«Siamo sempre alla ricerca di modi per migliorare l’esperienza dei nostri abbonati, quindi abbiamo aggiornato i prezzi dei nostri piani in alcuni Paesi». Un portavoce di Netflix replica così alla richiesta di commento a proposito della notizia, anticipata dal Wall Street Journal, che vedeva l’azienda pronta a tagliare i prezzi in diversi mercati.
I prezzi sono stati tagliati in oltre 30 Paesi. Nel Medio Oriente, in Yemen, Giordania, Libia e Iran, ma anche nei mercati dell’Africa sub-sahariana compreso il Kenya e nei Paesi del Vecchio Continente come Croazia, Slovenia e Bulgaria. «Sappiamo che gli abbonati non hanno mai avuto più scelta di quella attuale in merito all’intrattenimento. Poiché nel corso degli anni abbiamo lavorato per diventare più sofisticati sui prezzi, ora possiamo anche impegnarci a garantire che Netflix continui a essere accessibile agli abbonati di tutto il mondo», ha aggiunto il portavoce, come riportato da Il Sole 24 Ore.
Insomma, la questione è adeguarsi alla necessità di far fronte alla competizione in un settore streaming sempre più affollato, ma considerando le specificità dei vari Paesi. E se il ricavo medio per utente risulta sceso a 11,49 dollari nell’ultimo trimestre del 2022 dagli 11,74 all’anno prima, è vero anche che la condizione non è uguale in tutti i mercati.
Da qui una scelta tagliata su misura per alcuni Paesi da parte di quella che resta l’azienda leader nel mercato dello streaming e che ha chiuso il 2022 con ricavi a quota 31,61 miliardi di dollari, e utili per 4,5 miliardi. Gli abbonati sono saliti a 230,75 milioni con un saldo positivo di 7,66 milioni rispetto al terzo trimestre 2022. La possibilità di aggiungere abbonati nei mercati in cui i numeri non sono particolarmente elevati è in questo quadro importante come quantomeno mantenere (o aggiungrre) clientela nei mercati più redditizi.