Ipotesi seconde squadre per Milan, Roma e Monza

Serve un’accelerata sul fronte seconde squadre. È quello che pensano i vertici del calcio italiano, guidati dal presidente della FIGC Gabriele Gravina, che hanno ribadito come, se si vuole continuare…

Ricky Massara e Paolo Maldini (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Serve un’accelerata sul fronte seconde squadre. È quello che pensano i vertici del calcio italiano, guidati dal presidente della FIGC Gabriele Gravina, che hanno ribadito come, se si vuole continuare su questa strada bisogna decidere al più presto se no meglio lasciar perdere. Come riferisce Tuttosport, questo è il riassunto di quanto è emerso dall’incontro, rinominato “Seconde sqaudre, in Italia e in Europa, modello per il futuro” all’Allianz Stadium fra i presidenti delle leghe Serie A e C, Casini e Ghirelli, e il padrone di casa Andrea Agnelli, numero uno della Juventus, unica squadra ad avere, al momento, una seconda squadra.

Da quanto trapela ci sarebbero altre tre società sarebbero interessate a formare una seconda squadra e sarebbero il Milan, con il ds Massara presente all’incontro, il Monza e la Roma. Un numero troppo esiguo per arrivare a quella riforma organica già avvenuta, da diversi anni, in altri paesi, Spagna in testa, che hanno avuto un grande beneficio da questa.

«Questo non è più il momento delle discussioni – ha affermato il presidente della FIGC Gravina – se vogliamo essere seri sul tema delle seconde squadre bisogna decidere in tempi rapidi. Se rinviamo a maggio-giugno significa che il sistema, nella sua totalità, non vuole le seconde squadre». 60 giorni, due mesi, la data limite posta da Gravina per arrivare a una decisione di comune accordo sul tema.

«Questo incontro – dichiara Francesco Ghirelliè la possibilità di fare un passo in avanti. La seconda squadra si muove all’interno di un processo che favorisce la crescita, per cui abbiamo bisogno di disponibilità a discutere. Alcune modifiche le abbiamo portate, ma è arrivato il momento di discutere di altre questioni importanti, come la tassa d’ingresso e ragionare sul numero di chi entra».

Sul tema è intervenuto anche Andrea Agnelli: «Sapevamo che sarebbe stato un percorso abbastanza lungo e che ci sarebbero voluti diversi anni per vedere gli effetti dell’introduzione della seconda squadra. Siamo arrivati al quarto anno e i frutti li stiamo raccogliendo. Bisogna partire dal dato di fatto che i prestiti che coinvolgono i giocatori in Italia sono circa 450, mentre in Inghilterra sono 150 e in altri paesi solamente 20-30. Le seconde squadre permetterebbero di far crescere i giovani e di tenersi i migliori senza il rischio di perderli nel girovagare dei prestiti».

Ma i buoni propositi si scontrano su un atteggiamento freddo delle altre società di Serie A, come riportato dal presidente di Lega, Lorenzo Casini: «Il modello italiano è diverso e meno flessibile rispetto agli altri. Qualche passo in avanti è stato fatto, ma la Juve rappresenta un’eccezione nel sistema, visto che è quella che investe di più e lo si vede anche nel calcio femminile. Se vogliamo allargare le partecipazioni, i criteri attuali vanno rivisti. A condizioni diverse, sono pronti 3-4 club a entrare e sono tutte con un numero d prestiti elevato. Ma il tema economico è quello più importante». Su questo punto Agnelli ha ribadito come «l’introduzione della seconda squadra permette di ridurre i costi della prima, quindi il vantaggio economico esiste».

Bisogna sbrigarsi, quindi, con Gravina che spinge per raccogliere le adesioni per febbraio così da inserire le interessate in sovrannumero in Serie C e, in caso, di mancate iscrizioni, pescare da lì invece che ripescare le retrocesse in Serie D. Ma i numeri sembrano essere risicati, visto che sono tre le società che hanno indicato chiaramente di essere disponibili a entrare nel progetto dopo qualche modifica, mentre dalle altre non è pervenuta risposta.