Si sono accesi i fari dell’antimafia, ammesso che si sia mai spenti, sull’inizio dell’attività imprenditoriale di Silvio Berlusconi con un riferimento temporale ben preciso: febbraio 1977-dicembre 1980. 37 mesi che i magistrati di Firenze stanno scandagliando per far luce sui cosiddetti “innesti finanziari” che hanno dato vita alla Fininvest, ma che non hanno un’origine per chiara della loro provenienza.
Come riporta l’edizione odierna del La Repubblica, questo filone fiorentino ripercorre le operazioni “anomale” rilevata nella prima consulenza fatta a Palermo nel processo a Marcello Dell’Utri, storico braccio destro di Silvio Berlusconi. Ci sarebbero dei nuovi documenti che la procura di Firenza ha acquisito a gennaio 2022, oltre 500 pagine di una nuova relazione tecnica.
Dell’Utri e Berlusconi sono indagati per l’inchiesta sui mandati delle stragi del 1993, ma è soprattutto il primo a essere il centro di tutto visti i suoi legami con l’ex premier, a cui è sempre stato vicino sin dall’inizio dell’era Fininvest e dalla discesa in politica. I magistrati Luca Tescaroli e Luca Turco si sono concentrati anche sul flusso finanziario che c’è fra i due indagati che è rimasto continuativo negli anni con continui versamenti per decine di milioni di euro a Dell’Utri, di cui non si conoscono le vere motivazioni.
Come si legge in una nota della Direzione investigativa antimafia confluita nella relazione in mano alla procura di Firenze: «è sicuramente connessa a un riconoscimento anche morale, l’assolvimento di un debito non scritto, la riconoscenza, per quanto riguarda l’ultimo periodo», dovuta all’ex senatore «per aver pagato un prezzo connesso alla carcerazione, senza lasciarsi andare a coinvolgimenti di terzi».
Per far luce sulla questione gli investigatori ricorrono anche all’uso delle intercettazioni. A essere sotto controllo è la moglie di Dell’Utri, Miranda Ratti. La donna «ritiene di essere portatrice, e titolare, di veri e propri diritti economici verso Berlusconi», per cui insiste nel far capire alla sua interlocutrice «che il debito verso di loro è ancora aperto» e afferma: «È un fatto di principio, l’obiettivo va portato fino in fondo, io non mollo». Alla base vi è «una storia nostra», e per la DIA c’è «la consapevolezza che tutte le loro richieste, assecondate da Berlusconi, trovano fondamento in una sorta di risarcimento di quanto hanno patito nel tempo per colpa sua, per averlo, probabilmente, coperto». Gli investigatori della DIA di Firenze scrivono: «In quest’ottica scatta il ricatto».
Fra le comunicazioni intercettate alla moglie di Dell’Utri ce ne è una con la moglie di Denis Verdini, ex senatore, Simonetta Fossombroni. La conclusione cui le due donne giungono è «certamente indicativa di cosa possa stare alla base delle continue dazioni economiche e tramite cosa continuare ad ottenerle». «E, ma se uno non lo ricatta figlia mia…» dice Simonetta Fossombroni, e Miranda Ratti risponde: «È quello il punto». Emerge che le spese legali per i processi a Dell’Utri vengono sostenute da Berlusconi. Sono somme elevate. Fanno notare gli investigatori nella nota alla procura: «La difesa dell’ex senatore (Dell’Utri) dev’essere attenta e puntuale in quanto è anche la difesa di Forza Italia e di Silvio Berlusconi e pertanto se ne deve fare carico lui. Neanche concorrere nelle spese, ma proprio accollarsele tutte».
A luglio 2021, è Dell’Utri stesso a essere intercettato mentre parla con il senatore Alfredo Messina, tesoriere di Forza Italia, e dalla conversazione traspare come «le richieste di Dell’Utri abbiano anche velatamente la funzione di ricordare, ad esempio, che pagare i suoi difensori è pagare anche la difesa di Berlusconi e di Forza Italia, quasi a significare che, al contrario, potrebbero esserci pericoli per l’ex premier». Sia l’affermazione di Ratti sia quelle del marito, riporta la Dia, ma soprattutto le somme elevate versate nel tempo da Berlusconi ai Dell’Utri «fanno ben considerare che alla base vi sia effettivamente una sorta di ricatto non espresso, ma ben conosciuto da tutti, e idoneo al persistere delle dazioni».
E tra i flussi di denaro che dall’ex cavaliere arrivano all’ex senatore c’è, dal maggio 2021, pure un vitalizio da 30mila euro al mese che Dell’Utri ha chiesto e ottenuto. Cifra che si somma all’altro vitalizio che Dell’Utri sta ripristinando dal Senato. Se è facile per gli investigatori ipotizzare che in passato il flusso di denaro avesse come causa l’aiuto fornito dall’ex senatore all’ex premier per la costituzione del suo impero economico, a fine anni 70, prima nel settore edile e poi in quello della TV, per arrivare a favorirne la discesa in campo, negli ultimi anni è probabile che la motivazione «risieda nel compenso per quanto patito da Dell’Utri a seguito delle vicende processuali in cui è rimasto coinvolto e per aver coperto Berlusconi».
D’altro canto la difesa di Dell’Utri, nei vari processi, è la difesa di Berlusconi e di Forza Italia, concetto quanto mai chiaro e idoneo a suscitare le apprensioni del tesoriere di Forza Italia e il suo timore, «stati d’animo che generano paure più che idonee a determinarsi per il pagamento delle notule — elevate — dei difensori di Dell’Utri». Che non perde occasione per ricordare che «questa difesa non è solo mia, effettivamente, sai che c’è dietro». In quanto, si legge nella nota della Dia, «sia il presidente sia Forza Italia sono immischiati in questa storia».