I Friedkin lanciano l’Opa sulla Roma per delistare il titolo del club giallorosso dalla Borsa. A oltre 22 anni di distanza dalla quotazione, la Roma ora punta ad uscire da Piazza Affari entro il prossimo agosto, con un progetto che passa anche da un loyalty program dedicato ai piccoli azionisti per convincerli a cedere le proprie quote. Una operazione non solo finanziaria, quindi, ma che punta ad essere il primo capitolo anche di un capitolo di relazioni strette con la tifoseria.
Oggi d’altronde tra le principali leghe più importante ci sono solo cinque squadre quotate in Borsa oltre alla Roma, ovverosia Juventus, Lazio, Manchester United, Lione e Borussia Dortmund. E la quotazione, per un club calcistico, viene ritenuta anche anacronistica (soprattutto considerando che la proprietà ha già oltre il 90% del club) perché impone procedure e processi che sono lenti e burocratici. Uscire dalla Borsa permette alla società di essere più snella: non servirà più la comunicazione di ogni cosa nel minimo dettaglio (ma non vuol dire che il club non avrà i più alti standard di governance e legalità). Basti pensare che alla società giallorossa rimanere quotati costa nell’ordine di diversi milioni di euro annui tra reportistica e anche una governance che risponda alle norme della Consob: si tratta di figure professionali dall’alto budget. Cifre che, è l’opinione del club, potrebbero essere investite meglio nelle priorità della società: la Roma con il delisting punta a tornare ad avere il campo come unica priorità.
Da qui la scelta dell’Opa, che è partita ufficialmente oggi dopo il successo della fase di stake-building che ha visto la proprietà dei Friedkin rastrellare poco più del 3% del flottante del club (delle ultime 40 offerte pubbliche solo tre hanno raggiunto l’obiettivo del 3% dello stake-building prima dei tempi necessari), salendo dall’86,8% iniziale fino a sfiorare il 90% con un investimento pari a circa 8,5 milioni di euro da parte della proprietà finora. Un successo che, come filtra dal club giallorosso, fa guardare con fiducia all’Opa, lanciata a 0,43 euro ad azione sul rimanente 10,005% del capitale del club giallorosso (per un costo pari a circa 27 milioni di euro), nonostante oggi non ci siano state adesioni da parte degli azionisti.
La società punta sulla buona riuscita dell’operazione anche grazie al loyalty program lanciato contestualmente all’Opa e dedicato a chi è ancora azionista del club. Chi cederà le proprie azioni riceverà non solo il corrispettivo di 0,43 ad azione (valore più alto della medie dell’ultimo anno del titolo in Borsa), ma potrà usufruire di diversi vantaggi in base a tre diverse fasce: Assist Club (fino a 25.000 azioni vendute), Assist Club Plus (tra 25.000 e 180.000 azioni vendute) e Assist Club Platinum (oltre 180.000 azioni vendute).
Quali vantaggi ci saranno? Oltre a scontistica per il merchandising e accessi proritari per l’acquisto dei biglietti per il derby, tutti coloro che cederanno il 100% della propria attuale partecipazione potranno assistere una volta l’anno a un allenamento della squadra, ma soprattutto una volta l’anno potranno incontrare il Top Management per conoscere i programmi del club, in sostanza quello che viene ritenuto un passo avanti rispetto all’attuale situazione legata alle assemblee degli azionisti. Per le due fasce superiori, invece, ci sarà anche la possibilità di un evento riservato con l’allenatore della prima squadra, mentre solo per i ‘platinum’, vendendo tutte le proprie quote, si potrà una volta l’anno cenare con Dan e Ryan Friedkin. Un programma fedeltà della durata di cinque anni, ma la Roma sta già valutando come, nell’ambito di un piano strategico più ampio, creare maggior legame con la tifoseria attraverso un programma di membership. Inoltre, il club giallorosso ha previsto anche una campagna pubblicitaria, in particolare sui social media, per convincere tutti gli attuali piccoli azionisti a partecipare.
Se la Roma dovesse, alla data dell’8 luglio (quando è fissato il termine dell’Opa), raggiungere la quota minima del 95%, la proprietà proseguirebbe con il desliting, che secondo i tempi tecnici dovrebbe completarsi entro fine agosto, ipotesi su cui resta alta la fiducia della società. Tuttavia, resta sullo sfondo anche il Piano B, che prevederebbe comunque il delisting della società entro la fine del 2022 attraverso la conversione in capitale sociale dei versamenti in conto capitale già effettuati nel corso degli scorsi mesi dalla proprietà e attraverso la contestuale la fusione tra la società dei Friedkin che detiene le azioni della Roma (la Romululs and Remus Investments LLC) e la holding italiana NEEP per raggiungere il 95% del capitale sociale e quindi uscire dalla Borsa. Ovviamente, se questa ipotesi già approvata dalla Consob si dovesse verificare, ai piccoli azionisti rimarrebbe solo il premio economico, senza poter tuttavia accedere al loyalty program.