Il terremoto che ha travolto la Juventus in settimana avrà ancora molto da dire nelle prossime settimane sia a livello di giustizia ordinaria che sportiva, visto che oltre all’indagine della Procura di Torino per diversi capi di accusa (che vanno dalle false comunicazioni alle false fatturazioni) anche la FIGC ha deciso di riaprire una investigazione mettendo nel mirino in particolare la cosiddetta manovra stipendi.
Quel che al momento è certo è che con le dimissioni di Andrea Agnelli e dell’ormai vecchio cda, il controllo operativo della Juventus torna sotto l’egida del ramo Giovanni Agnelli della dinastia torinese dopo che per 12 anni il club è stato gestito dal ramo Umberto Agnelli. Come più volte spiegato in questa rubrica, infatti, l’impero industriale della famiglia imprenditoriale torinese ha la sua stanza dei bottoni nella Giovanni Agnelli BV, la società olandese della quale possono essere azionisti soltanto i discendenti, divisi appunto tra vari rami, del senatore Giovanni Agnelli, nonno dell’avvocato Gianni Agnelli e Umberto e che a fine Ottocento fu tra i fondatori della Fiat.
La Giovanni Agnelli BV infatti ha la maggioranza assoluta (52,01% ma con l’85,44% dei diritti di voto) di Exor, la holding quotata che controlla le principali società del gruppo: da Stellantis a CNH, dalla Ferrari alla Juventus, passando per Iveco e GEDI – il gruppo editoriale che pubblica tra gli altri i quotidiani La Repubblica e La Stampa.
In questo schema John Elkann, nipote di Gianni Agnelli e massimo rappresentante del ramo che fa capo all’Avvocato, è il primo azionista della Giovanni Agnelli BV, tramite la società Dicembre (in cui gli altri soci sono i fratelli Lapo e Ginevra) e in questa veste è il primo azionista dell’intero impero industriale.
Invece Andrea Agnelli, figlio di Umberto e massimo rappresentate del ramo che fa capo al fratello minore dell’Avvocato, è invece, assieme alla sorella Anna, il secondo azionista della Giovanni Agnelli BV. Mentre i restanti rami della famiglia, ovvero i discendenti degli altri figli di Giovanni Agnelli, sono rappresentati in questo modo:
- Dicembre (John Elkann e eredi Giovanni Agnelli) – 38%
- Ramo Umberto Agnelli (Andrea Agnelli e Anna Agnelli) – 11,85%
- Ramo Maria Sole Agnelli – 11,63%
- Ramo Giovanni Nasi – 8,79%
- Ramo Laura Nasi-Camerana – 6,26%
- Ramo Susanna Agnelli – 5,11%
- Ramo Cristiana Agnelli – 5,05%
- Ramo Clara Nasi-Ferrero di Ventimiglia – 3,53%
- Ramo Emanuela Nasi – 2,58%
- Ramo Clara Agnelli – 0,27%
- Azioni proprie – 6,93%
In questo quadro è curioso notare come dagli anni ottanta del secolo scorso la guida operativa della Juventus – la proprietà invece è sempre stata in mano all’avvocato Giovanni Agnelli – sia passata a intervalli di tempo tra il ramo Giovanni e il ramo Umberto della dinastia.
Se infatti la Juventus di Boniperti e Trapattoni che vinse la prima Coppa dei Campioni nel 1985 era ineludibilmente legata alla figura di Gianni Agnelli, verso la metà degli anni novanta, dopo gli insuccessi della gestione Luca Cordero di Montezemolo (legato anch’egli all’Avvocato), il pallino passò ai manager vicini a Umberto Agnelli, in particolare Antonio Giraudo, storico collaboratore del più giovane tra i fratelli Agnelli. E Giraudo, insieme a Luciano Moggi, dette vita a una tra le ere di maggior successo della storia sportiva bianconera, culminata nella vittoria della Champions League del 1996. Questo periodo però terminò molto amaramente con lo scandalo Calciopoli.
Nel post Calciopoli fu lo stesso Elkann a prendere le redini del club affidandolo a manager scelti da lui quali Giovanni Cobolli Gigli e Jean Claude Blanc. Questo periodo però non fu foriero di successi e nemmeno durò però molto a lungo, visto che nel 2009 Elkann venne nominato presidente e amministratore delegato di Exor e divenenne a tutti gli effetti il numero uno dell’impero industriale nonché la figura di riferimento della famiglia nel mondo del business.
E l’anno successivo, dopo aver assunto anche la presidenza dell’allora FIAT, Elkann scelse di affidare al cugino Andrea Agnelli il ruolo di nuovo presidente della Juventus e quest’ultimo, insieme all’allora amministratore delegato Giuseppe Marotta ha dato vita a nuova serie di vittorie per il club bianconero che hanno caratterizzato l’intero decennio scorso.
