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Una favola calcistica nel cuore dell’Europa
Im Herzen von Europa, nel cuore dell’Europa, come recita l’inno dell’Eintracht Francoforte. Sono le 22:53 di martedì 1 novembre 2022 quando una città intera nel cuore dell’Europa trattiene il respiro. Mancano sessanta secondi alla fine dei minuti di recupero di Sporting Lisbona–Eintracht Francoforte, valevole per la sesta ed ultima giornata del girone D della fase a gruppi della UEFA Champions League 2022-2023, e lo Sporting Lisbona sta per battere un calcio d’angolo. In contemporanea, le altre due squadre dello stesso girone si stanno sfidando in Francia, con il Tottenham di Antonio Conte che fa visita all’Olympique Marsiglia. Il girone D è decisamente avvincente, anzi il più avvincente della Champions di questa stagione, con tutte le quattro squadre ancora in corsa per la qualificazione agli ottavi. L’Eintracht è in vantaggio per 2 a 1 e non ha bisogno di fare calcoli: l’unico risultato per proseguire l’avventura in Champions è la vittoria nella capitale portoghese.
Appena l’arbitro fischia la fine della partita di Lisbona, la gioia può esplodere nel settore tedesco dello stadio José Alvalade ed anche, a oltre 2000 km di distanza, a Francoforte. Per l’Eintracht si tratta di un nuovo storico traguardo – difficilmente immaginabile fino a non troppi anni fa. Basti pensare alle quattro retrocessioni in 2. Bundesliga, la serie B tedesca, tra il 1996 (prima retrocessione in assoluto nella storia del Club) e il 2011, dopo buoni risultati nella prima metà degli anni ’90; oppure, in tempi più recenti, allo spareggio del 2016 con il Norimberga, valevole per la permanenza in Bundesliga – risolto al 66° della partita di ritorno da uno storico gol di Seferovic che consentì all’Eintracht di rimanere nell’élite del calcio tedesco e di poter così iniziare a gettare le fondamenta dei successi degli ultimi anni.
Tra il gol di Seferovic contro il Norimberga nel maggio 2016 e il fischio finale di Lisbona nel novembre 2022, l’Eintracht ha vissuto una favola calcistica a tappe. Nel 2017 raggiunge la finale della DFB-Pokal, l’equivalente della nostra Coppa Italia, perdendola contro il Borussia Dortmund; nel 2018 invece la vince, trionfando a Berlino contro il club pià blasonato di Germania, il Bayern Monaco. In Bundesliga, le aquile di Francoforte riescono dopo oltre 20 anni a stazionare stabilmente nella parte sinistra della classifica, e dopo alcune partecipazioni all’Europa League l’Eintracht riesce addirittura a vincerla compiendo una straordinaria impresa sportiva, eliminando il Barcellona ai quarti di finale nel fortino del Camp Nou e poi vincendo la finale di Siviglia ai rigori contro i GlasgowRangers . Il trionfo di Siviglia consente alla squadra di Francoforte di alzare nuovamente al cielo una coppa europea dopo 42 anni, dato che nel 1980 aveva conquistato la Coppa UEFA. La vittoria di Siviglia permette inoltre all’Eintracht di staccare il biglietto per la sua prima storica partecipazione alla Champions League nella stagione 2022/2023.
La recente storia dell’Eintracht Francoforte è dunque una favola sportiva. Ma nel calcio di oggi, si sa, le favole sportive difficilmente sono prodotte da una “semplice” alchimia di squadra dell’“anno buono”, o dal genio di uno o due giocatori, o ancor meno da una serie di fortunati episodi. Al contrario, serve programmazione, non solo di stagione in stagione, ma nel medio e lungo termine. La solidità economico-finanziaria non è naturalmente l’unica dimensione da considerare, ma è estremamente rilevante ed è anzi condizione spesso necessaria sebbene non sufficiente per vincere scudetti e alzare coppe. Per questa ragione, la recente storia economico-finanziaria dell’Eintracht può aiutare a capire meglio alcuni tra i principali ingredienti della ricetta del successo delle aquile di Francoforte.
I numeri dietro la favola: la svolta del 2016 e i record del 2019
Nel decennio 2006-2016 lo stato patrimoniale e il conto economico dell’Eintracht Frankfurt Fuβall AGnon presentano particolari scossoni (la fonte dei dati di stato patrimoniale e conto economico utilizzati in questo articolo sono i documenti finanziari dell’Eintracht Frankfurt Fuβall AG dal 2006 al 2021, che si riferiscono agli anni solari, nda). La dimensione dello stato patrimoniale resta relativamente stabile, con una media di circa 35 milioni di euro (massimo di 46,5 milioni di euro nel 2008) e il conto economico riporta utili o perdite relativamente contenuti (con una media utili positiva pari a circa 0,5 milioni di euro, con il risultato migliore nel 2006, 7,9 milioni di euro, e la perdita maggiore nel 2012, 5,9 milioni di euro).
