Il presidente del Newcastle nel governo saudita: club inglesi in rivolta

Nel giorno in cui Amanda Staveley, co-proprietaria del Newcastle, ha parlato al forum organizzato dal Financial Times e in corso nelle giornate di mercoledì 1 e giovedì 2 marzo di una possibile…

PIF investimenti calcio
(Foto: Stu Forster/Getty Images)

Nel giorno in cui Amanda Staveley, co-proprietaria del Newcastle, ha parlato al forum organizzato dal Financial Times e in corso nelle giornate di mercoledì 1 e giovedì 2 marzo di una possibile multiproprietà del fondo PIF nel mondo del calcio, The Guardian rivela come i club della Premier League abbiano messo proprio il fondo saudita al centro del mirino.

Il sito inglese riporta come le società che militano nel massimo campionato nazionale abbiano chiesto delucidazioni al Newcastle e alla Premier League su un documento emanato dal un tribunale USA che riguarda Yasir al-Rumayyan, presidente dei Magpies, che ricoprirebbe una carica “non ben definita” all’interno del governo dell’Arabia Saudita.

Amnesty International ha chiesto ufficialmente, alla luce di queste novità, alla Premier League di riesaminare le dichiarazioni e la documentazione depositata dal fondo PIF in sede di acquisto del club in cui si indicava come il club inglese fosse indipendente dal controllo del governo del proprio paese. Nessuna comunicazione ufficiale da parte dei club, che però, come riferiscono da oltremanica, stanno seguendo con molta attenzione la vicenda.

Tutto nasce da una memoria depositata in un caso giudiziario che coinvolge il PGA Tour e il LIV Golf (la “superlega” del golf lanciata proprio dai sauditi) che descrive PIF come “uno strumento sovrano del Regno dell’Arabia Saudita” e Rumanyaan come “un ministro in carica del governo saudita”.

La Premier League ha approvato l’operazione che ha portato il fondo PIF ad acquisire il Newcastle nell’ottobre 2021 dopo aver ottenuto rassicurazioni “legalmente vincolanti” dai nuovi proprietari che il governo saudita non avrebbe avuto il controllo il club. Il fondo PIF è presieduto dal primo ministro saudita, il principe ereditario Mohammed bin Salman, con otto dei nove membri del consiglio elencati sul sito web del fondo come ministri o consiglieri reali. Rumayyan era l’unica eccezione, prima di queste rilevazioni del tribunale americano.