«Sulla vicenda dell’inchiesta sulla Juventus si sta facendo una grande confusione e una profusione di inesattezze. A pensare male posso credere che sia per montare la panna contro la Juventus e, sotto questo profilo mi stupisce positivamente il presidente Gravina che invita a non celebrare processi sommari sui media. Però credo che sia anche opportuno fare ordine»
A parlare, sulle colonne dell’edizione odierna di Tuttosport, è il presidente dei piccoli azionisti della Juventus Paolo Aicardi, che sta seguendo l’evolversi dell’inchiesta sul tema plusvalenze: «Innanzitutto sarebbe importante sottolineare sempre e comunque che le plusvalenze in quanto tali non rappresentano niente di illecito. La plusvalenza è un’operazione lecita in ogni ambito, non è vietata e non è un reato».
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Aicardi sottolinea che resta complicato definire i criteri per la valutazione di un calciatore e che – anche in caso di scambi – scambiarsi calciatori attribuendogli pari valore non è di per sé vietato, a meno che questo valore non sia gonfiato: «Bene, ma è necessario dimostrare che è stato gonfiato e in modo inequivocabile», ha sottolineato.
Aicardi per il momento conferma la fiducia in Agnelli: «Non ho ragione di non averla. Poi, se al termine dell’indagine dovessi scoprire che questa dirigenza ha avuto condotte folli, allora mi ricrederò, ma adesso non ho ragione di dubitare». E anche sul fronte giustizia sportiva, «spero che la FIGC vada con i piedi di piombo, perché qualora condannasse frettolosamente ed emergesse che ha condannato senza prove, certamente gli azionisti non sarebbero passivi».
Anche perché, ricordando i due aumenti di capitale da 300 e 400 milioni di euro e la forza di Exor (holding della famiglia Agnelli-Elkann che controlla il club bianconero), Aicardi ha specificato che «non mi sembra che la Juventus fosse proprio costretta a usufruire delle plusvalenze per iscriversi al campionato».
Infine, a garanzia della regolarità delle azioni della Juventus, Aicardi ricorda la quotazione in Borsa e pone un’ulteriore domanda: «Se la Consob che è partita prima di tutte con la sua inchiesta, ha deciso di non intervenire sull’aumento di capitale, nonostante la situazione, è un segnale abbastanza chiaro. L’ente che deve tutelare gli investitori sarebbe il primo a congelare un’operazione da 400 milioni di euro se avesse dubbi di reati seri da parte della società che la sta portando avanti no?».
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