L’amministratore delegato del Milan, Ivan Gazidis, è intervenuto dall’EXPO in corso di svolgimento a Dubai, per parlare dello stato di salute del calcio, della sua esperienza al Milan e del nuovo stadio di San Siro che dovrebbe vedere la luce tra il 2026 e il 2027 (e della sua importanza).
«Ho avuto un carriera unica nel calcio, iniziata nel 1994 negli Stati Uniti per organizzare la MLS. Dovevamo creare un nuovo modello per il calcio, sostenibile. Poi nel 2009 sono andato all’Arsenal, affiancando Arsene Wenger nel nuovo stadio, l’Emirates Stadium. Poi, tre anni fa ho avuto l’opportunità di una nuova avventura al Milan, un club in grande difficoltà all’epoca», ha esordito Gazidis.
Per l’AD il Milan è «un brand globale con milioni di tifosi, in difficoltà, ma che ero convinto avesse le possibilità di tornare ad alti livelli. Ho lavorato sugli aspetti della lega e del club, ho compreso nuove culture e un nuovo ambiente, partendo dalla MLS – molto business oriented – alla Premier League, il migliore torneo attualmente. L’Italia era al top 20 anni fa e ha grandi possibilità e potenziale per tornare ai livelli di prima».
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Parlando in generale del mondo del calcio, Gazidis ha detto che «sostenibilità è la parola chiave, ma quando parliamo di calcio dobbiamo ricordarci che non si tratta di un business come gli altri. Non stiamo vendendo prodotti come fanno altri business. Il nostro prodotto è pura emozione, non ha basi realmente razionali. Questa volatilità è straordinaria, i risultati di una squadra influiscono anche sul morale dei suoi tifosi».
«I tifosi non vogliono vedere un calcio fuori controllo tra stipendi dei giocatori, commissioni per i trasferimenti e per gli agenti che crescono a dismisura. Dobbiamo trovare un modo di gestire questa cosa. Il futuro è enorme per il gioco del calcio, perché le persone vogliono farne parte, e dobbiamo trovare un equilibrio in termini di ricavi e costi. Ma se non controlliamo gli aspetti finanziari, cosa succederà quando si allargherà il divario tra le società? La relazione emozionale tra club e tifosi andrà a perdersi, quindi quando parliamo di calcio dobbiamo farlo globalmente, con senso di responsabilità», ha aggiunto.
Ancora sull’aspetto economico e sulle difficoltà per chi investe: «Ci sono molti temi da affrontare a livello economico. Produciamo un ambiente folle per gli investitori. Entrare o meno in Champions League, per esempio, fa una differenza enorme. Anche promozioni e retrocessioni. Mi piace molto, ma questo crea effetti devastanti a livello finanziario. Dobbiamo stare attenti a come spendiamo i soldi. In NFL c’è un modello chiuso, con un salary cap e dove tutti hanno i migliori giocatori, è un modello di successo, ma il calcio è molto più sfidante».
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Poi, sul nuovo stadio di Milano, in condivisione con l’Inter: «Era necessario costruire uno stadio nuovo. I nuovi stadi sono accessibili a tutti. La trasformazione negli stadi della Premier League ha cambiato radicalmente il calcio inglese, che è diventato una sorta di Superlega. Il calcio italiano ha perso potenza perché non ha investito nelle infrastrutture. Costruire un nuovo stadio verde e sostenibile a Milano è straordinario ed è fondamentale per tornare al top: sia sul campo che fuori».
Sulla Cattedrale, progetto vincitore e che porterà alla realizzazione del nuovo impianto, Gazidis non ha dubbi: «Abbiamo impiegato tre anni per progettare lo stadio. E finalmente abbiamo ottenuto l’approvazione. Sarà finanziato totalmente in maniera privata». E ancora sul progetto: «Non stiamo costruendo solo lo stadio di Milano, ma stiamo anche sviluppando ed ammodernando la zona adiacente. San Siro è unico, ma ormai è vecchio e di cemento. Il nuovo stadio sarà accessibile 365 giorni l’anno, non solo in quello della partita. Non si tratta solo di calcio».