Inter in vendita. Ma Zhang ha davvero possibilità di scelta?

Piuttosto che niente, è meglio piuttosto. Il presidente dell’Inter Steven Zhang potrebbe presto avere bisogno di mandare a mente questo vecchio proverbio milanese per capire come gestire la…

Zhang lettera addio Inter
Football Affairs
Steven Zhang (Foto: ALBERTO PIZZOLI/AFP via Getty Images)

Piuttosto che niente, è meglio piuttosto. Il presidente dell’Inter Steven Zhang potrebbe presto avere bisogno di mandare a mente questo vecchio proverbio milanese per capire come gestire la situazione del club nerazzurro. Soprattutto se e quando si dovessero materializzare le offerte per acquistare il club nerazzurro di cui si è parlato in settimana sia da parte della società del Bahrein Investcorp, sia della Aser Ventures di Andrea Radrizzani – o di chi per loro.

Entrando nello specifico infatti che Il Sole 24 Ore,  dopo aver organizzato il 5 aprile un convegno con molti esponenti dell’alta finanza, ha rivelato nei giorni scorsi un possibile interesse per l’Inter da parte di Investcorp, società del Baherein che fa capo a Mohammed Bin Mahfoodh Alardhi (presidente esecutivo) e che aveva già messo il  Milan nel mirino l’anno passato. Lo stesso quotidiano di Confindustria inoltre ha spiegato che la stessa Investcorp sta cercando un advisor finanziario, ma soprattutto dal Medio Oriente è emerso che il fondo vorrebbe raccogliere capitali per 500/600 milioni da investire per acquisire l’Inter.

Sono cifre che per chi ha seguito la vicenda risultano essere particolarmente interessanti visto che in termini strettamente economici potrebbero accontentare i desiderata di Zhang per acconsentire alla vendita. Non è un mistero infatti che il presidente nerazzurro – che corre il rischio di vedersi portare in Italia alcune delle vicende giudiziari ad Hong Kong – pensi a una valutazione sugli 1,1/1,2 miliardi per avviare le negoziazione. Si tratta di una cifra simile a quanto era stato valutato il Milan quando nell’estate scorsa passò da Elliott alla RedBird di Gerald “Gerry” Cardinale.

Se infatti arrivassero 500/600 milioni per l’equity, il club avrebbe automaticamente una valutazione superiore al miliardo visto che nella pratica finanziaria l’indebitamento fa parte della valutazione di un asset da vendere. Per spiegarlo in maniera brutale a chi legittimamente non si occupa quotidianamente di finanza, se una persona acquista una casa da 300mila euro pagando 150mila euro cash e accedendo un mutuo per i restanti 150mila euro, l’immobile continuerebbe a valere 300mila euro, non 150mila.

Nei fatti quindi se arrivasse questo tipo di proposta, si arriverebbe a quell’intervallo di valutazione tra 1,1 e 1,2 miliardi cui Zhang punta per vendere il club.

Una cifra, ben intenso che non eviterebbe e a Suning di terminare l’esperienza Inter guadagnando, ma che gli permetterebbe di limitare le perdite. Calcio e Finanza infatti ha calcolato che la società cinese ha investito circa 800 milioni nel club nerazzurro dal suo arrivo nel 2016 ad oggi. E quindi se la transazione andasse in porto nei termini suddetti, gli Zhang chiuderebbero in perdita l’investimento per circa 200/300 milioni di euro, considerando appunto i 500/600 milioni di equity che arriverebbero dal nuovo acquirente.

Questo al netto degli indubbi meriti sportivi della gestione Suning, che dopo le stagioni prive di soddisfazioni calcistiche dell’era Thohir – lui sì che invece ha fatto i soldi nella compravendita dell’Inter – ha riportato l’Inter non solo a importanti successi in campo nazionale – tra questi uno scudetto, una coppa Italia e due supercoppe – ma anche nell’olimpo del calcio internazionale avendo disputato in questi anni la finale di Europa League del 2020 ed essendo impegnata tuttora nei quarti di finale di Champions League. Per altro non è nemmeno detto che la bacheca nerazzurra non si possa arricchire di qualche altro allora in questa stagione visto che la squadra di Simone Inzaghi è in lizza ancora su più fronti.