In sostanza è curioso notare come, almeno negli ultimi 40 anni, i maggiori successi sportivi sia sempre stati conseguiti da manager del ramo Umberto. Ma poi questi periodi siano terminati in maniera traumatica e con gli interventi delle Procure. E con la proprietà, Exor, che è dovuta intervenire da normale prassi aziendale per poter ristabilire la situazione.
JUVENTUS, LE COMPETENZE DEL NUOVO CDA
Al di là dei corsi storici però il punto centrale è ora capire come intenda muoversi ora Exor sulla controllata Juventus.
In questo quadro le date fondamentali, oltre a quella del 27 dicembre quando l’Assemblea dei soci sarà chiamata ad approvare il bilancio 2021/22, sarà quella del 18 gennaio 2023 quando la stessa Assemblea degli azionisti dovrà eleggere il nuovo cda della società bianconera. Ma forse quella più importante arriverà il 24 dicembre, data entro cui Exor dovrà la sua lista di candidati per il nuovo CdA bianconero. Secondo lo statuto sociale del club le liste dei candidati per il CdA devono essere presentate almeno 25 giorni prima dell’assemblea che dovrà eleggere il board. Exor ha il 63,8% della Juventus con il 77,8% dei diritti di voto ed è quindi evidente che sarà la società in grado di esprimere il maggior numero di esponenti del nuovo consiglio. Giocoforza sarà lì che si inizierà a capire quale forma prenderà la nuova Juventus a livello dirigenziale
Su questo tema, secondo quanto risulta a questa testata, la holding è ben conscia delle battaglie legali che il club bianconero dovrà affrontare nel futuro e per un tempo che potrebbe anche essere lungo (soprattutto per quanto riguarda la giustizia ordinaria). Inoltre la stessa holding è consapevole che la battaglia, visto che la Juventus è società quotata in borsa, si svolgerà su quattro livelli:
- la giustizia ordinaria;
- quello con la Consob, l’organo di controllo del mercato finanziario italiano;
- non certo meno importante quello della giustizia sportiva, che ha riaperto il caso almeno per quanto riguarda la “manovra stipendi”;
- infine l’UEFA, che ha aperto una indagine sulla possibile violazione del FPF.
Di qui l’idea di Elkann e dei suoi manager più fidati – tra cui spiccano Benoît Ribadeau-Dumas e l’inglese Suzanne Heywood che di Exor è il Chief Operating Officer oltre che rivestire l’incarico di presidente di CNH e di Iveco e che si dice abbia avuto un ruolo non secondario nell’imporre le dimensioni di Andrea Agnelli e del vecchio CdA – è quella di dotare la nuova Juventus di un consiglio di amministrazione composto da persone e manager con grandi capacità legali ed esperti di tematiche giuridico-societarie.
Insomma meno persone con background di marketing, entertainment o di sviluppo economico, ma più competenze in grado di affrontare al meglio un momento, che potrebbe essere anche abbastanza lungo, in cui una delle maggiori priorità della Juventus sarà quella di doversi difendersi su vari fronti a livello legale.
In questo quadro è praticamente certo che l’attuale amministratore delegato Maurizio Arrivabene non sarà confermato dopo l’instaurazione del nuovo CdA. Mentre invece lo sarà il nuovo presidente Gianluca Ferrero. Ferrero d’altronde è un commercialista torinese figlio di uno storico commercialista del capoluogo piemontese, da sempre legato al mondo Fiat. Conosce bene il mondo Exor, con una grande esperienza in ambito giuridico-societario ed è quindi reputato una figura ideale in questo momento.
A bene vedere inoltre avere quale presidente del club un profilo di questo tipo rientra perfettamente nella storia bianconera, basti pensare ai casi di Vittorio Chiusano nel 1990 (fino alla sua morte nel 2003) e a quello di Franzo Grande Stevens, storico consigliere legale dell’Avvocato Agnelli, nel 2003 e fino allo scoppio di Calciopoli.
Per quanto riguarda invece lo sviluppo operativo del club in termini di strategie aziendali, di politiche commerciali, di come muoversi sul piano dei diritti televisivi e tutto ciò che attiene al business della Juventus i pieni poteri li avrà Maurizio Scanavino, appena nominato direttore generale del club.
Scanavino, al pari di Heywood, è uno dei più fidati manager di Elkann visto che da anni è il numero uno di GEDI, una controllata non scevra di problemi ma che è sempre stata una delle più monitorate da Elkann, al quale il business editoriale è sempre interessato molto. Tuttavia, almeno per il futuro più prossimo, manterrà anche le deleghe e gli incarichi operativi nel gruppo editoriale.