secondo alcuni operatori, il serio rischio del consolidamento di assetti di mercato suscettibili di pregiudicare lo sviluppo della concorrenza dei servizi media e broadband».
«Tale circostanza suggerisce, – secondo tale operatore –, la necessità di riduzione delle esclusive derivanti dall’assegnazione dei pacchetti. Tra le possibili soluzioni, sono state proposte la creazione di offerte all’ingrosso disponibili contemporaneamente su più piattaforme e più operatori pay-tv, tramite la promozione di un sistema di regole tale da incentivare il massimo sfruttamento dei diritti da parte di più operatori pay-tv e nell’ambito nel maggior numero possibile di offerte audiovisive. In particolare, secondo l’operatore, sarebbe opportuna la previsione di un sistema di aggiudicazione delle partite – probabilmente neutrale rispetto al numero di pacchetti – che sia caratterizzato dalla assenza di esclusive o di altri meccanismi contrattuali».
Antitrust diritti tv cinque anni – Cosa chiede l’autorità
Qualche perplessità in merito alla durata quinquennale dei contratti arriva anche dalla stessa Antitrust, secondo la quale la possibilità «non appare essere stata adeguatamente recepita dalla proposta di Linee Guida da parte della LNPA, che non ha inteso aggiornare in alcuna maniera il testo già proposto in precedenza, pur in presenza di una situazione nuova – e per alcuni aspetti unica – nel panorama della trasmissione dei maggiori campionati nazionali di maggior importanza».
Per l’autorità, «l’eventuale assegnazione di pacchetti di trasmissione esclusiva per cicli di stagione superiori ai tre anni non appare idonea a favorire un sano contesto competitivo sia nell’ottica della remuneratività dell’assegnazione, sia, e con maggior forza, nell’ottica della qualità e fruibilità dei servizi di trasmissione, qualora permangano per gli operatori condizioni di assegnazione in esclusiva».
Per questo motivo, l’Antitrust spiega che appare opportuno che la Serie A «si adoperi per favorire la previsione di offerte da parte di più operatori, tramite la rimozione di condizione di esclusiva o di altri meccanismi contrattuali aventi un contenuto o effetto analogo, aggravati da vincoli con durata pluriennale, in modo da favorire la concorrenza fra diversi operatori basata sul prezzo, sulla qualità e innovazione del servizio».
«Un sistema così articolato appare idoneo a beneficiare i consumatori in termini di riduzione dei prezzi di fruizione del servizio, ma al contempo risulta favorevole alla LNPA che potrebbe incrementare la redditività per ciascuna stagione oggetto di commercializzazione, tramite una maggiore frammentazione dei diritti e la formulazione di pacchetti di interesse di un ampio numero di operatori. Al riguardo, l’esperienza dei maggiori campionati esteri dimostra che solo il confronto competitivo tra più operatori – anche ove attivi su distinte piattaforme (televisiva, satellitare, internet) – per cicli di commercializzazione limitati (e comunque non superiori a tre o quattro anni) rappresenta un imprescindibile strumento di sviluppo tecnologico».
«Infine, […] si sottolinea che la previsione di contratti in esclusiva di lunga durata può essere idonea a limitare i miglioramenti tecnologici nella produzione e fruizione dei servizi in oggetto, in maniera tale da pregiudicare eventuali dinamiche di innovazione, a scapito dei consumatori. Per queste ragioni, si ritiene che ove la LNPA volesse procedere alla commercializzazione dei propri diritti per un ciclo superiore ai tre anni, la corrispondente gara dovrebbe prevedere l’eliminazione degli ambiti di trasmissione esclusiva, tramite la formulazione di pacchetti di eventi che consentano a più operatori di trasmettere – per lo meno con riferimento ad una ampia parte delle licenze – gli stessi eventi, come accade peraltro nei maggiori campionati esteri, quali ad esempio per la Bundesliga o LaLiga», conclude l’Antitrust.