La Procura di Firenze apre nuova indagine sui soldi “misteriosi” a Fininvest

Nell’ambito delle indagini sulle stragi di mafia del 1993, la procura di Firenze indaga anche su un bilancio della Fininvest, che sarebbe quello del 1977. Come spiegato dal Fatto…

Quanto guadagna Silvio Berlusconi
Silvio Berlusconi (Foto Samantha Zucchi Insidefoto)

Nell’ambito delle indagini sulle stragi di mafia del 1993, la procura di Firenze indaga anche su un bilancio della Fininvest, che sarebbe quello del 1977. Come spiegato dal Fatto Quotidiano, lo svela un’ordinanza del Tribunale di Firenze depositata lo scorso primo luglio: “Da ultimo, il pm ha portato all’attenzione le risultanze di una consulenza tecnica effettuata l’11 maggio 2022, da cui emerge la mancata giustificazione della provvista impiegata (oltre 16 miliardi di lire) per la reintestazione di crediti in nome di Fininvest Roma (c.d. Lista Santo), in parte riportati nel bilancio di esercizio 1977 della Fininvest spa”, si legge nella ordinanza.

Poche righe con cui i pm fiorentini Luca Turco e Luca Tescaroli spiegano di fatto di aver ricevuto una consulenza tecnica con lobiettivo di chiarire quello che per loro rimane un mistero, ovverosia da dove arrivino i soldi per i finanziamenti dei soci entrati nel 1977 nelle casse di Fininvest? La stessa Fininvest e i legali che difendono Marcello DellUtri nel processo da anni sostengono che si tratti di soldi di Silvio Berlusconi, arrivati attraverso le sue società. Ma nella consulenza si capirà perché i magistrati fiorentini parlino di “mancata giustificazione della provvista” per gli oltre 16 miliardi di lire in questione. Inoltre in una memoria dei pm trasmessa al Tribunale con una nota del 6 giugno 2022 si parla di “ingressi privi di paternità per una somma di circa 43 miliardi di lire” in un periodo più ampio che va dal 1977 al 1980.

L’avvocato Niccolò Ghedini, sentito dal Fatto, ha spiegato: “Si tratta di un atto di parte che non ha avuto alcuna verifica giurisdizionale, mentre molti anni dopo il 1977 il dottor Giuffrida e anche i nostri consulenti tecnici hanno esplicitamente indicato con non vi siano zone oscure nei conti Fininvest per quegli anni”.

Atti che sono emersi nell’ambito dell’inchiesta che vede indagati per concorso in strage Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi in relazione a un presunto ruolo di ‘mandanti esterni’ nelle stragi del 1993 a Milano e Firenze (10 morti) e negli attentati di Roma contro le basiliche di San Giorgio e San Giovanni e contro il conduttore tv Maurizio Costanzo più l’attentato fallito allo stadio Olimpico del gennaio 1994.

Nell’ambito di questa inchiesta, il tema dei finanziamenti a Fininvest è emersa quando l’avvocato Mario Murano, difensore di Nunzia e Benedetto Graviano, fratelli non indagati del boss Giuseppe, ha chiesto e ottenuto l’annullamento delle perquisizioni e dei sequestri effettuati verso i suoi assistiti per trovare delle prove. Tuttavia la Procura ha prodotto nuovi documenti allo stesso collegio da cui risulta l’interesse investigativo per trovare riscontri ad affermazioni di Giuseppe Graviano: il boss disse che un suo nonno avrebbe investito in società di Berlusconi ai primi anni ’70 e che ci sarebbero inoltre documenti scritti privati tali da provare che la ‘vecchia mafia’ avrebbe dato un finanziamento da 20 miliardi di lire alle imprese di Berlusconi, quando erano ancora agli albori. La consulenza tecnico contabile e il bilancio Fininvest sono stati evidenziati al Riesame dai pm di Firenze per avvalorare la necessità dei sequestri ai familiari di Graviano ai fini delle indagini che servono per riscontrare la fondatezza delle affermazioni del boss.

“Quanto si è ricercato con la perquisizione – spiegano i magistrati – è strettamente correlato alla verifica della sussistenza di un’intesa stragista finalizzata a rafforzare l’accordo raggiunto da Cosa Nostra con Berlusconi e Dell’Utri a ridosso delle competizioni politiche del marzo 1994 nonché alla ricostruzione dei rapporti economici tra i Graviano e gli indagati circa il versamento di 20 miliardi di lire da parte di esponenti di Cosa Nostra a favore di Berlusconi”. I pm non si fermano alla questione dei presunti rapporti di affari ma li mettono in relazione con le stragi: “Rapporti che si sono sviluppati proprio nel periodo coincidente con la decisione sull’esecuzione dell’attentato allo stadio Olimpico”. Ecco l’ipotesi a cui stanno cercando riscontro i pm fiorentini: “I rapporti preesistenti e protratti fino al periodo interessato dalle stragi e la ricostruzione dei flussi finanziari intercorrenti tra gli indagati Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri ed esponenti di Cosa Nostra, Giuseppe Graviano in particolare, nel quadro di una reciprocità di interessi che rappresentano il terreno fertile sul quale si è costruita l’intesa stragista che ha portato all’esecuzione delle sei stragi pianificate nel biennio 1993-1994”.

Il sospetto sull’origine dei primi finanziamenti alla Fininvest lo avevano avuto già i pm di Palermo nel 1994, ma chiesero l’archiviazione non avendo trovato elementi per sostenere nemmeno un’ipotesi di riciclaggio. Durante il processo Dell’Utri a Palermo nel 2002, invece, ci fu uno scontro tra consulenti proprio sul tema dei preseunti finanziamenti: da un lato il funzionario di Banca d’Italia Francesco Giuffrida, per i pm di Palermo, e dall’altro il professore della Bocconi Paolo Iovenitti, per la difesa DellUtri. Al centro la cosiddetta Lista Dal Santo, un elenco di versamenti effettuati dai soci Fininvest dal 28 febbraio 1977 fino al 2 agosto del 1978 stilata da Giovanni Dal Santo, all’epoca sindaco di Fininvest.

Secondo i pm del processo Dell’Utri si poteva ipotizzare l’esistenza di soci Fininvest diversi da Berlusconi perché “il documento evidenzia contrariamente alla prassi di un’ordinaria dinamica societaria versamenti effettuati in giornate anche ravvicinate (per es. 18 maggio, 19 maggio, 23 maggio, 25 maggio, 26 maggio 1977) e anche per importi modesti”. Secondo invece la difesa e il professor Paolo Iovenitti dietro i versamenti soci c’era solo Berlusconi. La sentenza del 2004 del Tribunale di Palermo ammise che rimanevano alcune anomalie dal punto di vista finanziario, ma senza che nemmeno i pm siano riusciti a trovare riscontri a ipotesi di riciclaggio o all’ingresso di capitali esterni in Fininvest.