Dopo l’indiscrezione del Il Sole 24 Ore, nella serata di giovedì 13 invece, a conferma che il dossier nerazzurro è sempre più caldo negli ambienti finanziari, è arrivata la notizia, svelata dall’agenzia Bloomberg, che anche il patron del Leeds (e azionista di DAZN con il 5% della piattaforma streaming dopo l’operazione su Eleven) Andrea Radrizzani starebbe valutando un’offerta per l’Inter.

Nell’epoca dei social i tifosi interisti – e non solo loro – si sono divertiti a svelare che che il manager di Lainate (Milano) non ha il cuore nerazzurro (era di simpatie juventine). Ma business is business e Radrizzani già in tempi non sospetti nel 2021 aveva spiegato come in Europa fossero tre i club con il maggiore potenziale di sviluppo industriale: le due società milanesi e l’Atletico Madrid.

Inoltre se proprio si vuole metterla sulle passioni giovanili la cosa non sarebbe certo una novità: Rocco Commisso non era tifoso della Fiorentina prima di acquistare il club viola, né risulta che Dan Fredkin abbia mai avuto l’abbonamento nella Curva Sud dell’Olimpico in età giovanile, e nemmeno che lo stesso Radrizzani fosse tifoso del Leeds. È il calcio di oggi ma anche di sempre. Per scomodare precedenti illustrissimi, Paolo Mantovani, da Roma, in gioventù non era certo tifoso sampdoriano prima di diventare la figura più importante dell’intera storia blucerchiata. E poi siamo sicuri che Dino Viola, da Aulla (Massa), fosse tifoso giallorosso quando era un ragazzo?

ZHANG TRA LA CHAMPIONS E LE TEMPISTICHE DELL’OPERAZIONE

In questa sede però è importante domandarsi se alla luce della stagione europea dell’Inter (che potrebbe regalare ulteriori soddisfazioni ai tifosi interisti) sia opportuno da parte di Zhang vendere ora. E la risposta non può essere che .

In primo luogo perché fatto forse il più importante di tutti, sul destino dell’Inter e sulle scelte degli Zhang pesa come un macigno il tema del finanziamento da Oaktree da quasi 300 milioni di euro con il 12% di interessi PIK che scadrà nel maggio 2024. Una operazione che, a meno che Zhang non riesca ad ottenere un rifinanziamento, potrebbe portare Suning a perdere il club nerazzurro a zero come già successo per il Milan nel passaggio da Yonghong Li al fondo Elliott. Ipotesi rifinanziamento che, nelle classiche tempistiche finanziarie, si sta già molto probabilmente portando avanti, visto che manca poco più di un anno alla scadenza, ma che starebbe incontrando le difficoltà legate alla situazione dei mercati mondiali.

Inoltre, quand’anche la squadra di Inzaghi dovesse proseguire il cammino europeo sino a un insperato trionfo a Istanbul in Champions League, va segnalato come le tempistiche operazione di questo genere sono lunghe. E probabilmente non si chiuderebbero prima del 10 giugno (la data della finale in Turchia). Pertanto, anche in quella eventualità, Zhang sarebbe ancora il presidente e potrebbe legittimamente reclamare il suo successo. Nel contempo i consulenti avrebbero tutto il tempo di eventualmente incrementare i prezzi.

Invece è molto importante segnalare che per il futuro dell’Inter il rovescio della medaglia potrebbe essere pesantissimo. La stagione sportiva infatti può rivelarsi ancora molto amara per i nerazzurri, i quali non solo potrebbero non qualificarsi per le semifinale (la vittoria di Lisbona è un buon viatico ma non è una garanzia), ma soprattutto potrebbero non centrare le prime quattro posizioni in campionato non qualificandosi per la prossima Champions League e innescando in vero e proprio disastro in termini societari. Senza i soldi garantiti dalla massima competizione europea nella prossima stagione – almeno 40 milioni, ma con ricavi che negli ultimi anni sono valsi il 15% del fatturato -, l’Inter andrebbe incontro a un inevitabile processo di ridimensionamento nel prossimo calciomercato se vuole proseguire il proprio percorso di risanamento per restare in linea con i parametri finanziari della UEFA, considerando l’accordo stretto con la federcalcio continentale sul fronte FPF. A meno che, appunto, il club non venga ceduto a un’altra proprietà. Ma se l’Inter non dovesse centrare la qualificazione alla prossima Champions League sarebbe difficile per Zhang ottenere quella valutazione che tanto vagheggia.

