Exor, quanto hanno reso in borsa le scelte di Elkann nel post Marchionne

Quanto hanno reso le scelte aziendali di John Elkann da tre anni a questa parte, ovvero da quando è rimasto senza il mentore Sergio Marchionne (scomparso il 25 luglio 2018)?…

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Quanto hanno reso le scelte aziendali di John Elkann da tre anni a questa parte, ovvero da quando è rimasto senza il mentore Sergio Marchionne (scomparso il 25 luglio 2018)? E’ l’interrogativo che si è posto il settimanale Milano Finanza in edicola spiegando come in questo arco di tempo Elkann abbia dovuto assumere diverse decisioni cruciali per il destino di Exor e delle sue partecipazioni.

Partendo da Fca (divenuta poi Stellantis), scrive la testata, «l’aggregazione Fca-Psa e la precedente gestione Manley-Elkann del Lingotto hanno dato nel complesso soddisfazione agli azionisti, assicurando loro in tre anni un rendimento totale del 47,6%, quasi doppio rispetto al Ftse Mib (26,3%)».

Ancora meglio ha pagato l’investimento in Cnh Industrial, che è probabilmente la controllata di Exor con il maggior potenziale di rialzo, nonostante negli ultimi tre anni abbia già generato un Total shareholder return del 52,4%. In settimana, tra l’altro il gruppo ha annunciato la maggior acquisizione della sua storia, lanciando un’opa da 2,1 miliardi di dollari sull’americana Raven Industries, e a dimostrazione dell’ottimo stato di forma di Cnh, l’operazione verrà finanziata interamente per cassa.

Non va dimenticato inoltre come lo scorporo di Ferrari da Fca realizzato da Marchionne nel 2016 continua a rendere felici Exor e gli altri soci (43,4% il Tsr triennale) benché negli ultimi tempi il Cavallino appaia un po’ a corto di fiato in borsa.

Dal muretto di F1 arriva invece il nuovo ad della Juventus, Maurizio Arrivabene, che assieme al presidente Andrea Agnelli avrà il compito di risanare i conti dopo il flop Superlega. Secondo indiscrezioni, il club è prossimo a un altro aumento di capitale da 300-400 milioni che potrebbe non piacere agli azionisti (17,4% il Tsr triennale) per Exor comporterebbe un esborso compreso fra 190 e 255 milioni.

Paradossalmente proprio il titolo Exor è la sola nota dolente. In tre anni ha fruttato ai soci un rendimento totale del 16,2%, inferiore di 10 punti rispetto al Ftse Mib. La holding tratta in borsa con uno sconto superiore al 35% rispetto al valore netto dell’attivo (nav). La somma delle partecipazioni, è vero, è tradizionalmente maggiore della capitalizzazione del conglomerato che le controlla, ma nel caso di Exor la differenza è ben oltre la media di settore (15%) e anche ben oltre la media storica della holding (20-25%).