La notizia che due colossi di Wall Street come le banche newyorchesi Goldman Sachs e Jp Morgan, quest’ultima per altro lo stesso istituto che si era detto a suo tempo pronto per finanziare la Superlega, sarebbero pronte a investire un miliardo nel calcio italiano per dare vita a una media company sui diritti tv – e mettere a disposizione risorse per un futuro canale di Lega – è forse la migliore news da settimane per il calcio italiano.
Negli ultimi tempi infatti non sono stati pochi gli eventi che hanno intaccato l’immagine dello sport italiano più popolare. Il più importante è ovviamente il caso Juventus, che presto vedrà pubblicate – la scadenza è lunedì 30 gennaio – le motivazioni alla base della decisione della Corte di Appello della FIGC di penalizzare il club bianconero di 15 punti in classifica per quello che è stato definito il filone plusvalenze (una seconda decurtazione di punti potrebbe poi arrivare per quanto concerne la cosiddetta manovra stipendi).
Ma in aggiunta a questo in settimana si è inoltre saputo che uno specifico aspetto nella cessione del Milan da parte di Elliott a RedBird è oggetto di indagini per iniziativa del socio di minoranza Blue Skye che reclama un danno di circa 100 milioni. Da sottolineare che la vertenza è circoscritta tra il fondo Elliott e la stessa Blue Skye e non riguarda direttamente il Milan.
Mentre sullo sfondo resta sempre il solito balletto sul nuovo stadio di Milano che ogni giorno si arricchisce di una nuova puntata: questa è stata la volta della terza opzione sulla location, oltre a quella di San Siro e Sesto San Giovanni, paventata dal presidente del Milan Paolo Scaroni.
Entrando nel merito della proposta di Jp Morgan, l’offerta è stata presentata all’assemblea di Lega di giovedì 27 dall’amministratore delegato della Serie A Luigi De Siervo e vede tra i suoi principali sposnor anche Giorgio Furlani, neo amministratore delegato del Milan ed ex manager del fondo Elliott. In particolare, secondo quanto trapelato, l’operazione prevede che JP Morgan fornisca tra i 700 milioni e 1 miliardo di euro in finanziamenti bancari. I diritti tv sarebbero la garanzia a sostegno del finanziamento proposto dalla banca d’affari.
IL PRECEDENTE DI CVC PER LA MEDIA COMPANY
Nei fatti quindi l’offerta è simile a quella presentata dall’allora presidente della Lega Paolo Dal Pino nel 2020, quando per prima la Lega Serie A ebbe l’intuizione che per dare un po’ di agio alle martoriate casse dei suoi club sarebbe stata utile una iniezione di capitale da soggetti esterni. Essendo banche e non un fondo di private equity, resta da capire se, come CVC a suo tempo, Jp Morgan e Goldman Sachs vorranno entrare nel capitale della media company. E questo potrebbe fare una grande differenza in seno all’assemblea della Serie A.
L’operazione con CVC, di cui si discusse molto, poi non andò a buon fine. Prima perché sin da subito dovette subire l’opposizione di presidenti quali Aurelio De Laurentiis e Claudio Lotito che per motivi diversi non vedevano di buon occhio questa soluzione. Ma sulla quale poi venne messa una pietra tombale quando le big storiche del calcio italiano – Juventus, Inter e Milan – prima accettarono la maxi offerta di DAZN sui diritti tv italiani e poi lavorarono sottotraccia per il varo della Superlega e il suo miraggio di mega introiti per i club coinvolti.
Insomma il ragionamento della Big 3 fu: perché vendere parte dei nostri diritti tv futuri a CVC quando presto avremo risorse fresche dal contratto con DAZN e soprattutto dalla Superlega?
Nel frattempo altri campionati, come la Liga spagnola e la Ligue 1 francese, hanno rubato per così dire l’idea alla Lega Serie A. Hanno imbastito l’operazione e hanno già avuto molti benefici, e non solo in termini di pura cassa. In Spagna per esempio parte dei proventi sono legati all’ammodernamento di infrastrutture quali stadi e centri di allenamento andando quindi a ovviare a uno dei problemi principali dei patrimoni delle società.