La storia – sia sportiva che economico-finanziaria – cambia però nel 2016: dopo l’avvicendamento in panchina a marzo, con l’arrivo di Niko Kovač che porterà la squadra alla salvezza nel mese di maggio, a giugno Fredi Bobic viene nominato direttore sportivo, carica che ricoprirà fino al maggio 2021 (curiosità: Bobic è uno dei campioni d’Europa con la nazionale tedesca nel 1996, in campo durante la partita del girone contro l’Italia terminata 0-0 che portò all’eliminazione degli azzurri).
Con il nuovo corso, il Club abbraccia una nuova filosofia basata tra le altre cose sull’investimento nei talenti calcistici e sulla loro valorizzazione e sul rafforzamento del dipartimento di scouting, invece che sui parametri zero: se negli anni precedenti si era rivelato difficile sostituire adeguatamente i talenti in uscita, la capacità di rinnovare la squadra preservandone ed anzi aumentandone la competitività diventa uno dei principali punti di forza dell’Eintracht. Come vedremo, i numeri illustrano bene questo cambio di paradigma.
A partire dal 2017 la dimensione dello stato patrimoniale dell’Eintracht aumenta significativamente, fino a raggiungere i 200,2 milioni di euro nel 2019, oltre cinque volte il valore del 2016 (39,5 milioni), sulla spinta di maggiori investimenti nei giocatori. L’aumento è stato infatti guidato in particolare dal maggiore valore dei cartellini dei calciatori, che quasi raddoppia nel 2018 (46,2 milioni di euro) rispetto all’anno precedente (25,9 milioni di euro), e poi raddoppia nel 2019 rispetto al 2018 grazie a investimenti record nei cartellini per 84,5 milioni di euro nel 2019, attestandosi a 92,1 milioni di euro, oltre otto volte il valore registrato solo tre anni prima, nel 2016 (10,8 milioni di euro).
Inoltre, dal 2019 le immobilizzazioni materiali sono aumentate significativamente grazie all’investimento per la creazione del ProfiCamp, una moderna struttura polifunzionale nei pressi del Deutsche Bank Park del valore di 34,1 milioni di euro, che dal settembre 2021 funge da nuova “casa” dell’Eintracht con una serie di funzioni e servizi che vanno dalle strutture sportive alla sede degli uffici. Il ProfiCamp è situato, naturalmente, nella via “Im Herzen von Europa”; come ulteriore omaggio alla proiezione europea del Club, le sale riunioni portano il nome di avversarie dell’Eintracht in precedenti edizioni delle competizioni europee, tra le quali anche la Juventus.
L’espansione del bilancio negli anni più recenti è stata finanziata in parte da un aumento dei mezzi propri e in parte da un aumento delle altre passività e in particolare dei debiti, riconducibili prima alla campagna trasferimenti nel 2019, ma successivamente a debiti verso banche contratti in parte per esigenze legate alla crisi Covid ma in parte anche per finanziare l’importante investimento infrastrutturale nel ProfiCamp. È importante notare che fino al 2020 il Club non aveva debiti bancari, ai quali è stato fatto ricorso solo a causa di eventi straordinari (Covid) e investimenti infrastrutturali. A fine 2021 i debiti bancari ammontavano a 52,3 milioni di euro (circa un terzo del totale del passivo).
Da un punto di vista patrimoniale, grazie tra le altre cose all’utile record di circa 36,8 milioni di euro registrato nel 2019 e ad un aumento di capitale di 15 milioni di euro nell’aprile 2018, l’Eintracht aveva nel 2019, prima della crisi Covid, un rapporto tra mezzi propri e totale di bilancio del 34%. Nell’aprile del 2021 il Club ha poi provveduto ad un nuovo aumento di capitale di 21,7 milioni di euro, che ha attutito ma non eliminato l’effetto sul patrimonio della crisi Covid: dopo le perdite per 37,1 milioni di euro nel 2020 e per 9,9 milioni di euro nel 2021, legate in larga misura al crollo dei ricavi da matchday, nel corso del 2022 il rapporto tra mezzi propri e totale di bilancio è sceso al 4,1%. Considerando i rapporti patrimoniali raggiunti negli anni precedenti (generalmente superiori al 20% o 30%), è lecito immaginare che la situazione patrimoniale possa essere rafforzata nuovamente nel breve e medio termine.
Per quanto riguarda il conto economico, il Club ha fatto registrare un picco di 308,8 milioni di euro di ricavi totali nel 2019, un valore triplicato rispetto al 2016. Dopo un’inevitabile frenata durante la crisi Covid, con 151,8 milioni di ricavi nel 2020, i ricavi totali hanno nuovamente superato i 200 milioni nel 2021, attestandosi a 212,9 milioni di euro – più del doppio del valore del 2016 (103,6 milioni) e circa tre volte e mezzo rispetto ai 61,5 milioni di euro del 2011, dieci anni prima.
