L’ex AD Genish: «Elliott ha lasciato TIM in una palude»

L’ex amministratore delegato di Telecom Italia Amos Genish – che ha guidato la compagnia telefonica fino a tre anni fa – ha rilasciato una lunga intervista a La Repubblica a…

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L’ex amministratore delegato di Telecom Italia Amos Genish – che ha guidato la compagnia telefonica fino a tre anni fa – ha rilasciato una lunga intervista a La Repubblica a proposito della vicenda TIM e di tutto quello che le ruota attorno.

«A leggere i numeri, la situazione dei conti è critica, ma con il giusto management e nuovi investimenti sul digitale, TIM si può ancora rilanciare. Sono convinto che Pietro Labriola (nuovo Dg dopo le dimissioni di Gubitosi, ndr) abbia le caratteristiche giuste per costruire una squadra di manager forte, fermare l’emorragia di ricavi e margini, rinegoziare il contratto con DAZN e riportare l’azienda su un percorso virtuoso. Non si vendono asset quando sei in una posizione di debolezza, perché il prezzo che riesci a spuntare sarà comunque ingeneroso», ha esordito il manager israeliano.

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Sulle voci relative al fondo Kkr, Genish precisa: «Quella di Kkr non è un’offerta ma una manifestazione di interesse, che richiede una due diligence su un’azienda quotata e arriva a sorpresa sul tavolo del CdA solo dopo che l’AD Luigi Gubitosi aveva ricevuto segnali di sfiducia e dopo che era già stato convocato un board per discuterne. In tre anni Gubitosi ha perso il 20% dei ricavi e il 60% degli utili, per non parlare di come è salita la leva e crollato il titolo».

«Gubitosi – ha aggiunto – ha perso la fiducia del cda dopo che non ha portato i risultati in tutti i settori e ultimamente anche per il contratto di DAZN. Il mix tra sport e offerta digitale è corretto, ma l’accordo finanziario è sbagliato. Conosco i vertici di DAZN, e ora che c’è un nuovo management sono certo che si siederanno a un tavolo per rinegoziare su altre basi i termini dell’accordo».

Sugli 11 miliardi dell’offerta: «Credo che Telecom abbia tanto potenziale e asset unici e irripetibili da valorizzare. Ma per creare valore ci vuole tempo. Se TIM nei nove mesi non avesse avuto quei risultati, nessun fondo avrebbe osato farsi avanti con un’offerta di quel tipo a un prezzo così basso. Inoltre dubito che la proposta sia nell’interesse del Paese, dei dipendenti e di tutti gli azionisti. Se Kkr per massimizzare la leva caricasse il gruppo di debiti, paura già condivisa dalle agenzie di rating tra cui Fitch, i primi a rischiare sarebbero i dipendenti, e mi creda in TIM ci sono ottime persone».

«Le ricordo che anche Elliott, che ha supportato Gubitosi e la sua nomina, nel marzo 2017 è arrivata con un piano, mai realizzato, promettendo di raddoppiare il valore, e poi un anno dopo se n’è andata lasciando l’azienda in una palude, a pagare un dividendo che con gli investimenti che deve fare sul 5g e sulle reti non si può permettere», ha aggiunto Genish a proposito del fondo che in Serie A controlla il Milan.

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La differenza rimane che Kkr è un investitore di lungo periodo: «Anche Vivendi lo è, e lo ha dimostrato. Per un’operazione amichevole il management deve lavorare insieme al board e costruire un progetto e un consenso chiaro. Anche altri fondi sono interessati a investire in TIM, magari insieme agli attuali azionisti, Vivendi e Cdp, si può trovare una soluzione che preservi gli asset e le persone. Ci sono tanti modi per scorporare la rete. Vendere in fretta, senza un processo trasparente aperto e condiviso, non è uno di questi», ha concluso.