Tra governance e stipendio: trovare un presidente di Lega è difficile

Un politico? No. Un manager? Nemmeno. Un outsider? No, serve qualcuno che possa sedersi al tavolo col Governo. Il primo tentativo di trovare un nome giusto come nuovo presidente della…

Serie A stipendi minimi 2022 2023
(Foto: Cesare Purini / Insidefoto)

Un politico? No. Un manager? Nemmeno. Un outsider? No, serve qualcuno che possa sedersi al tavolo col Governo. Il primo tentativo di trovare un nome giusto come nuovo presidente della Lega Serie A, dopo le dimissioni di Paolo Dal Pino nei giorni scorsi, è andato vuoto, con la fumata nera nell’assemblea di oggi. La riunione dei club è stata tuttavia l’occasione giusta per far partire i colloqui, per cercare di trovare un nome condiviso, in un clima di “ritrovata unità”, come spiegato dal vice presidente di Lega Luca Percassi, ad dell’Atalanta.

“Non prima di 7 giorni” da oggi, come da Statuto, si svolgerà quindi la prossima assemblea, in cui tuttavia il risultato dovrebbe essere simile. L’obiettivo dei club oggi è infatti quello di continuare a trattare, puntando anche a far passare il tempo che serve per far scendere il quorum dagli attuali 14 voti a 11 voti, ovverosia dalla terza assemblea che dovrebbe andare in scena tra due settimane (servono appunto almeno 7 giorni tra una riunione e l’altra).

Il problema, però, resta la difficoltà di trovare la figura non giusta. Un problema, tra l’altro, condiviso da diverse leghe: anche la Premier League, ad esempio, aveva avuto difficoltà a trovare il successore di Richard Scudamore, l’uomo che di fatto ha fatto diventare la Premier il campionato top mondiale che è oggi. La decisione era stata quella di dividere il ruolo, con un amministratore delegato e un presidente. Come ad, dopo l’addio di Scudamore, la Premier aveva ricevuto tre rifiuti (da Susanna Dinnage che scelse di rimanere a Discovery, Tim Davide che rimase alla BBC e da David Pemsel, CEO del Guardian che si dimise per questioni personali) e difficoltà ci sono state anche per il ruolo di presidente, con le recenti dimissioni di Gary Hoffman per la questione Newcastle.

Il tema di fondo, nei fatti, è simile tra Italia e Inghilterra: si tratta in fin dei conti di un ruolo di altissima visibilità ma che non viene retribuito come avviene nelle aziende classiche. Basti pensare alla situazione Dal Pino, che da presidente di Lega ha ridotto le cifre previste per il ruolo di numero uno rispetto ai 300mila euro previsti dai predecessori e riceveva circa 100mila euro lordi come onorario, ma da ceo di Telit nel 2020 ha ricevuto 890mila dollari (pari a circa 730mila euro). Difficile in Serie A, quindi, che un profilo di alto livello rinunci al suo ruolo altrove per una carica che garantisca, di fatto, soltanto la visibilità. “Il presidente non è uno che deve comandare, deve rappresentare gli interessi e le decisioni di 20 società, che si esprimono attraverso il Consiglio e l’assemblea”, ha spiegato il patron del Napoli Aurelio De Laurentiis.

Senza dimenticare, inoltre, il tema governance, visto che secondo molti anche degli addetti ai lavori, con l’attuale sistema la Lega Serie A sia quasi ingovernabile, tra maggioranze, veti e minoranze di blocco. Intanto le trattative proseguiranno: tra Alfano, Maroni, Veltroni, Romei e Fienga, resta da capire se si tratta di indiscrezioni utili solo per non “bruciare” i veri candidati.