“Dodici prestigiosi club europei di calcio hanno annunciato oggi congiuntamente un accordo per costituire una nuova competizione calcistica infrasettimanale, la Super League, governata dai Club Fondatori”. Così iniziava il comunicato con cui la Superlega, un anno fa, ha annunciato ufficialmente la sua nascita, con dodici club fondatori: Arsenal, Atletico Madrid, Barcellona, Chelsea, Inter, Juventus, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Milan, Real Madrid e Tottenham, ma spinto soprattutto da Barcellona, Juventus e Real Madrid. Da quel momento in poi, sono seguite poco più di 48 ore caldissime, tra accuse, scontri e passi indietro, fino addirittura alle scuse di alcuni club. Forse le 48 ore più folli di sempre, calcisticamente parlando. Passati 365 giorni da quel comunicato lanciato poco dopo la mezzanotte, a che punto è il progetto Superlega?
Non è ancora morto, verrebbe da dire, perché c’è ancora tanto in ballo, dal punto di vista legale e non solo. Molto, se non tutto, passa dal giudizio della Corte di Giustizia dell’Unione europea, chiamata in causa da un tribunale di Madrid a cui si era rivolta per prima la Superlega, per valutare se la UEFA abbia violato il diritto sulla concorrenza dell’Ue bloccando i top club europei dalla creazione della Superlega. La Corte di Giustizia dell’Ue dovrà stabilire se UEFA e FIFA siano beneficiari esclusivi dei diritti economico-televisivi e se abbiano la possibilità di impedire che si organizzino competizioni rivali, diritto che viene contestato dalla Superlega.
Secondo l’ordinanza del magistrato Manuel Ruiz de Lara, ai sensi dell’interpretazione degli articoli 101 e 102 del TFUE (Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea) le due federazioni starebbero commettendo un abuso di posizione dominante sia sul controllo dei diritti televisivi che sull’organizzazione delle competizioni. La Corte dovrà dare interpretazione delle norme rilevanti nella procedura, l’interpretazione sarà vincolante per il giudice nazionale e per tutti gli altri giudici UE che si troveranno ad affrontare una questione analoga.
La sentenza sul caso è attesa entro il 2022 e sarà decisiva, non solo per il futuro della Superlega ma anche per quello dei club coinvolti, in termini di eventuali sanzioni da parte dell’UEFA. Se la Corte UE confermasse l’abuso di posizione dominante, a quel punto la Superlega potrebbe tornare alla carica con, stavolta, l’appoggio a livello legale. Anche con il progetto rivisto di Juventus, Real Madrid e Barcellona, che negli ultimi mesi avrebbero lavorato a un sistema leggermente diverso rispetto al campionato chiuso inizialmente previsto, con qualificazione certa per 15 club su 20 partecipanti. Seppur nel frattempo il progetto ha perso pezzi per strada, a partire dall’Inter (l’unico club che attualmente è uscito dal contratto firmato dalle dodici società fondatrici).
In caso contrario, invece, l’UEFA tornerebbe alla carica in particolare contro i tre club “ribelli”, su cui pende ancora una indagine della federcalcio continentale che era stata bloccata in seguito al procedimento del Tribunale di Madrid davanti alla Corte di Giustizia UE, che aveva imposto lo stop a qualsiasi sanzione e indagine verso le società fino a quando non sarà emessa una sentenza sul caso. In ballo, per gli altri nove club, c’è invece l’accordo (anch’esso ad oggi sospeso) con l’UEFA, che prevedeva una donazione complessiva da 15 milioni di euro, una trattenuta del 5% dei ricavi e l’imposizione di sanzioni da 50 o 100 milioni di euro nel caso in cui avessero accettato di partecipare a una competizione non autorizzata.
Nel frattempo, accanto all’UEFA e a Ceferin, che non ha risparmiato le bordate contro i club (l’ultima oggi, «Juventus, Barcellona e Real Madrid hanno provato a rilanciare la Superlega durante una guerra: i sostenitori di questo progetto fallito sfidano il concetto di credibilità»), si sono schierati in tanti, non solo nel mondo del calcio ma anche della politica: quindi governi europei, tra cui anche l’Italia, hanno presentato osservazioni formali, alla Corte di Giustizia dell’Unione europea sul caso Superlega schierandosi accanto all’UEFA, così come il Parlamento UE che ha votato una relazione di fatto contro il progetto. Tutto ora ruota sulla decisione della Corte di Giustizia UE: solo da lì si potrà capire se c’è ancora futuro per la Superlega.