LE BANCHE PUNTANO LA SERIE A: PALLA DI NUOVO AI PRESIDENTI
A tre anni di distanza la palla dunque torna in Lega Serie A e sarà quindi interessante capire come si muoveranno questa volta i presidenti del nostro massimo campionato.
Da un lato infatti non c’è dubbio sul fatto che una cospicua iniezione di capitale da parte di soggetti esetrni (poi si dovrà capire come sarebbe distribuita) farebbe molto comodo a molti, se non a tutti. Basti pensare per esempio – e tanto per rimanere alle tre grandi storiche – che la Juventus, oltre ai problemi legali di cui sopra, ha registrato una perdita record nel 2022 di oltre 238 milioni e proventi esterni potrebbero evitare al club bianconero di chiedere un ulteriore possibile aumento di capitale alla controllante Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann, che negli ultimi anni, in due separati aumenti di capitale, ha immesso circa 700 milioni nelle casse del club.
L’Inter, dalla situazione debitoria significativa se non preoccupante, potrebbe avere un po’di ossigeno per le proprie finanze poiché anche nell’ultima stagione il rosso, seppur in miglioramento, ha toccato quota 140 milioni. E anche lo stesso Milan, per quanto più avanti delle sue rivali storiche nel processo di risanamento, ne trarrebbe giovamento: tanto per rimanere alle strette cronache di calciomercato di questi giorni il club di Cardinale, campione d’Italia in carica, sta facendo fatica a pareggiare l’offerta per Zaniolo del Bournemouth, semisconosciuto club inglese (almeno a livello internazionale) che occupa il 17° posto su 20 in Premier League. E non a caso tra i grandi propugnatori del progetto pare esserci Giorgio Furlani, neo amministratore delegato della società milanese.
D’altro lato invece sarà interessante capire se sarà mutata la posizione di quei presidenti che anni orsono osteggiarono per primi il progetto di Dal Pino. Tra questi figurano ovviamente De Laurentiis e Lotito, che, tramite il loro stile di gestione per così dire “tradizionale” – fatto di catene di management molto corte – hanno saputo interpretare meglio di altri questo fase storica del calcio italiano, visti sia i risultati in termini di bilanci ma anche quelli sul campo delle loro squadre. E proprio per questo potrebbero avere bisogno meno di altro di iniezioni di capitali esterni che potrebbero mutare gli equilibri sportivi.
In questo quadro non va dimenticato che proprio Lotito gode ora, forse più che mai in passato, di un grande credito tra i presidente della Serie A. Non più tardi del mese scorso, infatti, in qualità di senatore di Forza Italia, il presidente della Lazio è stato il principale artefice affinché venisse inserito nella manovra finanziaria del cosiddetto emendamento spalmadebiti per le società di Serie A. Un salvagente finanziario, utilizzato da quasi tutti i nostri club, che ha permesso loro di differire il pagamento delle imposte non pagate nel corso del 2022. Il tutto pagando un tasso di mora non certo elevato.
Insomma la partita è appena agli inizi e non c’è dubbio che la sarà caldo all’interno della Lega Serie A. Nel contempo va detto che l’interesse di Jp Morgan e Goldman Sachs per il nostro campionato non può che essere salutato con favore. Sempre ricordando però che le banche di investimento statunitensi sono tutt’altro che istituti di beneficienza e se ha offerto quella cifra è perché è sicura di ricavarne un lauto profitto. Un tornaconto che che evidentemente da soli i presidenti della Serie A non sono stati in grado di ottenere. E in questo quadro non è mai troppo abusata la frase pronunciata nel 2020, quando proprio si discuteva di questi temi, dall’ormai ex presidente della Juventus Andrea Agnelli: «Se noi in Lega fossimo normodotati non avremmo bisogno di terzi per sviluppare il nostro business».