L’ex presidente della FIFA Sepp Blatter lo ripete più di una volta: «Nel calcio, per aggiudicarsi la Coppa del Mondo, tutto è possibile. Io non so se hanno pagato, perché non li ho visti farlo». Sono solo alcune delle pesanti frasi dell’ex numero uno del calcio mondiale, protagonista di un documentario volto a ripercorrere lo scandalo della Coppa del Mondo in Qatar.
È un viaggio di quasi 20 anni, sottolinea il quotidiano La Verità. Un’inchiesta dell’Fbi è stata aperta nel 2015. Allora, la Federazione ha incaricato l’avvocato Michael Garcia, a capo dell’Ufficio Investigativo della Commissione Etica, di indagare sull’ipotesi che potessero essere state pagate tangenti affinché i Mondiali del 2018 e del 2022 venissero assegnati, rispettivamente, a Russia e Qatar.
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I risultati del suo lavoro sono finiti in un dossier mai reso pubblico. Garcia lo ha portato personalmente all’Fbi, accendendo la miccia di uno scandalo la cui portata, ancora, sembra non essersi esaurita. Quarantadue persone sono state incriminate, 26 giudicate colpevoli di corruzione aggravata, frode, riciclaggio, associazione a delinquere.
Blatter, a soli quattro giorni dalla sua rielezione come presidente della FIFA, si è dimesso. Mesi più tardi, sarebbe stato giudicato colpevole di corruzione e condannato ad una squalifica cui, a giugno 2021, sarebbero stati aggiunti altri sei anni e otto mesi per «violazioni del codice etico della FIFA».
«La FIFA non è corrotta. La gente che c’è al suo interno lo è. Ma, dato che si tratta di una federazione, la colpa ricade naturalmente sul presidente», ha tuttavia attaccato Blatter nel documentario in onda su Discovery+, spiegando di aver solo «cercato di servire il mondo di questo splendido sport. Dovrei essere ricordato come l’architetto del calcio».
«Quelli che dicono che ho lasciato correre per mantenere il mio potere si sbagliano di grosso. Noi abbiamo cercato di fermarli, ma non era possibile», è l’ammissione di Blatter, che nel documentario torna più volte sull’affaire Qatar e lancia pesanti accuse.
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«Una settimana prima della decisione, ho ricevuto una telefonata da Michael Platini, il quale mi diceva che era successo qualcosa e che sarebbero sopraggiunte delle difficoltà. Lui all’epoca era il presidente della UEFA e mi ha detto che al suo gruppo era stato chiesto di votare in favore del Qatar», ha detto.
«Erano quattro voti, comprati dal Qatar. Era impossibile che gli Stati Uniti vincessero. Platini non ha avuto il coraggio, avrebbe dovuto dire di no al presidente (Nicolas Sarkozy, ndr), che doveva pensare al mondo intero e non a un solo Paese», ha concluso l’ex dirigente svizzero.