Scommesse, in Italia persi 200 mln col Decreto Dignità

Dall’introduzione del Decreto Dignità datata luglio 2018, il mercato del betting non è più una risorsa per il calcio italiano. Il divieto di sponsorizzazione di aziende del settore è costato…

Multiproprietà tifosi contrari

Dall’introduzione del Decreto Dignità datata luglio 2018, il mercato del betting non è più una risorsa per il calcio italiano. Il divieto di sponsorizzazione di aziende del settore è costato – scrive Tuttosporttra i 150 e i 200 milioni di euro in questi anni.

Nella cifra sono compresi i mancati investimenti pubblicitari sui diversi mezzi (tv, stampa, radio e web), oltre che a bordocampo, e soprattutto sulle maglie da gioco, lo spazio più ambito per questioni di visibilità. Un comparto, quello del gioco, che in tempi recenti è stato sostituito da quello fintech nel mondo del calcio italiano, a partire dagli investimenti crypto.

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Le società di scommesse rappresentano il 19% delle sponsorizzazioni di maglia dei top club in Europa, un dato in aumento del 2% nonostante il divieto imposto in Italia, il Paese più rigido dal punto di vista regolamentare. In Francia, ad esempio, il divieto si limita ai soli operatori stranieri e anche la Spagna ha introdotto alcune limitazioni in tempi recenti.

Dal 2018, i mercati nazionali che impongono dei limiti alla pubblicità nel betting sono aumentati da 14 a 18. Nonostante ciò il mercato del gioco non si è fermato, anzi è ancora cresciuto, e i club che hanno scelto operatori del settore come partner sono passati da 78 a 117.