Novak Djokovic potrà difendere il titolo conquistato un anno fa a Wimbledon nella finale contro Matteo Berrettini. L’amministratore delegato dell’All England Club, Sally Bolton, ha confermato che i giocatori non vaccinati potranno competere allo slam sull’erba londinese la prossima estate. Scongiurato quindi un nuovo caso Australian Open, ai quali il numero uno al mondo non aveva potuto partecipare non avendo effettuato la vaccinazione anti-Covid.
La decisione degli organizzatori di Wimbledon fa seguito a quella di poche settimane fa che ha sancito l’esclusione dei tennisti russi e biellorussi dal torneo. Una scelta criticata dallo stesso Djokovic nei giorni scorsi. Il campione in carica di Wimbledon, al termine del match contro Laslo Djere a Belgrado, aveva dichiarato: «Condannerò sempre la guerra, non la sosterrò mai essendo io stesso figlio della guerra, so il trauma emotivo che lascia, tutti sappiamo cosa è successo in Serbia nel 1999. Nella storia recente nei Balcani abbiamo avuto molte guerre. Tuttavia, non posso sostenere la decisione di Wimbledon, penso sia folle. Quando la politica interferisce con lo sport, il risultato non è mai buono».
Per quanto riguarda il resto dei tornei, ai tennisti russi e bielorussi è stato permesso di continuare a giocare nelle competizioni ATP, WTA e ITF purché lo facciano sotto bandiera neutra e senza suonare l’inno. Wimbledon, come torneo indipendente organizzato dall’All England Club, ha preso invece la decisione di mettere al bando i giocatori dei due paesi. Anche ATP e WTA hanno espresso il loro disaccordo: «La discriminazione basata sulla nazionalità costituisce una violazione del nostro accordo con Wimbledon, che prevede che ogni giocatore entra nel torneo sulla base esclusiva del ranking».
Oggi l’All England Club ha confermato la decisione di non far partecipare i tennisti russi e bielorussi: «Riteniamo che questa sia una situazione estrema ed eccezionale che ci porta ben oltre gli interessi del solo tennis. Anche se dovessimo accettare iscrizioni di giocatori russi e bielorussi con dichiarazioni scritte, rischieremmo che il loro successo o la loro partecipazione a Wimbledon vengano utilizzati a beneficio della macchina di propaganda del regime russo, cosa che non potremmo accettare. In secondo luogo, abbiamo il dovere di garantire che nessuna azione intrapresa metta a rischio la sicurezza o il benessere dei giocatori o delle loro famiglie».