I ricavi da cessione dei calciatori hanno svolto un ruolo chiave. Nel 2019, con la vendita di Luka Jović al Real Madrid (circa 60 milioni di euro) e di Sébastien Haller al West Ham (50 milioni di euro) il Club registra ricavi totali per trasferimenti pari a 111,4 milioni di euro, che contribuiscono al valore record di 308,8 milioni di euro di ricavi complessivi. Il precedente valore più alto dei ricavi per trasferimenti (circa 16 milioni di euro) era stato registrato l’anno precedente, nel 2018, e negli anni ancora precedenti il valore era sempre stato quasi sempre inferiore ai 10 milioni (questi numeri sui ricavi da trasferimenti sono disponibili “al lordo”, non sono cioè i valori delle plusvalenze; i valori residui dei cartellini dei calciatori ceduti sono inclusi tra le voci di costo).
I 111,5 milioni di euro di ricavi per trasferimenti nel 2019 rappresentano dunque un passaggio estremamente importante nella storia finanziaria recente dell’Eintracht. Il trend positivo del calciomercato in uscita per l’Eintracht sembra peraltro continuare – basti pensare ai 40,2 milioni di ricavi del 2021 (da segnalare il trasferimento di André Silva al Lipsia per 23 milioni di euro nell’estate del 2021, dopo che l’Eintracht lo aveva acquistato dal Milan nel settembre del 2020 per 3 milioni di euro), e al più recente trasferimento nella Torino bianconera di Filip Kostić nell’agosto del 2022 ad un valore più che doppio rispetto ai circa 6 milioni di euro del passaggio dall’Amburgo all’Eintracht nel luglio 2019.
Dal lato dei ricavi un’altra componente importante è stata quella dei diritti TV, passati dai 35 milioni di euro del 2016 ai 101,8 milioni di euro del 2021 (principale voce di ricavo nel 2021, pari a circa il 48% dei ricavi totali) – una crescita naturalmente sostenuta anche dalle partecipazioni alle competizioni europee. Anche i ricavi di marketing e sponsorizzazioni sono aumentati significativamente, dai 32,9 milioni del 2016 ai 46,8 milioni del 2021. Inoltre, la costituzione nel 2020 di una società controllata al 100% che si occupa della gestione e commercializzazione dello stadio (di proprietà della città) e delle aree e strutture limitrofe ha contribuito a supportare ulteriormente i ricavi (è da segnalare anche che la capienza del Deutsche Bank Park passerà presto da 51.500 a circa 60.000 spettatori). Infine, alla società controllata al 100% EintrachtTech, creata nel 2019, sono affidate le funzioni relative alla digitalizzazione, considerata dalla società una dimensione fondamentale anche per lo sviluppo economico del Club.
Costi sotto controllo: vincere senza fare il passo più lungo della gamba
A fronte di ricavi totali più che raddoppiati tra il 2016 e il 2021, i costi operativi hanno avuto una variazione percentuale analoga nello stesso periodo, passando dai 107,2 milioni di euro del 2016 ai 221,8 milioni di euro del 2021. Gli ammortamenti, legati in misura preponderante ai cartellini dei calciatori, hanno rappresentato una quota relativamente contenuta dei costi operativi (in media il 10% tra il 2016 e il 2021). Naturalmente i costi del personale – e in particolare dei giocatori – rivestono un ruolo cruciale per il controllo dei costi.
Anche se per l’Eintracht i costi del personale sono raddoppiati tra il 2016 e il 2021, da 48,9 milioni a 97,6 milioni, e quasi quadruplicati in dieci anni (26 milioni nel 2011), questa crescita non è andata a discapito della sostenibilità economico-finanziaria, grazie all’incremento dei ricavi precedentemente descritto. Come tra il 2006 e il 2016, anche tra il 2017 e il 2021 il risultato medio del conto economico è stato prossimo allo zero (circa -0,6 milioni di euro), anche se con una variabilità molto maggiore (dovuta prima ai record positivi del 2019 e poi all’impatto del Covid). Il rapporto tra stipendi e ricavi è rimasto contenuto, con valori generalmente in linea con quelli della Bundesliga e significativamente inferiori rispetto a quelli delle altre Big Five europee (vale la pena menzionare che i criteri economico-finanziari inclusi nel sistema tedesco di Club licensing hanno probabilmente giocato un ruolo importante in termini di incentivi al perseguimento della sostenibilità economico-finanziaria).
