Il presidente della Liga Javier Tebas è intervenuto durante una conferenza stampa a margine del World Football Summit, evento in corso di svolgimento allo stadio Wanda Metropolitano di Madrid e del quale Calcio e Finanza è media partner.
Tra i diversi temi toccati, il numero uno della Liga ha parlato anche dell’appeal del campionato spagnolo dopo gli addii di Cristiano Ronaldo e Messi, soprattutto per le emittenti che ne acquistano i diritti: «Da anni preparavamo una strategia per quando non avremmo più avuto questi grandi giocatori. Con Ronaldo l’Italia sembrava che dovesse far crescere i ricavi da diritti tv, mentre in realtà le offerte sono state in linea con quelle del ciclo precedente. Non abbiamo ricevuto neanche una chiamata dai broadcaster sugli addi di Messi e CR7, i grandi broacaster si fissano sulla competitività, non su due giocatori. In Liga ci sono grandi giocatori, bisogna guardare il collettivo e non credo che l’addio di Messi ci farà un danno così grande. Magari al Barcellona, ma non a noi come competizione».
Ancora su Messi, e sul reale motivo del suo addio: «L’addio di Messi non è stato un addio economico, il Barcellona aveva molte opzioni per trattenere il giocatore. Il giocatore era triste perché voleva continuare, credo che sia stato un tema molto meno economico di quanto appare».
Proprio contro il Paris Saint-Germain, la nuova squadra del campione argentino, si è nuovamente scagliato Tebas, così come contro la Lega calcio francese: «Abbiamo risposto al Psg e al presidente della Lega francese dopo che hanno pubblicato delle lettere contro di noi, ma non le abbiamo rese pubbliche. Li abbiamo invitati anche a Madrid a spiegare perché abbiamo detto quello che abbiamo detto. Sono disposto a sedermi e a spiegare loro perché non rispettano il Fair Play Finanziario. Ma non ho ricevuto risposta all’invito».
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Non solo il FPF, tra le riforme UEFA anche quella della Champions dal 2024: «Cosa ne penso? La UEFA ha la sua autonomia, ma non voglio che mi dica come organizzare il campionato. Rispetto alla proposta della UEFA posso dire che è molto più accettabile di quella del 2019. Ci sono però due problemi: il numero di partite in questa nuova fase con girone unico, da sei a dieci, bisogna provare che non facciano danno alle competizioni nazionali, e iniziare con otto magari. Il mio auspicio è che con più partite a livello internazionale non si produca un travaso di soldi dai club che giocano in campionato ai club che giocano le coppe. Il secondo problema è quello dei coefficienti, che si mantenga una qualificazione per merito sportivo è importante. Maggiori ricavi? Non bisogna dare più soldi ai club che giocano le coppe per pagare ancora di più giocatori che guadagnano già moltissimo, perché altrimenti si producono distorsioni a livello dei mercati nazionali».
Un ulteriore grande tema è quello del Mondiale ogni due anni: «Un Mondiale ogni due anni romperebbe l’ecosistema del calcio attuale. E’ una autentica pazzia, e non è vero che i tifosi preferiscono i Mondiali ogni due anni, ma lo vogliono ogni quattro anni, non so se le domande siano state poste correttamente. Non è possibile che si costruisca il calcio su un 10% di giocatori che vanno a questa competizione, con l’altro 90% che rischia di vedere influenzata la propria vita e carriera da questa cosa. Non si deve lavorare per un calcio d’elite, ma per un calcio globale».