Quale nota a margine, va anche notato come la mancata qualificazione saprebbe anche di beffa visto che l’Inter è appena entrata nella top 10 del ranking Uefa. Questa posizione le garantirebbe quasi sicuramente il posizionamento nella seconda fascia (a meno che non vinca la Champions e in quale caso sarebbe in prima).

Questo come conseguenza significa che, a meno di non essere sorteggiata in altro girone di ferro come quest’anno (dover però partiva dalla terza fascia), la squadra avrebbe una buona possibilità di arrivare almeno agli ottavi della prossima edizione. Visto che in fascia tre i grandi spauracchi sono pochi e tendenzialmente sono rappresentati dalle italiane (che non possono essere sorteggiate nel giorno di una connazionale nella fase a gruppi).

LA STRATEGIA DI ZHANG: PERCHÈ TENERSI L’INTER

Nello stesso tempo, però, bisogna anche domandarsi in ottica strategica per quali motivi Suning dovrebbe tenersi l’Inter.

Ricostruendo la storia della proprietà cinese sulla tolda nerazzurra, va ricordato che il gruppo allora controllato da Zhang Jindong comprò l’Inter nel 2016 quando la politica voluta dal governo di Pechino era quella di puntare sul calcio come veicolo per migliorare l’immagine della Cina all’estero. L’obiettivo del partito era quello di puntare forte sulla possibile organizzazione dei Mondiali 2030.

Questa politica poi subì una inversione a U per motivi interni tanto che la candidatura per i Mondiali non è mai avvenuta. Non solo ma piano piano la Cina si è ritirata dal calcio europeo vendendo tutti i club di cui i suoi cittadini erano diventati proprietari. L’unica eccezione a questo processo, forse perché il blasonato tra quelli della galassia cinese e quindi poteva arrecare problemi di immagine al regime, è stata l’Inter, che è rimasta l’unico tra i top club ad essere posseduto da società cinesi.

In questa ottica è più che mai importante domandarsi perché Suning debba tenere l’Inter nel suo portafoglio e per quanto a lungo lo potrà fare visto che anche la capogruppo ha già grossi problemi finanziari in patria.

Inoltre, per quanto Steven Zhang si sia molto affezionato a Milano e all’universo nerazzurro, non ci sono motivi commerciali per una scelta di lunga durata, visto che Suning come azienda non opera sui mercati europei.

È evidente quindi che, al di là della passione di Steven Zhang, per Suning oggi l’Inter rappresenti una partecipazione finanziaria a sé stante (per altro in perdita) ma non una controllata strategica che garantisca sinergie con le altre imprese del gruppo a livello industriale: di qui la necessità di massimizzare le uscite anche per limitare i danni.

In questo quadro non è un caso che, dopo la virata del clima politico a Pechino sul calcio, Zhang abbia tentato di giocarsi due jolly – entrambi senza frutti per il momento- per poter aumentare in maniera esogena il valore della società e poter guadagnare sull’investimento:

  • la Superlega
  • e il nuovo stadio di Milano.

Il primo – quello della Superlega – era un progetto che in casa Inter era portato avanti direttamente dal presidente visto che, stando alle parole dell’amministratore delegato Beppe Marotta, la dirigenza operativa dell’Inter ne era stata tenuta all’oscuro. Ed è ormai evidente come ormai sia tramontato.

Sull’annosa questione invece del nuovo stadio di Milano si è ormai capito che è meglio non avventurarsi in date o programmi certi. È sufficiente pensare che oltre ai mille tira e molla di questi anni, in settimana la FIGC presentando all’UEFA la candidatura ufficiale per ospitare in Italia per gli Europei 2032 ha scritto nero su bianco che la scelta dello stadio per la città di Milano ricadrà su “San Siro o un impianto che sarà costruito”. Tanto per capire quanto anche i massimi vertici calcistici italiani navighino nell’incertezza su questo tema.

Sta di fatto insomma che nessuno dei due jolly possa portare risultati a breve termine mentre Suning sarà presto costretta a prendere decisioni definitive,  anche perché, come si spiegava, corre il grosso rischio di perdere il club a zero nel 2024 vista l’operazione di finanziamento con Oaktree. Il tutto a meno di una rinegoziazione con il fondo californiano che, se mai avverrà, sarà probabilmente a tassi di interesse maggiori a quelli già alti, ovverosia il 12% pagati sul prestito in essere.