L’Eintracht ha quindi incrementato nel tempo gli stipendi dei giocatori (voce principale del costo del personale), e lo ha fatto in misura molto rilevante, riuscendo ad attrarre giocatori molto forti e/o con grande potenziale che consentissero di rafforzare la competitività sportiva del Club. Questo non ha però pregiudicato la sostenibilità economico-finanziaria, grazie all’aumento dei ricavi sostenuto anche dal miglioramento dei risultati sportivi, che a loro volta hanno reso il Club ancora più attrattivo per potenziali nuovi calciatori, sia da un punto di vista di prestigio che da un punto di vista di trattamento economico.
Si è così innescato un circolo virtuoso che ha consentito al Club di progredire nel suo percorso a tappe di successi sportivi, ma senza fare il passo più lungo della gamba, cioè senza operare sistematicamente in perdita nel tentativo di attrarre i calciatori migliori per poter vincere (con il rischio poi di innescare invece un circolo vizioso). Peraltro, proprio grazie alla capacità di attrarre e valorizzare i talenti, la vendita dei “gioielli” non ha impedito la prosecuzione della crescita sportiva, che è risultata indipendente dai singoli anche quando si trattava di singoli che avevano fatto la differenza in campo – come per esempio nel caso delle cessioni di di Jović, Haller e Rebić, i tre giocatori del “Büffelherde” (mandria di bufali – un termine coniato dal portiere dell’Eintracht Kevin Trapp per rimarcare la forza dirompente del trio).
Gli ingredienti del successo: oltre i numeri
Sono tanti gli elementi che hanno contribuito ai recenti successi dell’Eintracht:
- ricerca della sostenibilità economico-finanziaria;
- capacità di investire nei talenti e valorizzarli;
- abilità nel costruire gradualmente la crescita sportiva e finanziaria del Club;
- capacità di preservare ed aumentare la competitività del gruppo a prescindere dai singoli calciatori;
- gestione diretta dello stadio (pur non di proprietà);
- attenzione per la digitalizzazione.
Il caso Eintracht dimostra che si può vincere, anche in Europa, senza spendere sistematicamente più di quello che si incassa, e che ciò che conta è un percorso di crescita basato sull’investimento sul talento dei calciatori e sulla creazione di valore, sia dal punto di vista sportivo che da quello economico.
Oltre ai numeri, vale la pena di menzionare tre ulteriori importanti fattori di natura qualitativa ma non per questo meno importanti.
- Il primo è la stabilità societaria, legata a due elementi: la regola del 50+1 che vige in Germania e che sostanzialmente impedisce a investitori esterni ai Club di ottenere la maggioranza dei diritti di voto (con alcune eccezioni); e la più che ventennale permanenza nel club del Presidente Peter Fischer e di altri dirigenti dell’Eintracht come il CFO Oliver Frankenbach ed il CEO Axel Hellmann (che è stato appena nominato, insieme con Oliver Leki del SC Freiburg, co-CEO ad interim della DFL Deutsche Fußball Liga, la lega tedesca che si occupa di Bundesliga e 2. Bundesliga).
- Il secondo elemento è la mentalità: la convinzione nei propri mezzi che traspare sia dalla società che dallo staff tecnico e dai giocatori, che più volte hanno affrontato a viso aperto e senza paura – e sconfitto – anche avversari più blasonati, in competizioni sia nazionali che europee.
- Il terzo elemento è l’ “ambiente”: nella lunga “processione” dei tifosi dell’Eintracht verso lo stadio prima delle partite casalinghe, e poi durante le partite, si percepisce l’unità dell’ambiente – società, squadra, tifosi, sponsor (a proposito, il contratto con lo sponsor principale, Indeed, è stato recentemente prolungato fino al 2026) e città, che danno veramente la sensazione di fondersi in un’unica entità, e con il sostegno al Club che non manca mai, anche quando in un passato non troppo lontano i risultati sportivi erano meno gratificanti di quelli recenti. Del resto, il termine Eintracht significa “concordia”.
Con il pareggio per 1-1 a Magonza il 13 novembre, nell’ultima giornata di Bundesliga prima della sosta per il Mondiale in Qatar, l’Eintracht si è posizionato sul quarto gradino della classifica, che al termine del campionato significherebbe qualificazione alla Champions League per la stagione 2023-2024. Ma prima di pensare alla prossima stagione, le aquile di Francoforte dovranno pensare a quella in corso, che prevede anche un’affascinante sfida contro il Napoli per gli ottavi di Champions, il 21 febbraio 2023 al Deutsche Bank Park di Francoforte e il 15 marzo 2023 al Maradona di Napoli. Comunque vada a finire la stagione in corso, il processo di costruzione del successo dell’Eintracht degli ultimi anni dà la sensazione che le aquile che hanno il loro nido “im Herzen von Europa” continueranno a volare alto nel cielo del calcio che conta.