Correre in soccorso della Russia o tenersene alla larga per evitare ripercussioni sulla propria economia? E’ questa la domanda che più agita la Cina di questi tempi. Pechino continua a dire che le relazioni commerciali con lo Stato russo, ribadendo la sua contrarietà alle sanzioni adottate dall’Occidente contro Mosca, ritenute “illegali”.
Pechino – scrive Repubblica-Affari & Finanza – non ha i mezzi per consentire ai russi di aggirare le sanzioni: in qualche modo, però, può mitigarle. L’anno appena concluso, del resto, è stato particolarmente proficuo in termini di affari: l’interscambio commerciale tra Cina e Russia ha raggiunto 146,88 miliardi di dollari, +35,8%. Obiettivo per il 2024: arrivare a 200 miliardi.
Pechino non è il primo partner di Mosca, ma i prodotti che la Russia esporta sono quelli che qui fanno più gola: petrolio, gas, cereali. La Russia è il secondo fornitore di petrolio della Cina, dopo l’Arabia Saudita, con volumi medi di 1,59 milioni di barili al giorno: il 15,5% delle importazioni cinesi. La Russia è anche il terzo fornitore di gas di Pechino: 16,5 miliardi di metri cubi nel 2021, il 5% della domanda cinese.
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Il giorno dell’apertura dei Giochi olimpici, il 4 febbraio, Putin e Xi Jinping hanno siglato inoltre nuovi accordi proprio su petrolio e gas: consegna di 100 milioni di tonnellate di greggio russo in dieci anni. Sul fronte alimentare, invece, le esportazioni di soia verso la Cina sono state di 543mila tonnellate l’anno scorso e dovrebbero raggiungere 3,7 milioni entro il 2024.
Sul fronte investimenti già le sanzioni degli ultimi anni avevano costretto la Russia a rivolgersi al vicino. Dalle infrastrutture ai progetti su gas e petrolio, le banche cinesi hanno finanziato un po’ di tutto: 107 contratti firmati tra il 2000 e il 2017 per un valore di 125 miliardi di dollari.
La situazione attuale, tuttavia, suggerisce cautela. Bank of China e Icbc negli ultimi giorni hanno limitato i finanziamenti o gli acquisti di materie prime russe. Dopo l’esclusione russa dallo Swift, la Cina potrebbe correre in soccorso a Mosca, in questo caso grazie al Cips (il Cross-Border Interbank Payment System). Il sistema è gestito dalla People’ s Bank of China e potrebbe sfruttare questa leva in un progetto di de-dollarizzazione del sistema finanziario.
Non è chiaro, però, come e quanto questo sostegno sia imminente: la Banca centrale cinese deve ancora rivelare come risponderà alle sanzioni contro la Russia. Circa il 13% delle riserve in valuta estera della Russia erano in asset cinesi al giugno 2021. Mosca potrebbe cercare di vendere queste attività per dare una spinta alla sua liquidità.
Infine, aggiunge Repubblica-Affari & Finanza, tornando al gas: tra gli accordi olimpici tra i due presidenti l’attenzione è stata sul mega gasdotto Power of Siberia 2 che attraverso la Mongolia porterà 50 miliardi di metri cubi di gas russo in Cina all’anno. La settimana scorsa Gazprom ha firmato un primo contratto per iniziare la progettazione. Così Mosca sembra premere su Pechino per un ulteriore sostegno finanziario e politico. Da parte sua però, la Cina, anche se potrebbe essere ancora disposta a sostenere Mosca finanziariamente, preferisce minimizzare la pubblicità e probabilmente eviterà di fare accordi vistosi sulle infrastrutture per almeno diversi mesi.
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